“Accettando il velo in Iran offendete la nostra lotta”
My Stealthy Freedom
In occasione di una recente visita di Stato in Iran, la ministra degli esteri olandese Sigrid Kaag ha indossato il velo, con ciò legittimando di fatto la legge iraniana che lo impone e ignorando tutte quelle donne che da settimane scendono in strada in Iran togliendosi il velo per protestare esattamente contro quell’obbligo. Più di 30 di loro sono state finora arrestate. La campagna My Stealthy Freedom ha indirizzato alla ministra una lettera aperta.
Gentile signora ministra,
in un’intervista che lei ha rilasciato nel 2017 a SheDecides ha affermato: “Per me la capacità e il potere di scelta sul proprio corpo è fondamentale, ed è un diritto spesso negato alle donne. Chi mi ha preceduto, Lilianne Ploumen, ha risposto nel momento e nel modo giusto. Dobbiamo continuare a sostenere questo diritto fondamentale. Dobbiamo creare opportunità e mettere le donne e le ragazze nelle condizioni di decidere sul proprio corpo, ma creare anche opportunità di educazione, di lavoro”. È davvero un’ambizione nobile ed è fin dall’inizio l’obiettivo della nostra campagna My Stealthy Freedom.
Eppure lei, nella sua recente visita in Iran, ha contraddetto se stessa, agendo in maniera completamente opposta a questo obiettivo. Accettando di indossare il velo obbligatorio, al quale milioni di donne iraniane si stanno opponendo, lei ha infatti mostrato al mondo intero che è disposta a seconda delle circostanze a mettere da parte “la libertà di scelta sul proprio corpo”.
Come lei sa, il velo è diventato obbligatorio in Iran dopo la rivoluzione che ha deposto lo scià nel 1979. Quando la legge fu promulgata dai chierici che avevano preso il potere è stata contestata per le strade del paese da centinaia di migliaia di donne, che manifestavano per la libertà di scelta, esattamente la nozione di scelta che lei menzionava nella sua intervista. Il velo non è mai stato obbligatorio prima della rivoluzione, l’obbligo non non ha mai fatto parte della nostra cultura.
Nello stesso giorno in cui lei abbandonava senza esitare la sua “capacità e potere di decidere sul proprio corpo” indossando il velo obbligatorio, a Teheran una ragazza di nome Shahparak Shahjarizadeh, come forma di protesta in nome esattamente di quella “scelta” di cui lei parla si è tolta il velo e lo ha agitato come una bandiera per strada. È stata subito arrestata e si trova attualmente in carcere. La sua decisione di manifestare per la libertà di scelta le causerà probabilmente delle sofferenze. Il contrasto fra la foto di lei, signora ministra, con il velo obbligatorio (con il quale ha rinunciato alla sua libertà di scelta) e quella di quella ragazza senza velo è notevole. Alla fine di questa giornata lei se ne tornerà in Olanda dove continuerà a godere della sua libertà di scelta mentre Shahparak rimarrà nelle mani del sistema giudiziario iraniano, un sistema arbitrario.
Noi donne iraniane non chiediamo alle donne occidentali di venire e salvarci. Siamo capaci di opporre resistenza alle leggi discriminatorie, anche a costo di finire in galera. Più di 30 donne (e uomini che le sostengono) sono state arrestate di recente per aver manifestato per le strade iraniane in favore della libertà di scelta. Le donne continueranno a scendere in strada in massa rischiando di essere arrestate. Ma il fatto che le donne occidentali (nonostante non indossino il velo nella loro vita quotidiana) si sottomettono a queste leggi discriminatorie è la più grande mancanza di rispetto per il nostro movimento. Alle diplomatiche occidentali che si sottomettono al codice di abbigliamento discriminatorio della Repubblica islamica diciamo: per favore, salvate voi stesse dall’oppressione. La vostra scelta di sottomettervi all’oppressione non fa che legittimare le leggi discriminatorie.
(traduzione di Cinzia Sciuto)
(22 febbraio 2018)
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