Addio a don Enzo Mazzi, una vita dalla parte degli ultimi
Si è spento nella notte fra il 21 e il 22 ottobre a Firenze Enzo Mazzi, ex parroco e animatore della Comunità cristiana di base dell’Isolotto. Una delle figure più note e significative del dissenso cattolico italiano, ha testimoniato per una intera vita la scelta evangelica di stare "dalla parte degli ultimi". Insieme ad altri 41 preti nel marzo del 2009 ha sottoscritto un appello promosso da Micromega in difesa della libertà di coscienza sul fine-vita, che qui riproponiano.
"La legge sul testamento biologico che il governo e la maggioranza si apprestano a votare imprigiona la libertà di tutti i protagonisti coinvolti al momento supremo della morte. Definendo il nutrimento e l’idratazione forzati come cura ordinaria e obbligata e non più come intervento terapeutico straordinario, la legge annulla ogni possibilità di valutazione sull’accanimento terapeutico. L’interessato, i familiari e il medico stesso sono impotenti di fronte ad una volontà esterna che impone un protocollo che è solo politico e non morale. La vita deve essere rispettata sempre e senza condizioni, finché resta vita umana nella coscienza, nella dignità e nella forza di sostenerla.
La morte è un appuntamento naturale a cui tutti siamo chiamati; per i credenti poi è il vertice della vita vissuta, la soglia che introduce all’eternità. La decisione di porre fine ad una parvenza di esistenza è di pertinenza esclusiva della persona interessata che ha il diritto di esporla preventivamente in un testamento, oppure alla famiglia di concerto con il medico che agisce in scienza e coscienza. Con la forza della ragione e la serenità della fede ci opponiamo ad un intervento legislativo che mortifichi la libertà di coscienza informata e responsabile in nome di principi che non sono di competenza dello Stato e tanto meno di un governo o di un parlamento che agiscono in modo ideologico sull’onda emotiva e la strumentalizzazione di una dolorosa vicenda (Eluana Englaro). Come credenti riteniamo che chiunque come è stato libero di vivere la propria vita, così possa decidere anche di morire in pace, quando non c’è speranza di migliorare le proprie condizioni di esistenza umana."
don Paolo Farinella (Genova), don Vitaliano della Sala (Sant’Angelo a Scala, Avellino), don Enzo Mazzi (Firenze), don Raffaele Garofalo (Pacentro, l’Aquila), padre Fausto Marinetti (Sinigaglia, Ancona), don Andrea Tanda (Oristano), don Ferdinando Sudati (Paullo, Milano), don Adolfo Percelsi (La Loggia, Torino), don Giovanni Marco Gerbaldo (Modena), don Pierantonio Monteccucco (Voghera), don Chino Piraccini (Cesena), don Marcello Marbetta (Albano Laziale, Roma), padre Tiziano Donini (Trento), don Aldo Antonelli (Antrosano, l’Aquila), don Roberto Fiorini (Mantova), don Luigi Consonni (Pioltello, Milano), don Angelo Cassano (Bari), don Renzo Fanfani (Firenze), don Nicola De Blasio (Benevento), don Goffredo Crema (Cremona), don Guglielmo Sanucci (Roma), dom Giovanni Franzoni (Roma), padre Benito Maria Fusco (Bologna), padre Pierangelo Marchi (Caserta), don Paolo Tornambè (Avezzano, l’Aquila), don Carlo Sansonetti (Attigliano, Terni), don Franco Brescia (Napoli), don Carlo Carlevaris (Torino), padre Nino Fasullo (Palermo), don Andrea Gallo (Genova), don Angelo Bertucci (Rovereto), don Alessandro Santoro (Firenze), don Franco Barbero (Pinerolo), don Giorgio De Capitani (S. Ambrogio in Monte di Rovagnate, Lecco) don Francesco Capponi (Itaberai, stato di Goias, Brasile), don Alessandro Raccagni (Bergamo), don Salvatore Corso (Trapani) don Riccardo Betto (Vigodarzere, Padova), don Albino Bizzotto (Padova), don Sandro Artioli (Sesto San Giovanni), padre Gino Barsella (Roma).
(24 ottobre 2011)
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