Acciaio e tumori, a Taranto nasce l’Osservatorio Mortalità
Antonia Battaglia
A gennaio del 2017 si è verificato il picco più alto di decessi mai registrato a Taranto.
Sono infatti 267 le persone decedute, contro un dato medio di 190 relativo a tutti i mesi di gennaio censiti precedentemente dal 2000. Un dato assoluto questo presentato il 12 aprile 2017 dall’Ufficio Statistica del Comune di Taranto, nell’ambito dell’audizione sull’Osservatorio Mortalità in tempo reale ideato da Peacelink.
Una realtà che si scontra pesantemente contro le affermazioni di chi dichiara che la situazione è in via di normalizzazione. Un elemento che va quantomeno approfondito (a questo link lo studio).
La situazione, quindi, non è per nulla sotto controllo. Un tal numero di decessi, infatti, in una realtà critica come quella di Taranto, indica che le circostanze sono sempre più allertanti e che il dato può essere la spia di qualcosa di sistematico da ricercare in fretta. Perché, anche volendo astrarsi dal contesto della forte compromissione ambientale, la gente muore comunque di più.
Un modello, questo dell’Osservatorio in tempo reale, progettato e lanciato da Peacelink, che potrebbe essere esteso a tutte le città con situazioni di forte inquinamento e con problemi sanitari da monitorare. Quando a proteggere il diritto alla salute dei cittadini non è il Governo, che in una realtà come quella di Taranto e simili avrebbe dovuto farlo da decenni con mezzi imponenti, scende in campo la società civile.
Tuttavia, a giudicare dallo storytelling del nuovo incredibile sito internet dell’Ilva, le preoccupazioni di Peacelink sembrerebbero irrealistiche, perché appare impossibile che dietro il degrado ambientale della città ci possa essere una realtà come quella descritta da immagini che danno l’idea di un salotto.
Cosa accade in realtà nelle discariche dell’Ilva? Cosa ne è della più grande discarica interna allo stabilimento, la Mater Gratiae, che giace ancora nello stesso stato da anni? E siamo sicuri che siano dei salotti le zone di scarico di materiali ancora fumanti che vengono abbandonati sul terreno? O che partano da salotti i rifiuti speciali inviati in tutto il Paese, ed in particolare fanghi e polverino come quelli arrivati anche in Sicilia, come dimostra questo studio recente?
Perché è la stessa Ilva a fornire le informazioni, su richiesta dell’Arpa Puglia, riguardo lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti provenienti dallo stabilimento: movimentazioni, bolle, pesate, formulari rifiuti, mezzi utilizzati per il trasporto e autorizzazioni necessarie per il trattamento.
Ma il Governo è occupato esclusivamente nella vendita dello stabilimento, in attesa della decisione del Tribunale Federale di Losanna che ha rinviato al 31 maggio prossimo la decisione sul rientro in Italia di 1,3 miliardi di euro, sequestrati alla famiglia Riva nell’ambito di una .
Sono infatti scaduti da pochi giorni i termini per la presentazione delle offerte di acquisto, che dovranno adesso esser valutate. Due le cordate: da una parte Arcelor Mittal con Marcegaglia e dall’altra AcciaItalia, che unisce l’indiana Jindal, Cassa Depositi e Prestiti, Arvedi e Delfin.
L’attesa per conoscere l’offerta migliore potrebbe durare fino a fine aprile. Attesa vissuta anche a Bruxelles, dove l’interesse per la questione Ilva rimane alto per il semplice motivo che, ormai coinvolta nella saga eterna, la Commissione Europea deve trovare una via d’uscita che sia decorosa sia per la Commissione Ambiente che per la Commissione Concorrenza.
Se infatti la Commissione Ambiente ha lanciato una procedura d’infrazione contro l’Italia per la violazione della direttiva sulle emissioni industriali, la Commissione Concorrenza ha aperto una procedura di investigazione approfondita sulla questione aiuti di Stato che sarebbero stati erogati all’Ilva.
E’ infatti di pochi giorni fa la lettera della Commissione Ambiente a Peacelink, lettera con la quale si ricorda non solo che il diritto all’integrità della persona (diritto alla salute) è iscritto all’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali della UE, alla quale la Commissione è vincolata e che si indirizza anche agli Stati membri nell’attuazione del diritto dell’Unione, ma anche che tale punto dovrà essere considerato quale norma fondamentale nelle prossime tappe del processo di privatizzazione ed in particolare quando i piani ambientali proposti dai nuovi acquirenti saranno sottoposti a pubblica consultazione.
A questo punto una sola è la certezza: quella dell’urgenza e della necessità di cominciare un percorso in cui i diritti dei cittadini siano la prima priorità del Governo, dei prossimi acquirenti, della Commissione Europea e di tutti gli attori sulla scena, senza inutili proclami e nocivi, continui populismi.
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