Berlusconi e clero, barbarie di dominio
di Pierfranco Pellizzetti
Forse lo fermeranno, il premier folle Berlusconi. Forse saranno i sondaggi, che evidenziano come la maggioranza degli italiani stia con gli Englaro e non con i loro ributtanti persecutori, a fargli cambiare parere.
Forse saranno i più prudenti tra i famigli e i camerieri di Casa a fargli ritirare il decreto che blocca ancora una volta la conclusione della vicenda infinita di Eluana.
Forse.
Certo è che mai come in questo momento, in cui l’omarino mannaro alla guida del nostro governo dichiara con invereconda chiarezza che lui se ne sbatte altamente di ogni forma di decenza, che lui fa solo quello che gli pare e conviene, mai come in questo momento ci ha attanagliato la terrorizzata consapevolezza delle grinfie beluine in cui siamo finiti.
Ormai le categorie politiche sono saltate. Non vale più la pena lambiccare di destra o centrodestra, sinistra o centrosinistra, di riformismo o liberismo. Qui siamo alla pura e semplice animalità barbarica. Peggio, alla mutazione dell’intero corpo istituzionale in un unico organismo monocellulare (la cellula onnivora Berlusconi) che risponde solo e soltanto a una pulsione: la famelicità neurovegetativa.
La famelicità di dominio che trova conveniente colludere con l’altrettanta famelicità di dominio di un secondo organismo ameboide: quell’alto clero popolato da grassi prelati, che sembrano uscire dal pennello deformante di Botero, e diafane eminenze verdognole, forse scivolate fuori da un quadro di El Greco.
Dagli immondi connubi tra questi due orrori prende corpo quel mostro di una bioteologia mediatica che negozia e scambia con il neopaganesimo ghignante di un amorale cronico. Orrore che si aggiunge all’orrore: una trattativa giocata sul ventre intubato di Eluana Englaro.
(7 febbraio 2009)
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