Annozero, il segno del comando e l’assenza di reazioni
di Giovanni Perazzoli
È ovvio, la sproporzione è troppa. Da una parte l’assenso o il silenzio davanti a mille picconate di regime alla democrazia e dall’altra un coro di cortigiano sdegno, con annessa sanzione, per una vignetta di Vauro e per un programma d’informazione, neanche smentito nei fatti. In questa sproporzione immensa, che è così grande che neanche la si vede più, si concretizza, platealmente, il declino della nostra democrazia.
Già la sola sconcertante richiesta di una trasmissione di “riparazione” dovrebbe da sola sdegnare l’opinione pubblica – se esistesse. E lanciare una campagna politica per le subitanee dimissioni del direttore generale della Rai. Che garanzie offre un direttore che lascia intendere che l’informazione è un fatto di equilibri cerchiobottistici? Ci ritroviamo a dire le solite cose: i fatti non sono né di destra né di sinistra, il giornalismo è un’altra cosa, ecc. Certo, bisogna ripeterle perché solo se gli argomenti sono presenti possono contendere lo spazio alla significazione della realtà opacizzante e stordente. Ma evidenziando l’abuso, l’ingiustizia, l’azione del regime o comunque si voglia dire, non si rivela niente a nessuno. O quasi. E allora?
Nei fatti la punizione di Santoro è servita solo a dimostrare chi comanda. Santoro dovrà “riparare” in una delle prossime puntate (ovvero, campa cavallo…) e Vauro è stato sospeso, ma solo per una puntata. Non è una retromarcia della Rai. Quello che conta è dimostrare all’opinione pubblica la forza del Capo. Dimostrare che esiste un esercito di sodali pronto a intervenire. E questo nonostante sia evidente il torto. Tanto più è evidente, tanto più forte è il Capo che impone l’insensata punizione. Se a scomodarsi è al massimo qualche penna brillante – almeno per non perdere i lettori sdegnati – il gioco è fatto, la partita è vinta. L’Italia sarà un po’ meno democratica. Un bel trappolone anche per La Repubblica, visto che Garimberti è il presidente della Rai.
Un tempo gli oppositori si uccidevano o si mandavano al confino. Oggi non serve più, semplicemente perché il potere è diventato meno ansioso, ma più scientifico e sociologo. L’importante è dimostrare che si innesca un sistema di alleanze e che nessuno reagisce davanti all’ennesima picconata alla democrazia. Due risultati in uno: da una parte si demolisce la democrazia, dall’altra si rappresenta la propria forza.
Sebbene sia piuttosto nutrita la schiera di chi abbocca alla propaganda, sono molti di più quelli che, anche per elementare qualunquismo italico, non ci cascano. Tuttavia, proprio perché vedono che, davanti all’abuso più evidente, nessuno reagisce adeguatamente, attribuiscono potere al Capo; e poiché non hanno alcun interesse alla democrazia, si adeguano. È il vero trionfo del qualunquismo. Il potere deve sempre rappresentarsi attraverso dei simboli. Non è un calcolo raffinato, è il calcolo stesso del potere: dimostrare la propria forza. Lo sanno bene ad esempio i boss della mafia. Ma anche i bambini che si fronteggiato mostrando nelle alleanze la loro forza e il loro prestigio.
La domanda è allora molto semplice: perché nonostante il gioco sia molto più che chiaro – perché è addirittura intuitivo, animale, istintivo – nessuno lo fronteggia veramente? Perché davanti alle picconate continue verso la democrazia, l’opposizione si limita a frasi generiche, dal punto di vista comunicativo indistinguibili da tante altre? Perché non si chiedono, almeno solo simbolicamente, le dimissioni del direttore della Rai?
La risposta ce la siamo data forse da soli. Si tratterebbe di opporsi a una forza irresistibile. Ma tanto irresistibile quanto invisibile. Oppure non è così, ma semplicemente non esiste alcun interesse ad opporsi.
Ci viene raccontato che davanti ai colpi di piccone è opportuno mantenere l’”equilibrio istituzionale”. In realtà gli studiosi di comunicazione politica hanno imparato quello che già istintivamente sapevamo: che se non c’è una risposta netta, un vero “alt!”, l’arroganza avanza, si prende nuovi spazi, e ogni giorno è peggio. Il problema non è dire qualcosa di sinistra, ma dire qualcosa di democratico.
(16 aprile 2009)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.