Bello ciao!
Ritual la sceneggiata
con cui l’ex crapa pelata
tratta il 25 aprile.
Ogni anno un nuovo stile
per irridere l’evento
che ci dette il salvamento.
Circa quindici anni fa
festeggiò Sua Indegnità
con amici e famigliari
presso casalinghi altari.
L’anno dopo non andò,
qualcun disse: “Silvio, no!
Esser può pericoloso…”
e lui, sempre coraggioso,
stette a casa, ben contento.
Dopo un lustro l’elemento
tutto a un tratto si svegliò
e a Torino blaterò
di un’eroica mamma Rosa
a un antifascista sposa
e spavalda coi nazisti
e delle giornate tristi
che passava in verde età
in attesa del papà
ch’era in Svizzera fuggito.
Che la Resistenza è un mito
disse il quasi partigiano
al teatro Carignano.
Silvio nel duemilatre
sta in Sardegna coi lacché.
Alla stampa ha raccontato:
“Carlo Azeglio mi ha invitato,
ma ho bisogno di riposo,
fu un periodo faticoso.
E ho una mano da curare:
l’ho slogata a scampanare
in dicembre a San Giuliano
in aiuto al sacrestano.
Con la corda ho scampanato,
ma per terra son cascato
e ho fottuto la mancina:
sempre lì sta la rovina!
Perciò niente Quirinale,
ma mi spiace, è naturale…”
Dell’Italia il vituperio
l’anno dopo va a Macherio
a cantar con Apicella.
La Liberazione è bella,
ma val men di una canzone…
Poi nel cinque il bel campione
sale fino al Quirinale
con cravatta eccezionale,
rossa e dice: “Sono in tono.”
Nel duemilasei sta buono
e nel sette osanna gli Usa
e al texano fa le fusa:
“Di Bush grazie al patatrac
democratico è l’Iraq!”
L’anno scorso un veccho amico
ha incontrato, Ciarrapico,
un acerrimo fascista,
con un gesto da statista
dell’Italia rispettoso.
Oggi dice baldanzoso:
“Ho deciso che quest’anno,
superando il vecchio affanno,
farò il 25 aprile.
Sento l’obbligo civile
di far men rossa la festa!”
La notizia è assai funesta
poiché nel duemilanove
Berlusconi fa le prove
per salire al Quirinale.
Di lassù dirà tal quale:
“Io quand’ero ancor bambino
combattei il repubblichino
e, scappato su pei monti
per aprir nuovi orizzonti,
con il mio mitragliatore
ho cacciato l’invasore.
Se c’è stata Resistenza
fu sol per la mia presenza!”
E quel dì il caiman nefando
Bella ciao! andrà cantando,
inneggiando ai partigiani
per fregare gli italiani
che, da veri masochsti,
l’hanno in cul ma non son tristi.
(24 aprile 2009)
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