Andrea Camilleri: Poesie incivili

Andrea Camilleri


A un anno della morte, ricordiamo Andrea, grande scrittore e grande amico, ripubblicando le sue “poesie incivili”.

da MicroMega 4/2008

Sui colli fatali di Roma è tornata
a bruciare la fiamma tricolore!
In soffitta, camerati, il manganello!

Oggi si fa tutto a regola democratica,

via i campi nomadi, i romeni stupratori,
i nordafricani assassini. Ma non è razzismo,
infatti nessuno osa toccare gli ebrei.
Tanto, gran parte di loro ha votato giusto.

***

Una volta diceva d’avercelo duro. Oggi,
alquanto acciaccato, biascica la sostituzione
del membro col fucile. Capita sempre così.

«Ma non prendetelo sul serio, straparla»,

suggerisce il suo compagno di merende.
Intanto quello scaracchia nel piatto dove mangia,
o si pulisce il culo con la bandiera. La stessa
per cui si muore in Afganistan o altrove.

***

Dio, come sono diventati democratici
questi ex adoratori una volta di Stalin!
Si sono uniformati, sono l’opposizione
della Regina, di stampo anglosassone.

La maggioranza va trattata con i guanti,
al massimo si obietta. Ma che importa?
Dal tuo al mio e dal mio al tuo, il travaso
continua sempiterno e li fa tutti uguali.

***

Pare certo che facendosi forte del suo potere
abbia violentato una diecina d’impiegate,
pur essendo avanti nell’età. L’invidiano

i ras dei nostri dì, unanimi, da Mosca

a Parigi, passando, s’intende, per Arcore.
Ma loro sono rispettosi della legge.
Al prossimo G8 sarà avanzata le proposta
del ripristino dello jus primae noctis.

***

Scosciata, la rossa apparve, disparve
sugli schermi, meteora fugace nel cielo
del suo re sole, privo di vere star, è vero,

ma strapieno di starlets come la via lattea.

Qualcuna viene eletta ai rossi scanni,
sostituisce il topless con un colletto severo.
Ma, a pagarle, infine, è il solito contribuente.
Lo stesso che foraggiava il cavallo senatore.

***

Dire. E subito dopo, disdire. Affermando
d’essere stato frainteso. E chi l’ascolta
si batte il petto, «è vero, ho frainteso».

Lui dispensa il perdono, perché è buono.

Il suo vocabolario è ricco di parole
intercambiabili ma di senso opposto.
Solo quattro quelle immutabili, punti
fermi: denaro, potere e plastica facciale.

***

«Ma come? Nemmeno dieci righe
in un libro di storia? Guarda bene».
«No, non c’è niente». «Vedi in fondo,

nell’indice alfabetico». «Sto guardando…

Balbo… Bandiera, fratelli… Benedetto
decimosesto… Bertinotti». «Ma hai saltato!
Dai qua che guardo io!» No, non c’era.

«Certo manca una pagina», s’illuse.

Risultò che non era vero niente, né
la boccetta con la polvere letale,
né le fabbriche chimiche di gas

o le forniture nucleari. Fu la guerra

di Pinocchio, ma a nessuno s’allungò
di qualche centimetro il naso. Semmai,
s’ingrossò il portafoglio. La sfrontata
menzogna persuade più che la verità.

***

Ogni tanto ha un lieve malore, ma
subito si riprende. No, non è l’età
certo non più giovanile o qualche

notturna mattana oppure il peso

delle sue responsabilità di governo.
No, il fatto è che ogni tanto si estrapola
da se stesso e si vede com’era e com’è
adesso e allora è inevitabile il collasso.

***

Mai riconosciuto nelle torri gemelle
il simbolo della civiltà occidentale.
Son altri i miei simboli, il Partenone,

la tour Eiffel, la cupola di Brunelleschi.

Gli aerei che si schiantarono contro le torri
colpirono semmai il cuore di Wall Street o
le borse valori. «Nulla di personale, solo
affari», come dicevano i gangsters d’una volta.

***

Avrebbe voluto essere un pivot
invece pare sia stato riformato alla visita
di leva per non raggiunta statura minima.
A nulla valgono i tacchetti rialzanti

o le pedane a bella posta più alte o i servi
che allato a lui si fanno più bassi. Lo frena
nella lunga sua corsa al Quirinale solo
l’idea di avere al suo fianco i Corazzieri.

***

«Sa, la faccenda cominciò con una casetta
che un poveraccio, a causa del carofitti,
si costruì da queste parti. Poi venne un suo

cugino imprenditore ed elevò quel

palazzo di otto piani. In breve, sorse un
paese, vollero un prete, me, ad educare
al rispetto di Dio e della legalità. Questa
chiesa? È abusiva, come lo è tutto, qui».

***

Il pesce, si sa, comincia a puzzare dalla testa.
Oggi la testa del pesce è letteralmente fetida,
ma la metà degli italiani s’inebria a quel fetore,

se ne riempie i polmoni come aria di montagna.

Finalmente è venuto il suo regno! Esultate!
La monnezza che invade città e campagne
è il segno tangibile dalla sua immanenza, il suo
speculare incarnarsi alla folla osannante.

***

Alcuni giurarono, e scrissero, d’aver veduto
il fumo dopo la strage lentamente comporsi
sino a formare il volto del maligno con

la barba inconfondibile di Osama.

Intanto ai piloti kamikaze fedeli in estasi
auguravano il paradiso con le vergini danzanti.
Gli uni agli altri nemici, ma perfettamente uguali,
verso e recto della medesima moneta falsa.

***

Ci furono, un tempo, le convergenze parallele.
Per quest’assurdo geometrico inventato
da un povero statista, fu tutto un gran ridere.

Era stato, invece, assai buon profeta.

Oggi la convergenza parallela è d’uso
comune tra il governo e la sua opposizione.
A non rispettarla sono solo i binari, altrimenti
i treni deraglierebbero, come farà l’Italia.

da MicroMega, volume speciale “Il regime non passerà!”, luglio 2008


[Le poesie che seguono sono state lette da Camilleri dal palco di piazza Navona l’8 luglio 2008, in occasione della grande manifestazione contro le leggi canaglia del governo Berlusconi.]

Madonna quanti siete! Benvenuti. Allora vi leggo cinque poesie incivili inedite. Ogni poesia è di otto versi, cinque per otto fa quaranta, ce la sbrighiamo con poco.

La prima:

Ai monomaniaci basta appena un fugace

pretesto per sprofondarli nel loro delirio

particolare, nella loro ossessione devastante.
Le sue parole scatenanti sono: giustizia

e giudici. A sentirle, la sua trasformazione è
immediata, il sorriso gli si muta in un ghigno,
dalla faccia gli cade la maschera variopinta e,
sotto, appare una tavola di Cesare Lombroso.

La seconda, è un po’ difficile a leggere, però ci provo:

Onde ridurre ulteriormente le spese,

il ministro della Giustizia ordina
che solo per lui la prescrizione sia preventiva
e pregressa, ancor prima che i processi


siano prefissati a ruolo, e pertanto i pm

che l’iscrissero nel registro degli indagati
siano pregiudizialmente mandati in proscrizione.
Per favore attenti agli errori di stampa.

La terza:

Ha più scheletri dentro l’armadio lui

che la cripta dei Cappuccini a Palermo!
Ogni tanto, di notte, quando passa il tram,
le ossa vibrano leggermente, e a quel suono

gli si rizzano i capelli sintetici. Teme che
le ante dell’armadio si aprano, che torme, non di
fantasmi, ma di giudici in toga balzino fuori
agitando come nacchere tintinnanti manette.

La quarta, e penultima:


Non importa che abbia avuto due mogli
e che le sgualdrinelle confortino le sue notti
non importa che la sua morale abbia più buchi
di un colabrodo, non importa che abbia corrotto,


falsificato i bilanci, giurato il falso, prevaricato,

adottato la menzogna come stile di vita, non
importa, sia ricevuto in Vaticano con tutti gli
onori. Pecunia, antica saggezza, non olet.

L’ultima:

«Si prendano subito le impronte digitali

dei bambini rom» ordina un paio di baffi
sul nulla. E i baffi giurano che non è razzismo,
ma solo umana pietà verso i bimbi costretti


a mendicare. Che cuore, che generosità! E mi

tornano a mente i versi di un grandissimo: «Sei
così ipocrita che quando l’ipocrisia ti avrà
ucciso, sarai all’Inferno, ma ti dirai in Paradiso».

Grazie.

da MicroMega 6/2008

Quando, in pochi, parlammo di regime, fummo
derisi. I politologi più sottili ci spiegarono che
sbagliavamo a demonizzarlo, non era il diavolo,

infatti non indossava coda e corna regolamentari.

Ora gli stessi politologi eminenti ogni tanto
si fermano per strada, annusano l’aria, si
chiedono perplessi: “Ma cos’è questa puzza
di zolfo?” E ancora non se lo sanno spiegare.

***

Spacciano ai loro elettori come dialogo
il suo farneticante monologare, fanno
qualche timorosa obiezione, ma se lui
batte il pugno, si piegano e vendono

alle tv le loro quotidiane sconfitte
come accordi raggiunti con arte sottile.
Pallide ombre di un governo ombra
che non riesce a fare ombra a nessuno.

***

Per partecipare al Family Day è
indispensabile avere sposato due mogli
o avere avuto dei figli dall’amante,
mentre la moglie era in carica. È saggia,

per la Chiesa, la ricerca inesausta
dell’altra metà che faccia caro unum.
Purché il divorzio non sia stato civile,
ma pagando il dovuto alla Sacra Rota.

***

(da Marziale)

Non lo sai che l’acqua è razionata e quindi
devo bagnarmi nella tua stessa vasca? Perché,
prima d’entrarci, non ti lavi altrove il deretano?
Così mi sporchi tutto. E adesso che fai? Ci metti

dentro anche la testa? Ah, no, non lo sopporto!
Mille volte preferisco le tue feci a un solo
pensiero tuo! Il tuo cervello è più di una cloaca
che impesta non solo l’acqua, ma la terra e il cielo.

***

L’estate berlusconiana imperversa. Vietato indossare
zoccoli a Positano, baciarsi in auto a Eboli, fumare
nei parchi giochi, leggere sdraiati sul verde a Vicenza,
sedere su una panchina in più di tre a Novara, andare

in bikini ad Amalfi, costruire castelli di sabbia a
Eraclea, a Bologna mostrare i piercing su certe parti
anatomiche, a Venezia mangiare panini all’aperto.
Infine, e vale per tutta l’Italia, è vietato pensare.

***

Giocano un ignobile tennis i due contendenti
l’uno in nome di Dio, l’altro in nome della Legge,
e i tifosi dell’una e dell’altra parte applaudono
ad ogni colpo messo a segno dai loro campioni.

La coppa in palio è una ragazza in coma,
alimentata da macchine che simulano la vita.
Deciderà per lei chi vince la partita.
Lei, no. Lei è solo l’oggetto del contendere.

***

Un bel dì la signora Giulia, la madre
di Manzoni, vendette la villa lombarda
con annesso l’artistico mausoleo di
Carlo Imbonati, suo trapassato amante.

Che fine il nuovo acquirente abbia fatto
fare alla tomba e ai miseri resti, nessuno lo sa.
Qui la storia viene ricordata solo per mettere
una pulce all’orecchio di una vedova futura.

***

Quel medio alzato all’Inno di Mameli
se lo metta nel culo, Senatore, già fatto
largo per averci infilato il Tricolore. Mi
congratulo per la capienza! Che altro

potrebbe contenere? Una diecina di copie
della Costituzione? Il busto di Garibaldi?
Non bastano ancora? Provi col Vittoriano.
Ma questo suo ano è proprio un buco nero!

(L’autore, per farsi capire meglio, ha questa volta usato
il linguaggio del Senatore e dei suoi seguaci.)

Gli Stati, per Bush, si dividono in due tipi: buoni
e canaglia. Buoni sono quelli che riconoscono
la sovranità dell’Occidente e degli Usa,
canaglia tutti gli altri. Inoltre il Dipartimento

di Stato ritiene assai opportuno precisare che
non importa se uno Stato sia guidato da un despota
o da un feroce massacratore, in quanto è assodato
che più il capo è canaglia e più lo Stato è buono.

***

(da Marziale)

Sbaglia non sapendo di sbagliare chi dice
che tu sei solo un mentitore, che menti sempre
e dovunque, che il mentire è la forma a te
più consona, che non puoi farne a meno.

Le cose non stanno così. La verità (parola che
ti fa rabbrividire di sgomento) è che tu non sei
un mentitore abituale, sei, caso più unico che
raro, la Menzogna stessa incarnata in persona.

***

La villa, non c’è che dire, è una vera corte,
ha un finto vulcano e un porticciolo privato,
lì egli riceve i potenti della terra o si esibisce
da cantante-paroliere dinanzi ai cortigiani

estasiati, lì in tutto simile a un monarca,
accoglie amanti, ministre, vallette, ballerine,
nani. Alla corte manca soltanto il fool,
ma a quello rimedia guardandosi allo specchio.

***

Le Istituzioni vanno rispettate, proclama
l’uomo del Quirinale. Ma quando le Istituzioni
non rispettano per prime se stesse, come
si fa a rispettarle? Il rispetto, Signor Presidente,

non s’impone per legge, lo si guadagna
giorno dopo giorno, sul campo. Allora non
si rivolga a noi, comuni cittadini, ma ai
cosiddetti onorevoli di poco o nulla onore.

***

Il ricco porco, eletto a capo dai suoi simili,
alle scrofe da lui montate ripagò il favore
ammettendole al truogolo riservato a pochi,
a suoi legulei, ai suoi giornalisti, ai suoi boia

grufolanti e grugnenti. I porci, com’è noto,
non sono bestie di fiuto fine. Rovistano nel letame,
vi si rotolano, vivono alla giornata. Non sospettano
che un giorno saranno mutati in salsiccia.

***

Precario, lo dice la parola stessa, è colui
che sta come d’autunno sugli alberi le foglie,
sa che prima o poi potrebbe cadere dal ramo.
Per questa incertezza inumana che logora mente

e cuore, con questa legge si pone immediato
rimedio allo sconcio avvilente e pertanto
d’ora in avanti il precario avrà la certezza
assoluta di restare per sempre precario.

***

“Le parole sono pietre!” – mi rimproverano offesi
i sicofanti di destra e sinistra perché ho detto che
questo governo è marziano, fatto di replicanti. Loro
adoperano infatti un altro vocabolario condiviso:

mignottocrazia, pecorone, misirizzi frenetico, favorita
dell’harem, coglione, imbecille, pannolone, venduto.
A loro il linguaggio non si forma nel cervello, ma nel ventre
e quindi non emettono fonemi, ma borborigmi, rutti, scoregge.

***

Ogni giorno in questa enorme Porta Portese
che viene ancora per poco chiamata Italia,
lui imperversa col suo: “Venghino, signori!”
e spaccia toccasana truffaldini, elisir buoni

per tutti i mali. S’affollano i creduloni, si
contendono il rimedio miracoloso, l’aria
fritta, il niente in boccetta. Intanto, c’è chi
provvede ad alleggerire le tasche dei presenti.

***

Ha fatto le corna a un ministro straniero durante
una foto di gruppo, ha chiamato kapò un deputato
tedesco, ha proclamato Bush il più grande dei

presidenti americani, ha detto d’aver dovuto
sedurre la presidentessa finlandese, ha tentato di

baciare un’operaia russa, ha fatto cucù alla Merkel…
Non ci resta che questo perché ancora si parli
dell’Italia nel mondo? Non è meglio l’oblio totale?

***

Guardale bene, ma tutte in fila, queste belle facce,
non hai che da scegliere tra la stupidità e l’arroganza,
tra la scelleraggine e l’acqua santa, tra la supponenza
e la scempiaggine, tra la dissennatezza e la demenza,

tra la truffa e la rapina, tra l’aspersorio e il manganello,
tra l’inganno e il mercimonio, tra la chiesa e il bordello,
tra il corrotto e il corruttore, tra il razzista e l’alalà,

tra il baro e il mentitore… E non finisce purtroppo qua.
(17 luglio 2020)





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