5.02.09 – La legge “finalmente insieme” ovvero “legge elettorale europea”
Il 3 febbraio è una data da ricordare. Quel giorno si è stabilito alla Camera dei Deputati che le cose stanno bene così come sono.
Questi partiti, questa maggioranza, questa opposizione, questa Camera sottomessa e anonima, in cui i singoli deputati sono nelle mani di un caporalato (i capigruppo, e i frequentatori di talk shows) che decide la giornata e il percorso di una legge, all’interno di un’unica superiore autorità: Il governo e soprattutto il capo del governo, domino e regolatore unico del lavoro parlamentare.
Che cosa è accaduto il 3 febbraio? Quel giorno è stato presentata insieme, e votata insieme, la nuova legge elettorale per il Parlamento Europee.
“INSIEME” vuole dire che, per la prima volta in questa legislatura, il Partito Democratico prima si è accordato e poi ha votato sullo stesso testo, articolo per articolo, con il governo e la maggioranza di Berlusconi.
Alla fine ha affidato la dichiarazione di voto all’On. Franceschini che ha così concluso l’elogio non tanto della legge quanto dell’evento: “SPERIAMO E CI AUGURIAMO CHE QUESTA NON SIA CHE LA PRIMA DI ALTRE LEGGI CHE POTREMO FARE INSIEME”.
Lo storico accordo che dichiara e consacra l’egemonia e il controllo indisturbato della maggioranza berlusconiana sul Parlamento è stato raggiunto intorno al comune ideale dello sbarramento al 4 percento.
La comune idea sbandierata nell’interesse del Paese (“Lo abbiamo fatto per l’Italia” scrive il 4 febbraio “Europa”) è che bisogna impedire lo spezzettamento dei partiti, ovvero eliminare partiti ritenuti pericolosi che vanno stroncati da piccoli.
Ideale strano, se si considera che i parlamentari europei, eletti con o senza qualunque sbarramento, vanno comunque a raggrupparsi in pochissimi grandi contenitori (Socialisti, Democristiani, Liberali, Conservatori) che evitano qualunque spezzettamento.
Per chi non vibrava all’ideale di spezzare le reni ai partiti piccoli, vi era, però, una seconda ragione di votare contro: dire no al simbolo sgradevole e sbagliato di una legge fatta insieme e votata insieme.
IO SONO UNO DEI QUATTRO “NO” DEL PARTITO DEMOCRATICO (più i No dei deputati radicali eletti nel Pd).
C’era anche la questione del voto segreto. E’ una buona idea procedurale se non ti importa il simbolo del votare uniti, Pd e PDL. E’ una cattiva idea se vuoi che questo aspetto, di gran lunga il più allarmante e negativo, si veda bene, voto per voto, senza giochi ai coperto.
Per questa ragione avevo dato la mia firma al voto segreto e poi l’ho ritirata quando mi sono reso conto che si rischiava di COPRIRE IL PRIMO ATTO DI COLLABORAZIONE UFFICIALE FRA GOVERNO E OPPOSIZIONE.
VINCONO LORO (LORO INSIEME CON “NOI”) .
MA ALMENO SAPPIAMO CON QUALI VOTI.
Furio Colombo
(5 febbraio 2009)
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