7.01.09 – Gaza, mobilitiamoci per fermare la guerra

MicroMega

Abbiamo orrore per le bandiere israeliane bruciate.
Non sopportiamo l’antisemitismo comunque camuffato.
Non abbiamo esitato a dare la nostra adesione alle manifestazioni contro qualsiasi forma di negazionismo da qualunque parte provenisse.

Siamo assolutamente convinti del diritto dello stato di Israele e dei suoi cittadini a vivere in modo sereno nei propri confini e senza dover temere gli attacchi dei terroristi o le crociate degli integralisti.

Per tutte questa ragioni, tuttavia, rivendichiamo il diritto a dissentire da quanto sta accadendo.
L’offensiva via terra non è solo una operazione difensiva. Le centinaia di morti tra i civili non possono essere liquidate come tragica fatalità. Il silenzio complice o impotente della comunità internazionale non può essere condiviso. Il governo italiano ha raggiunto il suo punto più basso, relegato ormai al ruolo di paese satellite, privo di una qualsiasi autonomia.

Lo stesso spettacolo si era registrato all’epoca dell’invasione dell’Iraq. In quella occasione si era parlato di soluzione finale, di intervento chirurgico contro i terroristi, di intervento finalizzato alla ricostruzione democratica. Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti.

Gli integralismi hanno ripreso vigore, sfruttando povertà, miseria, e soprattutto la doppiezza di chi non ha mai preteso il rispetto delle risoluzioni dell’Onu anche nelle parti relative alla costruzione dello stato autonomo di Palestina, gli stessi che oggi si stracciano le vesti hanno alacremente lavorato alla sconfitta di Arafat, dell’Olp, della autorità palestinese. Con tutti i suoi difetti e con tutta la sua corruzione, che non va taciuta, quella era una esperienza laica, capace di resistere al fondamentalismo e all’integralismo di tipo religioso.

I fantasmi e i fanatismi di oggi sono anche il frutto di scelte politiche sbagliate e non tutti gli errori sono addebitabili solo ad Hamas. Il muro contro muro di oggi rischia di rafforzare i falchi dei due schieramenti, di isolare quanti ancora credono nel dialogo, e di favorire una ripresa del terrorismo su scala planetaria.

Questa ci sembra la grande emergenza che segna l’apertura del nuovo anno.
Chiunque deve impegnarsi a reclamare non solo il cessate fuoco, ma anche le conseguenti azioni internazionali per fermare la logica delle armi.

Sarà forse il caso di cominciare a pensare alla presenza di una forza di interposizione affidate alla gestione dell’Onu.

Nel frattempo spetta all’opinione pubblica, in Italia, in Europa, nel mondo, tornare a far sentire la propria voce attraverso iniziative, manifestazioni nazionali, catene di solidarietà, esattamente come accadde quando il mondo fu trascinato nel baratro della guerra da Bush e da un manipolo di fedelissimi.

Quel movimento fu liquidato come il solito drappello di pacifisti utopisti incapace di confrontarsi con il realismo politico.

Chi ha voluto quella guerra ha oggi dovuto chiedere scusa.
Lo stesso accadrà in questa occasione.
Se questa macchina infernale non sarà frenata, individuando un percorso politico, le conseguenze saranno terribili e non riguarderanno solo e soltanto il Medio Oriente.

Non abbiamo nessuna intenzione di restare in attesa degli eventi e per queste ragioni parteciperemo convinti a tutte le iniziative che si muoveranno nella direzione di contrastare i signori della guerra e del terrore, gli integralisti di ogni fede e di ogni colore, e si proporranno di costruire un grande e pacifico schieramento unitario, capace di far sentire la propria voce subito e non quando le fosse comuni saranno già state riempite.

Qualcosa finalmente comincia a muoversi ne è un esempio il testo dell’appello (che pubblichiamo di seguito) che ci è stato inviato da Flavio Lotti, appassionato ed intelligente animatore della Tavola della pace, e che ha già raccolto l’adesione di decine e decine di associazioni, assai distanti tra di loro per scelte politiche, religiose e culturali:

Fermare la guerra a Gaza non è un obiettivo impossibile.

Dobbiamo fare la nostra scelta.

Complici della guerra o costruttori di pace?

Quanti bambini, quante donne, quanti innocenti dovranno essere ancora uccisi prima che qualcuno decida di intervenire e di fermare questo massacro? Quanti morti ci dovranno essere ancora prima che qualcuno abbia il coraggio di dire basta?

Vergogna! Quanto sta accadendo è vergognoso. Vergognoso è il silenzio dell’Italia e del mondo. Vergognosa è l’inazione dei governi europei e del resto del mondo che dovevano impedire questa escalation. Vergognoso è il veto con cui gli Stati Uniti ancora una volta stanno paralizzando le Nazioni Unite. Vergogna!

Niente può giustificare un bagno di sangue. Nessuna teoria dell’autodifesa può farlo. Nessuno può rivendicare il diritto di compiere una simile strage di bambini, giovani, donne e anziani senza subire la condanna della comunità internazionale. Nessuno può arrogarsi il diritto di infliggere una simile punizione collettiva ad un milione e mezzo di persone. Nessuno può permettersi di violare impunemente la Carta delle Nazioni Unite, la legalità e il diritto internazionale dei diritti umani.

Tutto questo è inaccettabile. Inaccettabile è il lancio dei missili di Hamas contro Israele. Inaccettabile è la guerra scatenata da Israele contro Gaza. Inaccettabile è l’assedio israeliano della Striscia di Gaza. Inaccettabile è la continuazione dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Inaccettabili sono le minacce di distruzione dello Stato di Israele. Inaccettabili sono le violenze, le umiliazioni e le immense sofferenze quotidiane inflitte ai palestinesi e la costante violazione dei fondamentali diritti umani. Inaccettabile è il nuovo muro costruito sulla terra palestinese. Inaccettabile è il silenzio e l’inazione irresponsabile dell’Onu, dell’Europa e dell’Italia.

La continuazione di questo dramma è una tragedia per tutti. La più lunga della storia moderna. Nessuno può chiamarsi fuori. Siamo tutti coinvolti. Tutti corresponsabili. Questa guerra non sta uccidendo solo centinaia di persone ma anche le nostre coscienze e la nostra umanità. Il nostro silenzio corrode la nostra dignità.

Complici della guerra o costruttori di pace? Dobbiamo fare la nostra scelta. Altre opzioni non ci sono.

Di fronte a queste atrocità, dobbiamo innanzitutto cambiare il modo di pensare. Non ha alcun senso schierarsi con gli uni contro gli altri. Occorre trovare il modo per aiutare gli uni e gli altri ad uscire dalla terrificante spirale di violenza che li sta brutalizzando. Anche la teoria dell’equidistanza è insensata perché nega la verità e falsa la realtà. La vicinanza a tutte le vittime è il modo più giusto di cominciare a costruire la pace in tempo di guerra.

Dobbiamo uscire dalla cultura della guerra. E’ vecchia e fallimentare. Nessuna guerra ha mai messo fine alle guerre. La guerra può raggiungere temporaneamente alcuni obiettivi ma finisce per creare problemi più grandi di quelli che pretende di risolvere. Non c’è nessuna possibilità di risolvere i problemi dei palestinesi, di Israele e del Medio Oriente attraverso l’uso della forza. La via della guerra è stata provata per sessant’anni senza successo. Anche il buon senso suggerisce di tentare una strada completamente nuova.

Dobbiamo pensare e realizzare il Terzo. Non sarà possibile risolvere l
a questione palestinese o mettere fine alle guerre del Medio Oriente senza l’intervento di un Terzo al di sopra delle parti. Oggi questo Terzo purtroppo non esiste. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è ancora paralizzato dal veto degli Stati Uniti. I governi europei sono divisi e incapaci di sviluppare una politica estera comune. Ma questa realtà non è immutabile. Esserne consapevoli deve spingerci a lavorare con ancora maggiore determinazione per pensare e realizzare il Terzo di cui abbiamo urgente bisogno.

Fermare la guerra non è un obiettivo impossibile. Le Nazioni Unite devono cambiare, imporre l’immediato cessate il fuoco, soccorrere e proteggere la popolazione intrappolata nella Striscia di Gaza. L’Europa deve agire con decisione e coerenza per fermare questa inutile strage e ridare finalmente la parola ad una politica nuova. Non può permettersi di sostenere una delle due parti. Deve avere un autentico ruolo conciliatore.

La guerra deve essere fermata ora. Non c’è più tempo per la vecchia politica, per la retorica, per gli appelli vuoti e inconcludenti. E’ venuto il tempo di un impegno forte, autorevole e coraggioso dell’Italia, della comunità internazionale e di tutti i costruttori di pace per mettere definitivamente fine a questa e a tutte le altre guerre del Medio Oriente. Senza dimenticare il resto del mondo. Per questo, dobbiamo fare la nostra scelta.

Giovani, donne, uomini, gruppi, associazioni, sindacati, enti locali, media, scuole, parrocchie, chiese, forze politiche: “a ciascuno di fare qualcosa!“

Perugia, 6 gennaio 2009

Tavola della Pace, Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani, Acli, Arci, Articolo 21, Cgil, Pax Christi, Libera – Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Legambiente, Associazione delle Ong italiane, Beati i Costruttori di pace, Emmaus Italia, CNCA, Gruppo Abele, Cipsi, Banca Etica, Volontari nel Mondo Focsiv, Centro per la pace Forlì/Cesena, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli (prime adesioni, 6 gennaio 2009)

Le adesioni vanno indirizzate alla Tavola della pace

via della viola, 1 (06100) Perugia 075.5736890 – Fax 075.5739337 segreteria@perlapace.it – www.perlapace.it

Chiunque volesse saperne di più o dare la propria adesione potrà farlo anche sul sito dell’associazione articolo 21.

Giuseppe Giulietti



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