“Anch’io sono Marco Travaglio” di Alessandro Brescia

MicroMega

Caro Direttore,
Anch’io sono Marco Travaglio!
E ti scrivo perché sono molto preoccupato, anche se poco stupito, per quello che accaduto in questi ultimi giorni. Si tratta, probabilmente, solo dell’inizio di un film che abbiamo già visto e di cui conosciamo il finale. E del resto lo stesso Travaglio il copione lo conosce bene: se vai in diretta televisiva, nel nostro paese, non puoi raccontare il contenuto di un libro, né del tuo, né quello di qualcun altro. I libri si leggono, possibilmente, ciascuno a casa propria. Invece Travaglio c’è cascato di nuovo, non ha resistito alla tentazione. All’epoca assieme al complice associato Luttazzi, sabato scorso con il dissociato Fazio. E’ questa è “reiterazione del reato”. Reato di citazione non autorizzata di libri. Si rischia grosso. Con l’aggravante di essere stato l’ospite in un programma delle TV pubbliche (pubbliche?). Non conta quello che è stato detto. Né si discute se corrisponde a verità. Ciò che conta, e che lo rende intollerabile, è che è stato detto.
Lo hai scritto anche tu Marco, prendendo in prestito parole altrui, “quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore”. Eccoti servito, da destra e da sinistra, oggi più di ieri, bipartisan.
Bipartisan? In realtà quali siano le due parti contrapposte lo si capisce sempre meno. Ieri pomeriggio Berlusconi ha telefonato a Veltroni per <avviare un confronto continuativo tra maggioranza ed opposizione>. E tanto basta.
Che dire, caro direttore! Sono molto preoccupato perché il centro sinistra (non tutto per fortuna) ha deciso di ripartire nell’ombra, rischiando così di diventare nient’altro che l’immagine somigliante del corpo che emana luce (e che luce!).
Al contrario penso che altri dovrebbero essere i presupposti. E quali potrebbero essere questi presupposti mi par essere una cosa molta chiara a Micromega.
Per questo mi permetto di rilanciare la necessità di un’opposizione partendo proprio dai numerosi spunti apparsi sull’ultimo numero. Tra le considerazioni emerse mi sono fatto persuaso (direbbe Montalbano) dalle argomentazioni proposte da Pierfranco Pellizzetti ed in particolare dall’opportunità di percorre quella che lui chiama la “Quarta Via”.
Forse perché quel “quarto” mi ha subito evocato delle suggestioni simboliche assai significative e pertinenti con i nostri discorsi. Ho pensato, quindi, che Quarto è il nome della località da cui parti l’impresa di quei Mille che volevano fare l’Italia e di quanto sia attuale ed incompiuta l’idea di fare anche gli italiani.
Ancora quarto è, per antonomasia, il potere di chi ha il potere di influenzare e condizionare l’opinione pubblica attraverso l’utilizzo dei mass media. Non è forse tutta qui la questiona italiana su cui ci si avvita, senza soluzione, da quindici anni a questa parte?
Infine quarto è lo stato che avanza dall’ombra verso la luce nel dipinto simbolo, secondo alcuni, del XX secolo. E noi vogliamo uscire dall’ombra di un’opposizione compiacente ed ambigua.
Ma ancora più pregnanti di queste immagini mi sono sembrati gli interessanti inviti di Pellizzetti, tant’è che richiamarli tutti (ed approfondirli) richiederebbe più tempo. Mi limito così a chiedere a Micromega l’avvio di una fase laboratorio, dove sperimentare insieme, per tentativi ed errori, la Quarta Via.
Una Quarta Via che ancora nessuno conosce perché è tutta da inventare. Una Quarta Via per elaborare una rinnovata idea di politica, con un linguaggio nuovo.
Una politica capace di verità. La stessa verità che cerca Marco e che cerchiamo tutti noi. Non perdiamoci di vista!

Alessandro Brescia

(13 maggio 2008)



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