Benedetto XVI sulla 194 non ha il sostegno di tutti i cattolici

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di Vittorio Bellavite (portavoce di Noi Siamo Chiesa)

L’intervento di ieri di Benedetto XVI vuole portare tutta la Chiesa italiana sulla linea dell’opposizione esplicita alla legge 194. Mi pare che tante cose debbano essere ancora discusse e che dubbi e resistenze siano diffusi anche nel mondo cattolico. Vorrei tuttavia proporre alcune facili osservazioni: non è responsabile anche il Magistero pontificio delle difficoltà a prevenire gravidanze indesiderate nel momento in cui continua a sostenere una posizione contraria agli anticoncezionali (ribadita ancora sabato scorso) che una buona parte dei credenti, del clero e dei teologi non condividono?

E la carente politica a favore della famiglia e della natalità, tanto deprecata, non è forse da addebitare a cattolici dichiarati che, in diverse forme, dal 1945 a oggi, sono stati e sono i principali responsabili del governo del paese? Mi sembrerebbe necessaria da parte dei vescovi una severa ed esplicita critica nei loro confronti. Ma non è mai stata fatta.

Voglio anche ricordare che i credenti, nel referendum del 1981, votarono per la conferma della legge 194 dopo che il testo originario fu modificato in Parlamento proprio con il contributo determinante di parlamentari cattolici che vi introdussero interventi di prevenzione ed altre norme utili a meglio regolamentare il "male minore" dell’interruzione controllata, in presenza del diffuso e grave fenomeno degli aborti clandestini. E questi cattolici, che non condivisero la linea dei vescovi che proponeva l’abrogazione completa della 194, votarono, in un referendum svoltosi in contemporanea di cui pochi si ricordano, contro la cancellazione, proposta dai radicali, di alcune norme della legge che avrebbero permesso una liberalizzazione indiscriminata dell’aborto sulla base di una cultura individualista che non condividevano e che non condividono.

Ora bisogna applicare bene la legge. Si ha notizia dell’aumento del numero di interventi di interruzione della gravidanza fatti privatamente e a pagamento. Essi sono probabilmente facilitati da tempi di attesa troppo lunghi nelle strutture sanitarie, almeno in alcune regioni. Mi chiedo quante siano le dichiarazioni di obiezione, consentite dalla legge, fatte dal personale sanitario, che sono effettivamente fondate su motivi ideali o di principio. Penso che si potrebbe riprendere una vecchia proposta, che consiste nell’obbligare il medico o l’infermiere obiettore a rendere credibile la sua obiezione con l’obbligarlo a prestare, in misura ragionevole, alcuni servizi volontari e gratuiti nella struttura sanitaria dove lavora (od anche altrove, secondo le opportunità). Si avrebbe una prova della serietà dell’obiezione e, probabilmente, avremmo molti più medici impegnati nell’applicare la legge e meno interventi clandestini.

Aggiungo in calce la posizione di "Noi Siamo Chiesa" sulla 194".

13 maggio 2008

La posizione di "Noi siamo Chiesa" sulla legge n. 194

"Noi Siamo Chiesa" (NSC) ha sempre sostenuto che "la 194 è una legge positiva, che ha affrontato, laicamente, un reale problema sociale e che ha affermato con determinazione il valore della vita, preoccupandosi di creare le condizioni perché l’aborto sia evitato o perché, alla peggio, avvenga in condizioni accettabili, sottraendolo alla clandestinità ed alla speculazione. La legge è stata efficace e gli aborti sono molto diminuiti. La legge non può che riconoscere e rispettare la libertà di decisione della donna in una situazione come quella della gravidanza così intimamente connessa con il suo essere fisico, psicologico e con le sue prospettive esistenziali. E, per quanto possa essere faticoso da accettare, lo stesso giudizio etico (anche quando illuminato dalla fede) deve fermarsi ed avere il massimo rispetto delle decisioni della donna, che molto spesso sono assunte in condizioni personali molto difficili. Ma, per tutte e per tutti, e soprattutto per i credenti, l’interruzione volontaria della gravidanza rimane un fatto traumatico, una violenza grave all’ordine della natura e della creazione e pone continuamente il problema della sua prevenzione" (comunicato del 10 gennaio 2006).

(14 maggio 2008)



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