Berlusconi e i processi, botta risposta Vespa/Travaglio

MicroMega

BALLA A BALLA
di Marco Travaglio, da l’Unità, 2 ottobre 2008

L’altra sera, a “Porta a Porta”, Rosy Bindi e Di Pietro contro Gasparri e Verdini. A un certo punto, però, colpo di scena. Gasparri avverte Di Pietro: “Attento che Vespa di Giustizia se ne intende”. Qualcuno intravede un’allusione alla sua signora, la giudice Augusta Iannini, già intima di Squillante e dunque promossa da Castelli, Mastella e Angelino Jolie a direttore del ministero della Giustizia. Bruno Vespa, in arte Fede, capisce al volo: imparziale come sempre, si unisce al duo Pdl e comincia a pestare Di Pietro. Tre contro uno. Tema: i processi al Cainano: “Se Berlusconi – sostiene l’insetto – è un’anomalia, lo sono pure i 26 suoi processi, dai quali è sempre uscito assolto”. Pari e patta. Di Pietro prova a ricordare di averne avuti 33, di processi, ma lui si dimise da pm e da ministro per farsi giudicare (bella forza, era innocente), mentre il Cainano si assolve da sè depenalizzando i suoi reati e dimezzando la prescrizione con leggi ad personam.
Vespa, aspirante Ghedini, dice che “su 26 processi, 4 sono in corso, 4 sono finiti in prescrizione e 18 in assoluzione”. Tutti “successivi alla discesa in campo”. Parla di appena “4 leggi ad personam”. E sostiene che, per le tangenti alla Guardia di Finanza, “Berlusconi è stato assolto con formula piena”, mentre “il caso di Lentini al Milan era analogo a quello di Dino Baggio alla Juve, ma Agnelli non fu nemmeno chiamato a testimoniare, mentre Berlusconi fu condannato”. Cinque balle in cinque frasi.
1) Le leggi ad personam sono 16: decreto Biondi, Tremonti, rogatorie, falso in bilancio, Cirami, Maccanico-Schifani, ex-Cirielli, Gasparri, salva-Rete4, Frattini, condoni fiscale e ambientale, Pecorella, bloccaprocessi, Alfano, prossimamente intercettazioni.
2) Prima della discesa in campo, Berlusconi era già stato indagato nel 1983 (poi archiviato) per traffico di droga e imputato nel 1989 per falsa testimonianza sulla P2 (colpevole, ma salvo grazie all’amnistia del 1990); nel 1992-93 vari manager del suo gruppo erano sott’inchiesta per i fondi neri di Publitalia e del Milan, tangenti a Dc, Psi e Cariplo. Come scrive il gip bresciano Carlo Bianchetti nel 2001, archiviando le denunce berlusconiane contro il pool di Milano: “L’impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato”. Anzi, è probabile che sia sceso in campo per salvarsi dalle inchieste già aperte sul suo gruppo, prevedendo che sarebbero giunte fino a lui.
3) I processi al Cavaliere non sono 26, ma 15: 5 in corso (corruzione Saccà, corruzione senatori, corruzione giudiziaria Mills, fondi neri Mediaset, Telecinco in Spagna) e 10 già conclusi, più varie indagini archiviate (6 per mafia e riciclaggio, 2 per le stragi mafiose del 1992-’93, ecc.).
Nei 10 processi già chiusi, le assoluzioni nel merito sono solo 3: 2 con formula dubitativa (comma 2 art.530) per i fondi neri Medusa e le tangenti alla Finanza (“insufficienza probatoria”), 1 con formula piena per il caso Sme-Ariosto/1. Altre 2 assoluzioni – All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2 – recano la formula “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: l’imputato se l’è depenalizzato (falso in bilancio). Per il resto: 2 amnistie per la falsa testimonianza sulla P2 e un falso in bilancio sui terreni di Macherio; e 5 prescrizioni, grazie alle attenuanti generiche, che si concedono ai colpevoli, non agli innocenti: All Iberian/1 (finanziamento illecito a Craxi), caso Lentini (falso in bilancio con prescrizione dimezzata dalla riforma Berlusconi), bilanci Fininvest 1988-’92 (idem come sopra), 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest (come sopra), Mondadori (corruzione giudiziaria del giudice Metta tramite Previti, entrambi condannati).
4) Dunque, per le mazzette alla Finanza, niente formula piena, ma insufficienza di prove.
5) Il caso Lentini non era affatto analogo al caso Baggio: Lentini fu pagato dal Milan con fondi neri extrabilancio (reato), Baggio con una donazione personale di Agnelli (non reato). E comunque, per Lentini, Berlusconi non è mai stato “condannato”. Ora non vorremmo che l’imparziale insetto dovesse risponderne all’Authority o, Dio non voglia, scusarsi in diretta. Ma non c’è pericolo: in tv deve scusarsi chi dice la verità, non chi racconta balle. Emilio Vespa è in una botte di ferro.
Marco Travaglio

"I PROCESSI A BERLUSCONI, GLI ERRORI DI TRAVAGLIO"
di Bruno Vespa, da l’Unità, 8 ottobre 2008

Caro Direttore,
su l’Unità del 2 ottobre Marco Travaglio mi scarica addosso la consueta serie di insulti che fanno godere chi dell’antiberlusconismo (e si parva licet dell’antivespismo) hanno fatto una ragione di vita, ma non aiutano a capire la realtà e costituiscono per il Cavaliere una polizza formidabile per fargli superare non solo il record di durata di Giovanni Giolitti, ormai alle viste, ma anche quello dell’altro Cavaliere, Benito Mussolini.
Dibattendo a braccio con Di Pietro, ho parlato di 26 processi. Ricordavo male il numero di quelli per mafia. Come invece ho riportato nel mio libro ‘Viaggio in un’Italia diversa’ i processi piovuti addosso a Berlusconi dopo il suo ingresso in politica sono 22 e non 15 come sostiene Travaglio. Scrivo nel libro a proposito di una vecchia, ma sempre correttissima polemica con Di Pietro: “Gli ricordo un nostro vecchio incontro a Milano, il 20 luglio 1993. Avevamo appuntamento a pranzo, e l’allora pubblico ministero arrivò tardi e stravolto. Si era appena suicidato Gabriele Cagliari. Gli chiesi come mai Mani pulite avesse messo sotto schiaffo quasi tutti i principali imprenditori italiani tranne Berlusconi. «Perché Berlusconi» mi rispose «finanzia i partiti regalandogli spot elettorali, e questo non è reato.» Più tardi Gianni Letta mi avrebbe confermato che la Procura milanese era arrivata a tale conclusione dopo aver visionato la documentazione relativa. Chiedo oggi a Di Pietro come metta d’accordo questa sua vecchia affermazione che lui ebbe sempre la correttezza di non smentire con il quadro criminale che mi fa adesso del Cavaliere. L’opinione è, evidentemente, mutata. «Berlusconi entra in politica il 14 gennaio 1994. Tra il 1992 e il gennaio 1994 alcuni suoi collaboratori vengono condannati per tangenti alla guardia di finanza. Il tribunale di Brescia, quando noi pubblici ministeri di Mani pulite fummo denunciati da Berlusconi e da Previti, disse in sentenza: non è vero che i magistrati si sono messi a indagare su di lui dopo il suo ingresso in politica…»
Ho chiesto agli avvocati del Cavaliere e della Fininvest l’elenco completo dei procedimenti penali ai quali sono stati sottoposti l’attuale presidente del Consiglio e il suo gruppo da prima che iniziasse la stagione di Mani pulite a oggi. Ho contato 66 processi. Precedentemente al mio pranzo con Di Pietro, ne erano stati aperti soltanto 3, e nessuno riguardava Berlusconi (e, aggiungo, adesso non c’era stata nessuna condanna per tangenti alla Guardia di Finanza) . Dal 1994 a oggi sono stati aperti 66 procedimenti penali rilevanti riconducibili, direttamente o indirettamente, al Cavaliere e al suo gruppo. La successione è questa: 11 nel 1994, 1
6 nel 1995, 13 nel 1996, 9 nel 1997, 6 nel 1998, 4 nel 1999, 2 nel 2001, 1 nel 2004, 4 nel 2005. Tra i casi più clamorosi, l’inchiesta a carico di Berlusconi e il suo proscioglimento con l’accusa di associazione mafiosa e per gli attentati mafio-terroristici del 1992-93 (a Firenze in via dei Georgofili, a Roma al Velabro e contro Maurizio Costanzo, a Palermo per le stragi in cui m o r i rono Falcone e Borsellino). Il Cavaliere non ha mai avuto condanne definitive, né, contrariamente alle voci correnti, è stato assolto grazie alle discusse «leggi ad personam». Quando è stato assolto per prescrizione, infatti, l’assoluzione è intervenuta prima della legge Cirielli. In altri casi è stato assolto per non aver commesso il fatto, o perché il fatto non sussiste. L’inchiesta più eclatante, quella per tangenti alla guardia di finanza, per la quale gli fu notificato dal «Corriere della Sera» l’invito a comparire nel novembre 1994, mentre da presidente del Consiglio si trovava a Napoli per presiedere un convegno dell’Onu sulla criminalità, si è conclusa sette anni dopo, nel 2001, con un’assoluzione piena. Complessivamente, Berlusconi è stato indagato e processato 22 volte: 8 volte è stato scagionato con provvedimenti di archiviazione, di cui due nella stessa indagine per mafia a Palermo; 10 volte è stato assolto, di cui due per non aver commesso il fatto, una perché il fatto non sussiste, cinque per intervenuta prescrizione (di cui tre prima della legge Cirielli, che accorcia i tempi di prescrizione), due perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato dopo la riforma del falso in bilancio. (È questa una legge di cui Berlusconi si è giovato, ma che difficilmente potrebbe essere liquidata come «ad personam», poiché era stata invocata da molti anni dall’avvocatura. Prima della riforma, il falso in bilancio era un reato di pericolo. Si veniva, cioè, condannati anche se non si era arrecato danno ad alcuno. Dopo la riforma, il reato di pericolo è rimasto in forma assai attenuata e con una prescrizione molto rapida, mentre viene perseguito quando effettivamente è stato arrecato un danno ai soci. Ai tempi di Mani pulite, il falso in bilancio era il classico sistema per incastrare imprenditori sui quali non erano emersi fenomeni di corruzione e concussione.). Berlusconi è in attesa dell’archiviazione dell’indagine Telecinco (dopo che il tribunale spagnolo ha assolto tutti gli otto imputati per i quali è già stato celebrato il processo), mentre resta imputato o indagato in altri quattro processi: due per diritti televisivi, uno per il caso Mills e uno per le intercettazioni telefoniche con Agostino Saccà, l’ex direttore di Rai Fiction”.
Di tutti i 22 procedimenti mi sono stati forniti data e numeri di protocollo. Al contrario di quanto ha scritto Travaglio, Berlusconi non risulta mai indagato per droga e per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello. Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi. Non è vero che Berlusconi è stato assolto per insufficienza di prove dal processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza che fece precipitare la crisi del suo primo governo. Su quattro capi di imputazione, per tre ha avuto l’assoluzione per non aver commesso il fatto e solo per il quarto l’insufficienza di prove.
Non ho né la veste, né soprattutto la voglia di sostituirmi all’avvocato Ghedini. Ho scritto e ripetuto negli anni che Berlusconi, come tutti gli imprenditori, non è una mammola. Ma che trovo del tutto anormale che questa bufera giudiziaria gli sia stata scatenata addosso solo dopo il suo ingresso in politica. Se l’opinione pubblica lo ritenesse un mascalzone stragista, non lo avrebbe rieletto per acclamazione.
Un’ultima cosa. Travaglio ricorda che mia moglie era ‘vicina a Squillante’. Mi permetto di ricordare che Renato Squillante era presidente della sezione gip di Roma di cui mia moglie era giudice. Marco Travaglio è andato per un paio d’anni in vacanza con Giuseppe Ciuro, maresciallo della Finanza distaccato all’Antimafia e fonte preziosa per i giornalisti di passaggio. Ciuro sarà poi condannato per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo e per favoreggiamento del ‘re delle cliniche’ Michele Aiello, condannato a sua volta in primo grado a 14 anni per associazione mafiosa. Il legale di Aiello ha detto che il suo cliente, su segnalazione del maresciallo, pagò un soggiorno in albergo di Travaglio. Travaglio ha smentito. Ma alla fine della fiera, giudichi il lettore qual è la situazione più imbarazzante.
Grazie e cordialità,
Bruno Vespa

RISPOSTA A BRUNO VESPA
di Marco Travaglio, l’Unità, 8 ottobre 2008

Bruno Vespa continua a mentire in questa lettera, come l’altra sera a “Porta a Porta”. Del resto, se la sua fonte super partes sono “gli avvocati di Berlusconi e della Fininvest”, la cosa è comprensibile. I processi al Cavaliere non sono né 66, né 26, né 22: sono i 17 (non 15, come risultava da un refuso) che ho elencato nel mio articolo. Il fatto che Di Pietro, nel ’93, dicesse che Berlusconi non pagava i partiti cash, ma con sconti sugli spot, dipende dal fatto che allora non risultavano ancora i 23 miliardi girati dalla Fininvest a Craxi tramite i conti esteri di All Iberian (scoperti sono tre anni dopo). Né all’epoca Di Pietro poteva prevedere che un anno dopo un sottufficiale della Finanza avrebbe confessato una tangente Fininvest dopo una verifica fiscale; che due anni dopo Stefania Ariosto avrebbe raccontato le mazzette di Previti ad alcuni giudici romani con soldi Fininvest; che dal ’93 in poi numerosi mafiosi collaboratori di giustizia avrebbero raccontato di rapporti fra il duo Dell’Utri-Berlusconi e la mafia; né che Mediaset avrebbe occultato negli anni seguenti centinaia di miliardi di fondi neri su 64 società off-shore; né che il Cavaliere avrebbe tentato nel 2007 di comprare senatori dell’Unione e di sistemare a Raifiction alcune ragazze del suo harem; e così via.
Altre balle assortite. 1) Per le tangenti alla Finanza, Berlusconi non è stato “assolto con formula piena”:condannato in primo grado per corruzione, dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche, è stato assolto in Cassazione con formula dubitativa (la Suprema Corte scrive “insufficienza probatoria” e cita il comma 2 dell’art.530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia insufficienza di prove). 2) Non è vero che l’invito a comparire per le mazzette alla Finanza fu “notificata a Berlusconi dal Corriere della sera”: la sera del 21 novembre ’94 i carabinieri che lo attendevano a Roma gli telefonarono mentre lui stava a Napoli e gli lessero il contenuto dell’atto, dunque è falso che l’indomani 22 novembre lui non sapesse nulla quando la notizia, ormai non più coperta da segreto, fu pubblicata dal Corriere. 3) Vespa, con grave sprezzo del ridicolo, scrive poi che “contrariamente alle voci correnti”, Berlusconi “non è stato assolto grazie alle discusse ‘leggi ad personam’”. Spiacente di deluderlo, ma Berlusconi l’ha fatta franca per ben 5 volte (su 12) grazie alle leggi ad personam fatte da lui e usate da lui: 2 volte (nei processi per falso in bilancio All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, nel senso che il premier Berlusconi ha depenalizzato il reato d
ell’imputato Berlusconi; e altre 3 volte per altre fattispecie di falso in bilancio che, pur rimanendo reato, hanno visto ridursi la pena e dimezzarsi i termini di prescrizione grazie alla stessa “autoriforma” Berlusconi (caso Lentini, bilanci Fininvest 1988-’92, 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest). Parlando di un altro processo, la signora Augusta Iannini in Vespa ha recentemente scritto a Dagospia che “non si è mai visto un proscioglimento pieno (fatto non costituisce reato e fatto non sussiste) determinato dalla concessione delle attenuanti generiche che, invece, rilevano per l’applicazione della prescrizione”. Mi associo. 4) “Berlusconi mai indagato per droga”: invece lo fu nel 1983 dalla Guardia di Finanza, indagine poi archiviata. 5) “Per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello”:appunto, come avevo già scritto io, senza la provvidenziale amnistia del 1989 la Corte d’appello di Venezia, ritenendolo colpevole di falsa testimonianza, l’avrebbe condannato. 6) “Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi”. Falso: le indagini sul Milan nascono a Torino nel 1993, e quelle sui fondi neri di Publitalia a Milano sempre nel ’93. Berlusconi scende in campo nel gennaio 1994. 7) “Il processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza fece precipitare la crisi del suo primo governo”. Falso. Il gip di Brescia Carlo Bianchetti, nell’ordinanza del 15 maggio 2001 con cui archivia (su richiesta della stessa Procura) la denuncia berlusconiana contro il pool di Milano per attentato a organo costituzionale, scrive: “Alla causazione del cosiddetto ‘ribaltone’, è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell’invito a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell’allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di “sfiduciare” il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella caduta dell’Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994,e perciò due settimane prima della pubblicazione della notizia dell’invio all’on.Berlusconi dell’invito a presentarsi; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del cosiddetto Polo delle libertà, risalente alla fine dell’agosto 1994, allorché l’on. Bossi era venuto a sapere dell’intenzione del capo del governo di ‘andare alle elezioni anticipate in autunno’”. Strano che lo “storico” Vespa ignori tutto questo. 8) Se avesse letto quell’ordinanza, seguita ad anni di indagini e di testimonianze di tutti i protagonisti della vita politica e giudiziaria di quegli anni, il nostro storico improvvisato saprebbe anche che “l’impegno politico del denunciante (Berlusconi, ndr) e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato”. Anzi, Berlusconi confidò a Biagi e a Montanelli: “Se non entro in politica, mi mettono in galera e fallisco per debiti”. Missione compiuta. 10) Tralascio per carità di patria le infamie che, buon ultimo, il “dottor Fede” – come lo chiama affettuosamente l’amato Cavaliere mi rovescia addosso a proposito delle mie vacanze del 2003. Vacanze che non feci con il maresciallo Ciuro, ma con la mia famiglia in un residence dove aveva un villino anche il maresciallo Ciuro, che nessuno fino a quel momento aveva sospettato di nulla (diversamente dal giudice Squillante, che vedi libro del suo collega Misiani era chiacchierato da tempo immemorabile). Vacanze che ho pagato di tasca mia, come ho dimostrato non con una generica “smentita”, ma pubblicando la ricevuta della carta di credito e i due assegni. Se ho ricordato che la signora Vespa era vicina a Squillante, comunque, non è perché io dubiti dell’onestà della signora Iannini, che ho anche avuto l’occasione di conoscere: è perché dubito della serenità di Vespa quando si occupa con grande indulgenza di Previti, Squillante & C., e soprattutto quando invita a “Porta a Porta” i tre Guardasigilli (Castelli, Mastella, Alfano) che hanno nominato sua moglie direttore generale del ministero della Giustizia e, ultimamente, capo dell’ufficio legislativo. Quando Vespa difende le leggi ad personam o nega addirittura che siano ad personam, sta parlando anche del lavoro della sua signora. Il che, in un altro paese, potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d’interessi.
Nel salutare il “dottor Fede”, in arte Vespa, mi complimento con lui per essere riuscito a sponsorizzare il suo nuovo libro anche sull’unico giornale che non gli aveva ancora dedicato le consuete raffiche di anticipazioni e recensioni encomiastiche. E lo ringrazio di attribuirmi il merito dell’eccezionale longevità politica di Berlusconi. Ma temo che mi sopravvaluti: diversamente da lui, sono sprovvisto di scrivanie di ciliegio modello “Contratto con gli Italiani”.
Marco Travaglio

BERLUSCONI E I SUOI PROCESSI
di Bruno Vespa l’Unità, 11 ottobre 2008

Cara Direttrice,
ti chiedo spazio per un’ultima volta su caso Travaglio.
Se scrivo nel mio libro che Berlusconi dopo l’ingresso in politica ha avuto 22 processi e non 15 o 17 come scrive Travaglio, è perché ho i numeri di protocollo che sono costretto ad esibire.
1) N° 842/95 (Falso in bilancio Fininvest per libretti al portatore. Archiviato).
2) N° 6081/95 (Edilnord commerciale. Archviato).
3) N° 6031/94 (Palermo associazione mafiosa, archiviato nel ’97; riciclaggio, archiviato nel ’98).
4) N° 1370/98 (Caltanissetta su stragi Falcone e Borsellino, archiviato).
5) N° 3197/96 (Firenze su strage via dei Georgofili, archiviato)
6) N° 3000/96 (Progetto Botticelli, archiviato)
7) N° 11343/99 (Lodo Mondadori, prosciolto dal Gup perché il fatto non sussiste, amnistiato in appello e in Cassazione).
8) N° 11262/94 (Tangenti Guardia di Finanza, assolto per non aver commesso il fatto per tutti i capi d’imputazione tranne uno in cui c’è stata assoluzione per insufficienza probatoria).
9) N° 9811/93 (All Iberian, assolto per intervenuta prescrizione).
10) N° 10594/95 (Medusa, assolto per non aver commesso il fatto).
11) N° 4262/95 (Macherio, assolto da tre imputazione perché il fatto non sussiste e da una per amnistia).
12) N° 11747/97 + 12193/98 (Corruzione Ariosto Sme, assolto per non aver commesso il fatto e perché il reato non sussiste).
13) N° 5888/02 (Falso in bilancio Ariosto Sme, assolto perché il fatto non costituisce reato).
14) N° 735/96 (“Consolidato, falso in bilancio”, assolto perché il reato si è estinto per prescrizione).
15) N° 2569/99 (All Iberian 2, assolto perché il fatto non è più prevista dalla legge come reato).
16) N° 2569/99 (Lentini. Estinto per prescrizione).

Altri tre procedimenti (“Diritti”, “Mills”, “Mediatrade”) sono in corso come il processo Telecinco in attesa di archiviazione dopo che il tribunale ha assolto tutti gli otto imputati per i quali è stato celebrato il processo. E siamo a quota ventuno.
Il 22esimo processo, il più vecchio (N° 5746/93 Viganò Verzellesi ha visto Berlusconi inscritto nel registro degli indagati il 28 genna
io del ’95. L’archiviazione è avvenuta cinque anni dopo. Nessuna indagine è stata dunque avviata su Berlusconi prima del suo ingresso in politica.
Ho sempre sostenuto che il Cavaliere non è entrato in politica solo per “salvare l’Italia dai comunisti”, ma anche per proteggere le sue aziende. I Poteri Forti gli avrebbero fatto fare la fine di Angelo Rizzoli, depredato di tutto. Enrico Cuccia gli aveva fatto revocare dalla sera alla mattina fidi importanti. Glieli mantenne soltanto Cesare Geronzi, l’uomo che avrebbe salvato il Pds dai debiti. Ma soltanto una mente poco lucida può trovare normale che sull’uomo più votato dagli italiani sia stata scaricata addosso una simile valanga che ha finito per giovargli.
Le campagne di Travaglio – come quelle dei suoi amici di piazza Navona – hanno come obiettivo finale l’indebolimento del Partito Democratico. E questa non è una buona cosa per la democrazia italiana. Ma temo che tra i tuoi lettori, cara direttrice, non tutti se ne rendano conto.
Due parole, infine, sul caso Travaglio – Schifani – Ciuro.
A chiunque può capitare di avere in buona fede rapporti con una persona che poi si scopre più che discutibile. Ma occorre un bel coraggio per crocifiggere il presidente del Senato per aver avuto un rapporto con una persona condannata per mafia 14 anni dopo, mentre si trascorrevano ripetutamente le vacanze e si accoglievano le amichevoli segnalazioni di una persona come il maresciallo Ciuro arrestato tre mesi dopo l’ultimo soggiorno con il giornalista e definito “figura estremamente compromessa con il sistema criminale” prima della condanna in Corte d’Appello a 4 anni e 8 mesi per favoreggiamento. Ma Ciuro aveva una grande benemerenza. Come scrivono Marco Travaglio e Saverio Lodato nel loro libro “Intoccabili”, il maresciallo era stato impiegato dal Pubblico Ministero Ingroia (anche lui partecipe delle stesse vacanze) “nell’ultima fase delle indagini su Dell’Utri e sui finanziamenti Fininvest”. Una medaglia d’oro al valor civile.
Cari saluti,
Bruno Vespa


I BRINDISI DELL’AVVOCATO VESPA CON IL VINO DI MANNINO
di Marco Travaglio, l’Unità, 11 ottobre 2008

Vedo che l’avvocato aggiunto Emilio Vespa continua a sostituirsi all’on. avv. Niccolò Ghedini, evidentemente troppo impegnato tra le aule parlamentari e quelle dei tribunali. Purtroppo, diversamente dall’on. avv. Ghedini, è molto disinformato in fatto di giustizia. 1) Dopo aver sostenuto in tv che “Berlusconi ha avuto 26 processi” (addirittura 66, compresi quelli alle sue aziende), ora ripiega sulla più modica cifra di 22. Che però rimane un falso, visto che i processi sono 17, quelli che ho elencato io. Gli altri sono indagini archiviate, delle quali avevo parlato anch’io, conoscendo però la differenza tra processi e indagini (se Vespa non la conosce, può rivolgersi alla sua signora, che fa il giudice, per qualche ripetizione autunnale). 2) Non esistono “assoluzioni per amnistia” o “assoluzioni per prescrizione”. Esiste il “non doversi procedere” per amnistia o per prescrizione, di solito seguito – come nel caso del Cavaliere pluriprescritto – dalla condanna al pagamento delle spese processuali. Che è il contrario dell’assoluzione, in quanto riguarda i colpevoli, non gli innocenti (difficile dichiarare amnistiato o prescritto un reato che non è stato commesso). 3) Per le tangenti alla Guardia di Finanza, Berlusconi ha avuto l’insufficienza di prove per tre mazzette, non per una: la Cassazione, nella sentenza depositata il 7 novembre 2001, scrive: “Tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria, nei confronti di Berlusconi, del materiale indiziario utilizzato dalla Corte d’appello a proposito delle vicende Mondadori, Videotime e Mediolanum…”. Più chiaro di così! 4) Per la tangente Previti-Fininvest al giudice Metta perché sottraesse la Mondadori a De Benedetti e la regalasse a Berlusconi, il Cavaliere non è stato “amnistiato in appello e in Cassazione”: il reato è stato dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche (riservate ai colpevoli, non agli innocenti). 5) Nel caso Sme-Ariosto/falso in bilancio, la formula è “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” perché nel frattempo Berlusconi, cioè l’imputato, l’ha depenalizzato. 6) Vespa insiste nel dire che “nessuna indagine è stata dunque avviata su Berlusconi prima del suo ingresso in politica”. Falso: Berlusconi era già stato processato per falsa testimonianza nel 1989 e indagato dalla Finanza nel 1983 per traffico di droga; e prima del ’94 il pool di Milano indagava su gran parte delle società del suo gruppo: come ogni indagine, anche quelle partivano dai pesci piccoli per poi salire a quelli grossi. Sentendo il fiato dei giudici sul collo, il Cavaliere giocò d’anticipo e si buttò in politica. 7) Non so quali fantomatici “Poteri Forti gli avrebbero fatto fare la fine di Angelo Rizzoli, depredato di tutto”. Angelo Rizzoli, dopo aver consegnato la Rcs alla P2, fece bancarotta e dunque finì in carcere. E’ possibile che Berlusconi, indebitato fino al collo e inseguito dalla Giustizia, avrebbe fatto la stessa fine, ma i poteri forti non c’entrano: c’entra la Giustizia, che avrebbe dovuto occuparsi dei numerosi reati commessi da lui e dalle sue aziende. In un paese normale, chi commette reati finisce in galera. In Italia, la pena massima è Palazzo Chigi. 8) “Soltanto una mente poco lucida può trovare normale che sull’uomo più votato dagli italiani sia stata scaricata addosso una simile valanga che ha finito per giovargli”. Il numero di voti non c’entra nulla col numero dei processi a carico, che dipende dai reati commessi, o meglio dalle notizie di reato raccolte dalla magistratura.
Non so se le inchieste e i processi a carico di Berlusconi siano troppi o troppo pochi: so che sono nati tutti da notizie di reato e che l’azione penale, per ora, è obbligatoria. Forse, se non si fosse circondato di galantuomini del calibro di Gelli, Craxi, Carboni, Previti, Dell’Utri, Mangano e così via, Berlusconi avrebbe avuto meno inchieste e meno processi. Personalmente, trovo più scandaloso che un galantuomo come Francesco Saverio Borrelli abbia avuto 323 iscrizioni sul registro degl’indagati della Procura di Brescia (indagini, comunque, non processi), e soprattutto che nessun Vespa abbia mai inscenato il pianto greco contro l’orrenda persecuzione. 9) Io non ho mai “crocifisso il presidente del Senato per aver avuto un rapporto con una persona condannata per mafia 14 anni dopo”: ho semplicemente fatto sapere agli italiani – così bene “informati” dal dottor Emilio Vespa – che il presidente del Senato era socio di due persone che oggi stanno in carcere per mafia, una delle quali, il boss Nino Mandalà, aveva nelle mani la giunta comunale di Villabate di cui Schifani, a metà degli anni 90, era il consulente urbanistico. Io non faccio “campagne”, io do notizie. E me ne infischio delle sorti del Pdl, del Pd e di tutti gli altri partiti che invece, comprensibilmente, stanno molto a cuore al loro supremo vate di Porta a Porta, che li considera suoi ”editori di riferimento”, come già la Dc di Forlani e Andreotti (altro prescritto che Vespa, mentendo, definisce spesso “assolto”). Su un’unica circostanza concordo col dottor Emilio Vespa: reputo un’opera meritoria le indagini sui rapporti fra Dell’Utri e la mafia, come del resto le ha ritenute il Tribunale di Palermo, che ha condannato il senatore Dell’Utri a 9 anni per mafia (sentenza che dev’essere sfuggita a Vespa, il quale nella puntata successiva alla sentenza si occupò di calcio-scommesse con Aldo Biscardi e Maurizio Mosca).
Siccome poi è così appassionato alle mie vacanze nello stesso residence di un investigatore successivamente arrestato per favoreggiamento, mi auguro che, magari nel suo prossimo libro, il dottor Emilio Vespa ci racconti le sue ferie del 2005, quando il “Giornale di Sicilia” lo immortalò sulla spiaggia di Pantelleria mentre “faceva tuffi nelle acque di Cala Levante insieme all’ex ministro Calogero Mannino”, informandoci che, “nella casa che l’ex ministro ha in affitto, i due hanno mangiato un’insalata accompagnata da un bicchiere di vino della produzione pantesca di Mannino”. Qualche settimana dopo, nelle pagine gastronomiche di “Panorama”, comparve un’entusiastica recensione dei vini made in Mannino. Firmata da chi? Da Vespa, naturalmente, che ne approfittò per rammentare agli enogastronomi l’ingiusta “persecuzione” giudiziaria subìta dall’ex ministro viticultore. Mannino, diversamente dal maresciallo Ciuro, all’epoca dei tuffi e delle bevute con Vespa, non era un insospettabile servitore dello Stato: era un imputato di mafia, rinviato a giudizio da alcuni anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

(13 ottobre 2008)



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