Abruzzo, lo sciacallaggio mediatico del Cavaliere
di Raffaele Garofalo, prete
Con le ripetute presenze sui luoghi disastrati il presidente del Consiglio ha inteso rassicurare i cittadini abruzzesi infondendo in loro la speranza di un veloce ritorno alla normalità, compito senz’altro doveroso per un capo di Governo. Il trauma subito per l’immane calamità rende le persone colpite disponibili ad una fiducia senza limiti verso chi è capace di infonderla ma l’“esuberanza” del premier rischia di sconfinare nella pericolosa illusione delle soluzioni taumaturgiche. Tutti riconoscono a Berlusconi il carisma di una comunicazione immediata che lo induce, a volte, alla tentazione di scavalcare le vie tradizionali della democrazia parlamentare, è tuttavia rischioso spingersi al di là di ogni promessa che possa poi essere ragionevolmente mantenuta, nel rispetto dei tempi necessari. Il capo del governo vieta ai politici (quali?) di recarsi sul posto della catastrofe, per evitare che si facciano propaganda a buon mercato, senza alcun merito di effettivo lavoro. Naturalmente rivendica a sé la prerogativa di una fatica non comune, oltre al diritto di fare continue dichiarazioni alla stampa agitando documenti elaborati dai suoi uomini. Nella circostanza l’opposizione ha assunto un atteggiamento responsabile, non ha attaccato il “piano-casa” del governo, ha offerto la propria collaborazione ma il premier ha preferito mettere in atto una campagna propagandistica impostata essenzialmente sulla sua persona. Berlusconi fa promesse strabilianti, non nuove a quanti lo hanno ascoltato durante i suoi precedenti governi, c’è da sperare, anche per lui, che, questa volta, tali promesse siano letteralmente mantenute. La sua verbosità ridondante poggerà su un intimo convincimento che l’opera dei volontari accorsi, dei vigili del fuoco e della Protezione Civile siano frutto e merito del suo genio. Anche la generosità degli Italiani, che il premier sta scoprendo ora, crede sia dovuta a miracoli che solo lui sa fare. Berlusconi vive nell’alone dell’onnipotenza!
Durante il terremoto dell’Irpinia e dell’Umbria i volontari dell’Emilia Romagna, della Toscana, della Liguria e di altre regioni d’Italia rivelarono altrettanta generosità ed efficienza nel prestare il loro soccorso, pur privi, allora, dei potenti mezzi oggi a disposizione. Berlusconi, in quei frangenti, era intento ad altre vicende. Ora gli abruzzesi vogliono veramente dar credito alla fiumana di promesse che si fanno loro e, nel più breve tempo possibile, si aspettano di sapere chi ha speculato su un’edilizia nuova che si è rivelata fatiscente alla prima prova; desiderano che l’iniziativa del Procuratore capo dell’Aquila vada sostenuta e allargata, aumentando le forze a disposizione incaricate di indagare; principalmente scongiurano il pericolo che tutto venga messo a tacere nel breve termine. I cittadini reclamano che si vigili sulla ricostruzione perché non ci siano infiltrazioni malavitose, non si spacci per aiuto una speculazione incombente che, mirando al risparmio, utilizzi di nuovo materiali scadenti; vogliono che il loro capoluogo sia ricostruito pietra su pietra, su ogni centimetro di cui sia stata verificata l’edificabilità, per restituire la città agli abruzzesi nel posto dove era, senza prospettare “new town” spettrali, senza storia e prive di vita. Le città non sono solo agglomerati di case, ha giustamente rilevato un sindaco, la gente è attaccata alle proprie tradizioni, ai luoghi ove si è costruito il loro vissuto, ove continuare a trascorrere la vita quotidiana. Nessuno che ha visto distruggere la casa, con i ricordi ad essa legati, si farà affascinare dal miraggio dei laghetti artificiali del presidente. Il premier afferma di non volere politici in passerella ma negli spogliatoi delle sue sfilate si è già avvicendata una larga rappresentanza dei suoi ministri e collaboratori a caccia di spot all’ora dei telegiornali. Abbiamo rivisto il presidente Fini “in défilé” sulla tragedia, assente dalla scena dai tempi dell’omicidio Reggiani, quando si aggirava sul luogo del delitto col trench di Colombo e il piglio di Charles Bronson. Eppure le occasioni di nuove “passeggiate” sui luoghi dei crimini non gli sono mancate sotto la giunta Alemanno, con le aggressioni, gli omicidi e gli stupri imputati, questa volta, non al sindaco, naturalmente, ma all’… ”imprudenza delle vittime”!
A Santoro tocca il ruolo dell’untore per aver denunciato disfunzioni che accompagnano sempre tali sciagure ma che ora non si possono riferire per non turbare l’ottimismo del capo. Nessuno ha negato né messo in dubbio il merito riconosciuto alla Protezione Civile per i tempestivi interventi sulle zone incidentate ma, nel contempo, la denuncia di ciò che non ha funzionato, di un mancato piano di prevenzione o altro, rimane dovere dell’informazione in un Paese democratico. Sotto il governo Berlusconi ogni critica diventa “faziosità”. Accuseremo di faziosità anche un padre cui è morto il figlio e scrive a Bertolaso, lamentando che nessuno abbia preso provvedimenti chiudendo anche l’Università, data la pericolosità della situazione e le scosse che perduravano da dicembre? Sono domande legittime in qualsiasi “normale” democrazia. Quante accuse, giuste e ingiuste, spesso offensive si muovevano al governo Prodi? Allora non esisteva il “reato di lesa maestà”, si rispettavano le regole essenziali del vivere democratico e l’opposizione si sentiva autorizzata ad oltrepassare ogni limite, giungendo ad atti deplorevoli quali la denigrazione dei senatori a vita, della Montalcini alla quale anche ultimamente si è tentato di togliere la parola.
E’ fondamentale per le nostre istituzioni che sia garantita la libertà di espressione ai giornalisti, di destra e di sinistra, correndo anche il rischio che a volte vadano fuori dalle righe. Solo i regimi temono la critica. Chi non onora certamente la deontologia professionale sono quei cronisti sempre proni davanti ai potenti di turno, che si guardano dal porre domande imbarazzanti e tolgono la parola a chi esprime ogni minima critica non gradita. Il conduttore di Zapping, il signor “Dica pure…” (purché non si muovano critiche a Berlusconi né al suo governo), non si fa scrupolo di mettere a tacere le voci dissenzienti e si circonda di opinionisti “in prevalenza” compiacenti, cosa che, se legittima nel suo programma, rimprovera tuttavia a Santoro e ai suoi collaboratori. Nella trasmissione Annozero, discutibile al pari di qualsiasi altra, è garantito, dalla presenza degli ospiti, quel contraddittorio che non si riscontra nei servizi “servizievoli” di un Emilio Fede o di Matrix. Non si dirà che l’onorevole Ghedini, (ex) avvocato di Berlusconi, sia tipo obiettivo e al di sopra delle parti mentre un qualsiasi esponente dell’opposizione dovrebbe essere per forza fazioso. Il fatto che delle emittenti siano private non vuol dire che non siano tenute a garantire una informazione il più possibilmente obiettiva ma questo è una assoluta chimera quando il proprietario è un politico al governo. Non per nulla in nessun paese civile il capo del governo è possessore di reti televisive. Le reiterate irruzioni del presidente del Consiglio nelle emittenti nominate, e non solo, altro non sono che monologhi da palcoscenico shakespeariano.
Berlusconi non ama il libero confronto, fondamento del vivere democratico, perché semplicemente non ama la democrazia. Il concetto di libertà consiste, a suo avviso, nella possibilità, per lui, di fare e disfare a suo gradimento, scavalcando anche il Par
lamento, se necessario. Il capo del governo si fa forte del voto degli Italiani che considera una investitura al suo potere assoluto, dimentico che la nazione ha già avuto un “uomo della Provvidenza” e ha lottato per liberarsene e dotarsi di istituzioni democratiche. “La libertà in una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita di un potere privato al punto che esso diventi più forte dello stesso Stato democratico. Questo, in essenza, è fascismo. “ (Franklin D. Roosevelt. Congresso degli Stati Uniti, 29 Aprile 1938).
Tocca alla stampa mettere in risalto come in paesini quali Castel di Ieri, Goriano e altri della montagna aquilana la gente abbia dovuto, per diversi giorni, arrangiarsi in proprio. Il battage pubblicitario della riapertura delle scuole a Poggio Picenze si è rivelata una vera operazione di facciata se, al grido di “Tutti a scuola”, è stata riaperta una sola classe, gesto simbolico apprezzabile ma mistificatorio se presentato come efficienza nella soluzione del problema. La Protezione civile fa sapere che per 15 mila studenti l’anno scolastico è già concluso. Compito della stampa libera è denunciare che il governo ha promesso un contributo del 33% a chi vuole ricostruirsi la casa mentre in Umbria coloro che si sono rifatta l’abitazione hanno beneficiato del 100%. Oltre alla Gelmini che, tutta felice, da ultima “appariva” sulla scena per inaugurare la riapertura della “classe unica” nelle zone del terremoto, il presidente del Senato, da parte sua, non trascurava le luci della ribalta facendosi intervistare a Domenica in. Da quando riveste la nuova carica il senatore Schifani offre un’immagine sorprendentemente inconsueta, del tutto diversa da quella cui ci aveva abituati. Ripetutamente ora invoca, in modo credibile e convincente, la collaborazione tra maggioranza e opposizione “per la soluzione dei gravi problemi del Paese”; un intento apprezzabile che mai avanzava dagli scranni dell’opposizione quando, con animosità, contestava perfino il responso delle urne. Lo rivediamo…, col volto di una maschera da tragedia greca, ripetere per mesi lo stesso “argomento”: “Prodi se ne deve andare a casa”. Gli italiani ricordano (?) quando, in una bagarre veramente “indecente”, festeggiava con i suoi la caduta del governo Prodi, offrendo dell’assemblea parlamentare una rappresentazione oscena non riscontrabile in nessuna bettola di paese. Il potere lo ha miracolato! Sono da rimpiangere le interviste a più voci fatte ai parlamentari da giornalisti di diverso orientamento politico se il ruolo dell’intervistatore unico sembra essere oggi lo stesso di quegli attori che fanno da spalla al capocomico: domande concordate, sorrisi scontati per “mettere a proprio agio” l’alunno raccomandato. Dobbiamo aspettarci che, una volta oscurati Annozero, Ballarò, Che tempo che fa e Report passeremo ai documentari dell’Istituto Luce commentati dalle comparse Gasparri, Cicchitto e Buonaiuti? Per una più gratificante “pensosità” potremo sperare in qualche apparizione rasserenante… di Daniele Capezzone! Il presidente del Consiglio e il suo governo sono attesi al varco e, solo dopo aver mantenuto le promesse fatte, potrà ritenersi veritiero ogni sondaggio che testimoni l’assoluto gradimento degli italiani nei confronti del capo del Governo. Berlusconi ha promesso miracoli in breve tempo, ha rifiutato gli aiuti internazionali perché avrebbero leso il suo orgoglio personale di farcela sempre e da solo. Vedendolo arrivare per la celebrazione di Pasqua alla caserma della Finanza dell’Aquila, qualcuno giungeva anche a chiedersi perché la messa la celebrava l’arcivescovo Molinari e non il presidente del Consiglio!
(20 aprile 2009)
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