9.02.08 – Cesarismo intollerabile

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Il governo ha voluto un disegno di legge per vietare la sospensione di nutrimento e idratazione a pazienti in stato vegetativo e lo ha imposto alle Camere con tempi di brevità intollerabile. Il provvedimento è del tutto discutibile sotto il profilo sanitario ma è di una gravità inaudita sotto il profilo istituzionale.
Dal punto di vista sanitario usa con cinismo spregevole la vicenda di Eluana Englaro. Vuole far apparire lo stato vegetativo permanente che dura da 17 anni – con i relativi, inevitabili, gravissimi danni alla struttura cerebrale – come una condizione da cui è possibile un ritorno a vita normale. Ma il presidente del consiglio si è spinto più in là. E’arrivato a dire che Eluana ha il ciclo mestruale e quindi potrebbe avere un figlio. Non contento della fantasia macabra, ha aggiunto che chi vuole accelerare la sua fine vuole in sostanza liberarsi di una scomodità. Difficile essere più eleganti.
Il gioco è dichiarato: il governo rappresenta il partito della vita, mentre chiunque suggerisca, come molti pensatori cattolici, di rinunciare al sostentamento e all’accanimento terapeutico viene additato come sostenitore della morte. E’ un gioco brutale: accantonati i dubbi sul limite della vita, cancellati i problemi posti da una vita puramente vegetativa e priva di coscienza, rimosse le angosce sollevate dalla prospettiva claustrofobica di una mente vigile prigioniera in un corpo immobile. Tutto viene ridotto alla superiorità della vita qualunque sia la sua condizione, sia pure la più mortificante e priva di qualsiasi speranza. Si ostenta unzione umanitaria per lucrare il vantaggio presunto di ciò che è già stato chiamato “ateismo clericale”.
I sostenitori della libertà e della vita invocano la libertà di coscienza per impedire, a chi non è d’accordo, di esercitare la stessa libertà di coscienza. Il dettato di un punto di vista di parte viene imposto come norma a tutti coloro che potrebbero avere opinione diversa.
Ma il danno qui è solo al suo inizio. Perché per imporre la legge il governo ha stravolto l’intero assetto degli equilibri istituzionali. Per capire si deve ripartire dal disegno di legge in elaborazione in Parlamento sul Testamento biologico. C’è una proposta di legge del PD promossa dal senatore Ignazio Marino, medico e profondo esperto dell’argomento. C’è un cosiddetto “testo unificato”, uscito dalla Commissione Sanità del Senato, su cui è lecito nutrire più di un dubbio. Sia per l’impianto di natura costituzionale del primo articolo, del tutto fuori posto, sia per l’ipocrisia con cui è delineata l’alleanza tra paziente e medico: a questo di fatto resterà l’ultima parola sulla fine vita quando il paziente non potrà più pronunciarsi.
Tuttavia le due proposte testimoniano l’elaborazione parlamentare di un disegno di legge. A questo punto, sull’onda di un allarme mediatico esercitato con martellante spregiudicatezza, il governo inventa la necessità di un immediato decreto legge. Il testo viene diffuso a mezzo stampa, con vistosa violazione del galateo istituzionale che vuole preavvertito il Presidente della Repubblica. Quando il testo giunge a destinazione in forma ufficiale, Napolitano non vi trova le ragioni di necessità e urgenza che dovrebbero giustificarlo e annuncia che non potrà firmarlo. Allora il presidente del consiglio replica che il Parlamento convocato all’istante voterà un disegno di legge uguale al decreto negato. Siamo già in pieno conflitto istituzionale.
Ma Berlusconi non si ferma qui. Approfitta dell’occasione per rivendicare una pienezza di poteri che la Costituzione non gli concede. Considera il ricorso abituale alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia come lo strumento minimo per governare e lamenta la sua sostanziale mancanza di potere. Proclama: tornerò al popolo e cambierò la Costituzione.
Qui svela il suo analfabetismo costituzionale. Può “tornare al popolo” solo se saranno sciolte le Camere, e ciò dipende non da lui ma dal Presidente della Repubblica. Ha già provato a sfigurare la Costituzione ma è stato sconfitto in modo plateale. Vuole riprovarci? Incarichi la sua maggioranza di confezionargli una riforma costituzionale che gli dia pieni poteri e vedremo se riuscirà a superare l’inevitabile referendum abrogativo. Provi a farlo e dovrà fronteggiare una campagna d’opinione che spiegherà a tutti i cittadini europei quali siano i pericoli della concessione di tutti i poteri a un uomo solo, fosse pure il migliore del mondo. Il cesarismo non si sopporta nemmeno se è di Cesare, ma il cesarismo di un venditore di pubblicità televisiva è davvero grottesco.

Pancho Pardi

(9 febbraio 2009)



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