Aborto, il Papa e la Chiesa devono rispettare le donne
Gemma Macagno
Bergoglio non può impunemente e superficialmente chiamare sicari i medici non obiettori ed assassine le donne che ricorrono all’aborto. Queste “dichiarazioni di guerra” sono irresponsabili e palesi violazioni dei patti concordatari, oltre che offese alle donne.
Stiamo parlando del diritto alla salute, alla nostra salute. Siamo ad ascoltare discorsi che non vogliono neppure considerare il rispetto che ci è dovuto come persone responsabili verso il progetto individuale di vita, ma sempre interpretate come strumenti altrui. Ma chi l’ha detto che dobbiamo essere meno che persone, ma usate come mezzi indispensabili per la vita di altri? Ognuna/o ha il diritto/dovere di realizzare se stessa/o, liberamente e di cercare il proprio benessere psico-fisico utilizzando le sue specifiche ed uniche qualità nel contesto socio culturale in cui vive. Questa è la responsabilità verso se stesse/i e verso il mondo.
Ci chiediamo per quale ragione deve essere pagato pienamente un medico dipendente del S.S. N. che svolge solo una parte dei compiti inerenti la professione esercitata. Se il contratto di lavoro fosse di part-time, potrebbe trovare salvaguardia il suo diritto a sottrarsi a compiti che non ritiene di svolgere, ma anche il diritto delle cittadine/i di non pagare un servizio che non viene erogato.
Invitiamo il Papa e la Chiesa a rispettarci ed a rispettare od a denunciare gli accordi concordatari. Oggi sono troppo spesso violati, grazie ad uno Stato che di forte ha solo la voce, usata contro i soggetti più deboli e sempre più spesso in modo almeno imbarazzante per noi cittadine/i europei.
Vogliamo che siano abrogati od almeno rivisti gli accordi concordatari che ledono i diritti civili di italiane ed italiani. Esigiamo che anche la chiesa paghi le tasse, senza più evasioni, che restituisca i miliardi dovuti per l’ICI e che la stessa Europa ci impone di farci restituire: non è bastato il cambio di nome in IMU: non siamo tutti cattolici e non ci va di essere parassitati da istituzioni confessionali, di mantenere con il nostro lavoro una realtà profondamente antidemocratica, che non ha di fatto la minima intenzione di collaborare alla pace dei cittadini e dei popoli, tesa a difendere privilegi e strapotere, ad ignorare il valore della “legge uguale per tutti” non rispettare le libertà ed i diritti di donne e minori e di chiunque sia considerato “diverso”.
La donna è persona umana, non macchina fattrice.
Non intendiamo avallare le provocazioni e gli oltraggi che il papa, senza alcuna riflessione né tantomeno empatia, ci indirizza. La 194 è una legge dello Stato italiano, che è stata voluta e confermata anche con un referendum popolare. Il papa non può impunemente e superficialmente chiamare sicari i medici non obiettori ed assassine le donne che ricorrono all’aborto. Queste “dichiarazioni di guerra” sono almeno irresponsabili e palesi violazioni dei patti concordatari, oltre che offese alle donne. Ma quando mai ad un papa è successo o potrà succedere di incorrere in una gravidanza non voluta? Solo allora potrebbe aprire bocca con conoscenza di causa. L’ignoranza e l’impossibilità di rispettare le donne fanno sì che le sue parole siano pura provocazione, integralismo pericoloso per la giustizia e per la pace sociale.
Lo Stato si adegui alla necessità di riconoscere concretamente i pari diritti e le pari opportunità alle donne. Si attivi per uscire da una situazione di arretratezza culturale e morale, abbia cura e tutela della salute e della dignità delle persone, dia respiro civile alla Scuola, decoro ai programmi televisivi, si apra alla cultura europea e mondiale, ci permetta di vivere come donne e uomini liberi, quali ci sentiamo e di realizzare con i nostri figli, migranti compresi, una società più responsabile, equa e felice, guidata dai valori della Costituzione, dove il rispetto sia la moneta circolante anziché la violenza e l’insulto, di cui siamo finalmente e totalmente disgustate/i.
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