6.01.09 – La vigilanza secondo Mantini (PD): Villari resti
Tra le notizie che mostrano come nel Partito Democratico esistano persone che interpretano il ruolo dell’opposizione in modo davvero originale c’è sul Corriere di martedì 6 l’intervista di Virginia Piccolillo al deputato Mantini.
“Vigilanza: Villari può restare dov’è”. Ecco un inaspettato regalo di Befana per il senatore che ha accettato di fare il presidente della Commissione di vigilanza sui sistemi radiotelevisivi con i voti di tutto il centrodestra e solo due del centrosinistra.
Vale la pena ricordare che la Commissione, per tradizione istituzionale, spetta all’opposizione e che per ben quarantaquattro volte il centrodestra aveva fatto mancare il numero legale; quando ha deciso di garantirlo l’ha fatto per votare tra i membri del centrosinistra l’unico che si è prestato al gioco di farsi eleggere presidente contro la volontà del suo schieramento.
Villari non ha accolto l’invito del suo partito a dimettersi; è stato da questo espulso e si è trasferito nel gruppo misto; ha cominciato, come dice lui, “a lavorare” con una commissione dimezzata facendo melina con audizioni formali tanto per far passare il tempo.
Ora, dimenticando l’ostruzionismo di maggioranza come un peccato veniale, e trascurando del tutto la lesione inferta al diritto dell’opposizione di scegliersi il presidente, Mantini suggerisce di premiare la fermezza di Villari nel rifiutare le ragioni del suo partito originario e propone il riconoscimento del fatto compiuto.
“Proviamo a verificare un’agenda comune tra Villari e Veltroni”. Disinvolta procedura, ma in nome dell’efficacia: “Può darsi che si trovi un’intesa sui temi dell’organizzazione Rai, a legislazione invariata, come le prossime nomine; sulla multimedialità e sul ruolo della Rai nel mondo e nell’assetto regionale”. Va osservato di sfuggita che nemmeno per caso scappa a Mantini una parola sul ruolo che la Commissione dovrebbe svolgere nei confronti delle reti private: si dà per scontato che esse non siano sindacabili. Unica pudica ammissione: “Il sistema radiotv è particolarmente delicato in Italia, occupiamoci di quello più che delle poltrone”.
Se il PD accetterà la proposta del suo deputato Mantini la delicatezza del sistema radiotelevisivo sarà risolta nel modo più naturale in una repubblica fondata sul conflitto d’interessi. Berlusconi è proprietario delle maggiori reti private, controlla dal governo le reti pubbliche e con la sua maggioranza controlla la Commissione di vigilanza alla cui presidenza è stato eletto l’unico dell’opposizione pronto ad accettare i voti del centrodestra e a fare a meno dei voti del centrosinistra. Che cosa possa controllare questa Commissione non è difficile immaginare: solo ciò che è già stato controllato ad Arcore e Palazzo Chigi.
Come potrà sopravvivere la più elementare libertà d’informazione sotto il tallone di questo monopolio politico-mediatico? L’ottimismo per legge fronteggerà la crisi economica? In quali condizioni si affronteranno in Italia le prossime scadenze elettorali? Non sarà necessaria piuttosto l’iniziativa popolare per una commissione di vigilanza sulla Commissione di vigilanza?
Panho Pardi
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