Silvio Berlusconi (Pdl) – Presidente del Consiglio dei Ministri

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Anagrafe Nato a Milano il 29 settembre 1936, primo di tre figli (due maschi e una femmina) di Luigi Berlusconi, impiegato alla Banca Rasini, e Rosa Bossi, casalinga.

Curriculum Laurea in Giurisprudenza; venditore di spazzole elettriche porta a porta; fotografo di cerimonia; bassista e cantante di pianobar su navi da crociera; costruttore; imprenditore; Cavaliere del lavoro; finanziere; assicuratore; editore di tv e giornali; radio e portali Internet; produttore e distributore cinematografico; presidente del Milan; piduista; imputato; politico; 4 legislature (1994, 1996, 2001, 2006).

Soprannome Sua Emittenza, Cavaliere, Banana, Bellachioma, Psiconano e Testa d’Asfalto (B. Grillo), Caimano (N. Moretti), Cainano.

Segni particolari Come tutti i difensori della famiglia che si rispettano, è divorziato e ha almeno due famiglie. Dalla prima moglie, Carla Elvira Dall’Oglio sposata nel 1965, ha avuto due figli (Marina e Piersilvio); dalla seconda, Miriam Bartolini in arte Veronica Lario, conosciuta nel 1980, convivente clandestina dal 1982, ufficializzata nel 1985 e sposata nel 1990, ha avuto tre figli (Barbara, Eleonora e Luigi). Dal 1974 abita ad Arcore a Villa San Martino, già villa Casati Stampa, ottenuta a poco prezzo da un’orfana minorenne, per giunta assistita dall’avvocato Cesare Previti. Non ha mai detto chi fossero i soci della finanziaria luganese Finanzierungesellshaft fur Residenzen Ag, controllante la sua prima società edile, Edilnord Sas, fondata nel 1963. Non ha mai rivelato chi ci fosse dietro ad altre due misteriose fiduciarie ticinesi, la Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding (amministrata dal finanziere Ercole Doninelli), che nel 1973 lo aiutarono a creare la Italcantieri Srl. Non ha mai spiegato perché nel 1974 si mise in casa un «fattore», Vittorio Mangano, che in realtà era un mafioso, previo incontro a Milano con i boss Stefano Bontate, Vittorio Teresi e Francesco Di Carlo (incontro ritenuto provato dal Tribunale di Palermo, che ha condannato Dell’Utri a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa). Non ha mai dichiarato («mi avvalgo della facoltà di non rispondere») da dove venissero circa 250 milioni di euro (valore di oggi, di cui almeno una quindicina in contanti) che gli piovvero dal cielo fra il 1978 e il 1983 e andarono ad alimentare le esangui casse delle 24 (poi salite a 37) società finanziarie denominate «Holding Italiana» 1,2,3 e così via che compongono la Fininvest. Non ha mai svelato perché, a metà degli anni Settanta, durante la costruzione di Milano2, il suo nome non compariva mai ai vertici delle sue società, schermato da una miriade di prestanomi: casalinghe, ragionieri, notai, elettricisti, un cecoslovacco di novant’anni colpito da ictus e paralizzato in carrozzella, persino un parente di Tommaso Buscetta.

Nel 1975, in un condominio di Milano 2, nasce una tv via cavo, Telemilano 58, che passerà ben presto all’etere come Canale5. Nel 1977, appena divenuto Cavaliere del lavoro, Berlusconi entra nel capitale de «il Giornale», fondato nel 1974 da Indro Montanelli.

Nel 1978 viene affiliato alla loggia massonica deviata e occulta «Propaganda 2» (P2) del maestro venerabile Licio Gelli, a cui è stato presentato dal giornalista Roberto Gervaso: tessera numero 1816, grado «apprendista muratore». Di lì a poco comincerà a ricevere crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl (due banche con alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E inizierà a collaborare, con commenti di politica economica, al «Corriere della Sera», controllato dalla P2 tramite Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. Negli stessi anni progetta una serie di speculazioni immobiliari in Costa Smeralda, insieme al faccendiere Flavio Carboni, faccendiere a sua volta legato a personaggi della mafia e della Banda della Magliana. Nel 1980 fonda Publitalia 80, che sarà presto presieduta da Marcello Dell’Utri. Nel 1982 acquista Italia1 da Edilio Rusconi e nel 1984 Rete4 da Mondadori.

Ormai ha il monopolio dei network commerciali. Ma tre pretori, di Torino, Pescara e Roma, gli sequestrano gli impianti che consentono le trasmissioni illegali dei programmi in «interconnessione», cioè in contemporanea su tutto il territorio nazionale. Così spegne le tre tv e grida all’«oscuramento». Craxi vara un decreto urgente (primo «decreto Berlusconi») per legalizzare le illegalità dell’amico Silvio. Ma il decreto non viene convertito in legge perché incostituzionale. Craxi ne impone un altro (secondo «decreto Berlusconi»), minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni anticipate.

Pochi mesi dopo Berlusconi si sdebita bloccando, per ordine di Craxi, l’acquisto della Sme dall’Iri da parte della Buitoni di Carlo De Benedetti, alleandosi con Barilla e Ferrero e ottenendo una strana sentenza nella controversia giudiziaria che ne segue. Sentenza firmata da un giudice che riceverà denaro dagli avvocati di Berlusconi.

Nel 1986 acquista il Milan. Intanto fallisce l’operazione La Cinq in Francia, che chiuderà definitivamente i battenti nel ’90. Maggior successo avrà l’operazione Telecinco in Spagna, a parte un processo per frode fiscale e violazione della legge antitrust (la Spagna infatti ne ha una). Nel 1988 acquista la Standa.

Nel 1990, grazie a una sentenza comprata da Previti con una mazzetta Fininvest al giudice Vittorio Metta, si impossessa della Mondadori, la prima casa editrice italiana, controllata in quel momento dal gruppo Caracciolo-De Benedetti e contenente, oltre al settore libri, alcune prestigiose testate: «la Repubblica», i quotidiani regionali Finegil, «Panorama», «L’espresso» ed «Epoca». Una successiva mediazione politica porterà alla spartizione del gruppo: «la Repubblica», «L’espresso» e giornali locali a De Benedetti, tutto il resto al Cavaliere. Nel 1990 il governo del Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) vara la legge Mammì, detta anche «Polaroid» perché contiene un principio antitrust che fotografa il trust: Berlusconi può tenersi le sue tv (compresa una quota di Telepiù) e la Mondadori, deve soltanto «spogliarsi» de «il Giornale» (che gira al fratello Paolo).

La sinistra Dc ritira i suoi cinque ministri dal governo di Giulio Andreotti, che li sostituisce in una notte. Negli stessi mesi il Cavaliere si fa costruire un mausoleo funerario nel parco della villa di Arcore, progettato dallo scultore Pietro Cascella e liberamente ispirato alla tomba di Tutankamon.

Nel gennaio del 1994, ormai orfano dei partiti amici travolti dallo scandalo di Tangentopoli, fonda Forza Italia ed entra personalmente in politica. «Se non lo faccio, mi arrestano e fallisco per debiti », dice in giro. Si proclama seguace fervente di Mani Pulite, mette insieme An e la Lega (la prima alleata solo al Sud, la seconda solo al Nord) nel Polo delle Libertà. E vince le elezioni del 27 marzo, grazie anche alle opposizioni di centro e di sinistra, che corrono divise, e diventa presidente del Consiglio. Tenta di avere i pm Davigo e Di Pietro nel suo governo, ma i due magistrati rifiutano e lui ripiega su personaggi come Biondi e Previti. Il Berlusconi-1 ha vita breve. Vara il decreto Biondi, subito ribattezzato Salvaladri, per salvare dall’arresto il fratello Paolo e alcuni dirigenti Fininvest indagati per corruzione della Guardia di finanza, ma gli alleati di An e della Lega lo costringono a ritirarlo a furor di popolo. Approva il condono fiscale, edilizio e ambientale. Il 21 novembre viene coinvolto personalmente nell’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza.

Racconta di aver avuto un avviso di garanzia a Napoli durante il G8 e di averlo scoperto leggendo il «Corriere della Sera»: ma non era un avviso di garanzia, bensì un invito a comparire per spiegare un suo incontro con l’avvocato Fininvest Massimo Maria Berruti poco prima che questi depistasse le indagini sulle mazzette del gruppo alla Guardia di finanza; l’invito non gli fu recapitato a Napoli, ma a Roma; a Napoli non c’era alcun vertice del G8, ma un convegno internazionale sulla criminalità; Berlusconi non seppe la notizia dell’indagine dal «Corriere della Sera», ma la sera prima, quando i carabinieri, inviati dal pool di Milano a Roma, gli lessero al telefono il contenuto dell’incartamento. Il 22 dicembre è costretto a dimettersi da presidente del Consiglio, dopo la mozione di sfiducia presentata dalla Lega Nord contro la riforma delle pensioni.

La vicenda giudiziaria non c’entra nulla, ma lui racconta che la colpa è dei giudici e comincia a gridare al «ribaltone». In realtà, non c’è alcun ribaltone: il successore l’ha indicato lui nel suo ministro del Tesoro, Lamberto Dini, salvo poi votare contro il governo istituzionale, sostenuto così soltanto dalla Lega e dal centrosinistra.

Nel 1996, indagato anche per mafia e per corruzione giudiziaria insieme a Previti (dopo l’arresto del giudice Squillante per corruzione da parte della Fininvest, in seguito alle rivelazioni di Stefania Ariosto), Berlusconi perde le elezioni e finisce all’opposizione per cinque anni. Ma il centrosinistra, diviso e rissoso, lo invita a riscrivere la Costituzione nella Bicamerale, evitando di risolvere il conflitto d’interessi e di varare una legge antitrust sulle tv e approvando tutte le leggi contro la giustizia previste nel suo programma (di Berlusconi, non del centrosinistra). Lui alla fine fa saltare la Bicamerale, fa pace con Bossi e rivince le elezioni nel 2001, tornando al governo per cinque anni. Cinque anni di menzogne, di figuracce internazionali, di leggi ad personam, di condoni su condoni, di epurazioni e censure televisive, ma anche di malgoverno in ogni settore della vita pubblica, che lo trascinano alla sconfitta, sia pure di misura, nel 2006. Questa volta al centrosinistra bastano due anni di baruffe, errori e omissioni per riportare Berlusconi in cima ai sondaggi, cioè in pole position per la sua quinta candidatura a Palazzo Chigi. Lui si prepara alla terza rinascita con la solita fiumana di bugie. Raccoglierle tutte sarebbe impossibile (rimandiamo al nostro Le mille balle blu, Rizzoli-Bur, Milano 2006). Ci limitiamo a riportare le ultime in ordine di tempo, raccontate all’inizio di questa campagna elettorale. Per esempio a Tv7, dinanzi a uno sdraiato Gianni Riotta, il 14 febbraio 2008: «Mi sono battuto perché Enzo Biagi non lasciasse la Rai, ma alla fine ha prevalso in Biagi il desiderio di essere liquidato con un compenso molto elevato». O ancora: «Il nostro programma economico è già stato presentato al commissario europeo Almunia, il nostro ministro Tremonti ha avuto un colloquio con lui e penso che sarà condiviso». Sbigottita la replica di Joaquin Almunia: «Non ho ricevuto assolutamente nulla e quindi non posso aver approvato nulla» (21 febbraio 2008).

Balle a raffica anche il 12 febbraio, a Porta a Porta. «Nel 1994 dovetti scendere in campo dopo aver tentato di mettere d’accordo Bossi e Zaccagnini» (ma era Martinazzoli, non Zaccagnini, che risulta morto nel 1989). «Contro i clandestini chiuderò le frontiere» (quali? come?). «La lotta di Prodi e Visco all’evasione ha spaventato gl’italiani» (per la verità ha spaventato gli evasori, che hanno cominciato a pagare un po’ di tasse). «Anche a me danno fastidio quelli che dichiarano meno al fisco e poi fanno il condono, perché se tutti pagassero le tasse anch’io ne pagherei di meno» (peccato che anche lui e Mediaset abbiano usufruito dei condoni approvati dal suo stesso governo, e che lui sia imputato fra l’altro per evasione fiscale). «Sono arrivato, con le mie aziende, ad avere 56mila collaboratori» (ma i borderò della Fininvest, anche nei periodi d’oro, arrivavano al massimo a 28mila). «Non si può non fare il traforo del Frejus» (peraltro già fatto da 130 anni). «I comunisti vogliono abolire la moneta» (ma quali? ma quando?). «Come presidente del Milan, ho vinto più di tutti nella storia del calcio: addirittura il doppio di Santiago Bernabeu» (l’indomani «La Gazzetta dello Sport» dimostra che Santiago Bernabeu, leggendario presidente del Real Madrid, vinse il doppio dei trofei vinti dal Milan berlusconiano). «Io mi sento 35 anni, ma sto lavorando con don Verzè per portare l’età media degli italiani a 120 anni.» Ci farà sapere.

Fedina penale Breve riepilogo della sua carriera di imputato, iniziata nel lontano 1990 quando la Corte d’appello di Venezia ritenne falsa la sua testimonianza a proposito della sua iscrizione alla loggia P2, ma dichiarò il reato coperto dall’amnistia appena varata dal Parlamento.

Tangenti alla Guardia di finanza: condanna in primo grado a 2 anni e 9 mesi per corruzione; prescrizione (grazie alle attenuanti generiche) in appello; assoluzione per «insufficienza probatoria» (comma 2 dell’articolo 530 del Codice di procedura penale) in Cassazione. Condannati invece per corruzione il manager Fininvest Salvatore Sciascia e alcuni ufficiali delle Fiamme gialle, nonché – per favoreggiamento – l’avvocato Fininvest Massimo Maria Berruti, poi promosso deputato di Forza Italia.

All Iberian-1: condanna in primo grado a 2 anni e 4 mesi per i 23 miliardi di lire di finanziamento illecito versati su un conto svizzero di Bettino Craxi; prescrizione (grazie alle attenuanti generiche) in appello, confermata in Cassazione.

All Iberian-2: per i falsi in bilancio relativi a 1200 miliardi di fondi neri su conti esteri, assoluzione «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato», nel senso che lo stesso imputato Berlusconi l’ha depenalizzato per legge.

Medusa Cinema: condanna in primo grado a 1 anno e 4 mesi per 10 miliardi di fondi neri accantonati, nell’ambito della compravendita della casa cinematografica, su alcuni libretti al portatore del Cavaliere; il quale però, in appello, viene assolto con formula dubitativa (art. 530 comma 2) perché è così ricco che potrebbe non essersi accorto del versamento da parte del manager Carlo Bernasconi (condannato).

Terreni di Macherio: assoluzione in primo grado dall’appropriazione indebita e dalla frode fiscale (4,4 miliardi di lire pagati in nero all’ex proprietario dei terreni che circondano Villa Belvedere, dove vive Veronica con i figli di secondo letto) e prescrizione dei falsi in bilancio di due società immobiliari; in appello sentenza confermata e assoluzione anche da uno dei due falsi in bilancio, mentre il secondo rimane ma è coperto da amnistia.

Caso Lentini: per i 10 miliardi di lire versati in nero dal Milan al Torino in cambio dell’acquisto del calciatore Gianluigi Lentini, il reato di falso in bilancio viene dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche e alla riduzione dei termini di prescrizione prevista dalla riforma del reato voluta dal governo Berlusconi.

Bilanci Fininvest 1988-92: archiviazione per prescrizione dei reati di falso in bilancio e appropriazione indebita nell’acquisto di diritti televisivi da parte di alcune società off-shore del gruppo Fininvest, sempre a causa delle attenuanti generiche e dei termini abbreviati dalla legge Berlusconi.

Consolidato Fininvest: ancora prescrizione, grazie alle generiche e ai nuovi termini della legge Berlusconi, anche per il processo relativo ai falsi in bilancio su 1500 miliardi di fondi neri accantonati su 64 società off-shore del «comparto B» della Fininvest.

Mondadori: il reato di corruzione giudiziaria per la compravendita della sentenza Mondadori (tangente Fininvest da Previti al giudice Metta) viene dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche, almeno per Berlusconi; Previti invece viene condannato definitivamente a 1 anno e 6 mesi «in continuazione» con la condanna a 6 anni per la sentenza comprata Imi-Sir.

Sme-Ariosto: assoluzione dall’accusa di corruzione giudiziaria nella compravendita della causa Sme; prescrizione in primo grado per la tangente Fininvest di 434.404 dollari al giudice Squillante nel 1991, reato dal quale Berlusconi viene poi assolto in appello e in Cassazione. Per i falsi in bilancio connessi con i pagamenti ai giudici, il Tribunale di Milano assolve il Cavaliere «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato», in quanto lo stesso imputato lo ha di fatto depenalizzato.

Telecinco: processo ancora in corso, a Madrid, per presunti falsi in bilancio e violazioni dell’antitrust spagnola relativi all’emittente Telecinco (altri imputati, tra cui il dirigente Fininvest Alfredo Messina, sono stati nel frattempo giudicati in quanto privi di immunità e assolti).

Mafia e riciclaggio di denaro sporco: sei inchieste archiviate per decorrenza dei termini d’indagine dal pool antimafia di Palermo.

Concorso in strage: due indagini archiviate, rispettivamente a Caltanissetta per gli eccidi di Capaci e via d’Amelio e a Firenze per le bombe del ’93 a Milano, Firenze e Roma, sempre per decorrenza dei termini massimi per investigare.

Diritti Mediaset: è uno dei tre processi ancora aperti a carico del Cavaliere. Le accuse vanno dal falso in bilancio alla frode fiscale all’appropriazione indebita, e si riferiscono a un vorticoso giro di miliardi che sarebbero stati accumulati in nero acquistando diritti televisivi e cinematografici dalle major americane e intermediati da alcune società-schermo nei paradisi fiscali, occultamente controllate dal gruppo del Biscione (come Century One e Universal One), per farne lievitare il prezzo. Fittiziamente, sempre secondo l’accusa.

Una cresta oggi, una cresta domani: così la differenza fra il valore reale e quello gonfiato avrebbe alimentato il polmone delle risorse extra-bilancio. Il dibattimento è in corso, praticamente agli sgoccioli, davanti al Tribunale di Milano.

Corruzione di Mills: altro processo aperto al Tribunale di Milano, dove Berlusconi è imputato per corruzione giudiziaria del testimone David Mills, avvocato inglese e consulente per la finanza estera del gruppo Fininvest, che avrebbe ricevuto 600mila dollari nel 1998 dal Cavaliere in cambio dei suoi silenzi e delle sue bugie in occasione degli interrogatori nel 1997 nei processi Guardia di finanza e All Iberian.

Corruzione di Saccà: su Berlusconi pende una richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Napoli per corruzione dell’ex direttore generale della Rai e poi di Raifiction, Agostino Saccà. L’inchiesta dei pm Paolo Mancuso e Vincenzo Piscitelli riguarda le raccomandazioni per cinque «attrici» (Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Vittoria Ferranti ed Eleonora Gaggioli) fatte dal leader forzista a Saccà in una telefonata intercettata (vedi sotto). In cambio dell’inserimento delle ragazze nel cast di alcune fiction, come Incantesimo, Berlusconi avrebbe promesso al dirigente Rai

sostegno finanziario, imprenditoriale e politico, di assicurarsi, tra l’altro, anche dalla diretta partecipazione dello stesso, a mezzo di proprio fiduciario o società comunque a lui riferibile, al capitale della costituenda New.Co, società realizzatrice della iniziativa privatistica del progetto denominato Pegasus ideata e promossa da Saccà e da altre persone e in via di realizzazione.

Sulla richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi e Saccà, inoltrata dalla Procura il 18 gennaio 2008, deciderà presto il gip di Napoli in udienza preliminare.

Compravendita di senatori: una tranche della stessa inchiesta napoletana è stata trasmessa a Roma per competenza e ipotizza, a carico del solo Berlusconi, l’istigazione alla corruzione di senatori del centrosinistra per il loro passaggio al centrodestra e dunque per la caduta del governo Prodi. Dalle telefonate intercettate tra il Cavaliere e Saccà e dalle deposizioni di alcuni testimoni, si evince che Berlusconi li avrebbe avvicinati o fatti avvicinare da terze persone tra novembre e dicembre del 2007, cioè in pieno dibattito parlamentare sulla legge finanziaria, promettendo ricompense anche in denaro in cambio del «ribaltone» a Palazzo Madama. Un senatore dell’Unione – secondo le parole intercettate del Cavaliere – si sarebbe reso disponibile a saltare la barricata in cambio della raccomandazione a Raifiction di una delle cinque «attrici». Le avances più stringenti sarebbero state rivolte al senatore Nino Randazzo, eletto in Australia, sia direttamente da Berlusconi, sia tramite un commercialista milanese. Ma Randazzo le respinse e rimase fedele all’Unione.

P.S. Il pluri-imputato, pluri-prescritto e pluri-autoassolto Silvio Berlusconi è pure circondato da pregiudicati. Sia in famiglia, sia in azienda, sia in Forza Italia. Suo fratello Paolo ha patteggiato 1 anno e 11 mesi per corruzione nella discarica di Cerro e risarcito la Regione Lombardia con 101 milioni di euro (cifra record per un imputato a Milano). Il suo avvocato di fiducia nonché ex ministro della Difesa, Cesare Previti, ha totalizzato condanne definitive per corruzione giudiziaria per 7 anni e 6 mesi di reclusione ed è attualmente un detenuto, affidato in prova ai servizi sociali presso una comunità di recupero per tossicodipendenti e alcolisti. Il suo braccio destro Marcello Dell’Utri ha collezionato una dozzina di processi, approdati a una condanna definitiva a Torino (2 anni e 3 mesi patteggiati in Cassazione per le false fatture e le frodi fiscali di Publitalia), a una condanna a Milano in primo e secondo grado per tentata estorsione mafiosa (2 anni di reclusione in condominio con il boss di Trapani, Vincenzo Virga) e a una condanna in primo grado a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa.


Assenze
4804 su 4875 (98,5%).


Frase celebre
Trascrizione della telefonata intercettata dalla Procura di Napoli sul cellulare di Agostino Saccà il 21 giugno 2007, ore 18.40.

Berlusconi: Agostino!

Saccà: Presidente! Buonasera… come sta… Presidente…

B: Si sopravvive…

S: Eh… vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra difficoltà, cioè io… lei è sempre più amato nel Paese…

B: Politicamente sul piano zero…

S: Sì.

B: … Socialmente, mi scambiano… mi hanno scambiato per il papa… S: Appunto dico, lei è amato proprio nel Paese, guardi glielo dico senza nessuna piangerìa

B: Sono fatto… oggetto di attenzione di cui sono indegno…

S: Eh… ma è stupendo, perché c’era un bisogno… c’è un vuoto… che… che lei copre anche emotivamente… cioè vuol dire… per cui la gente… proprio… è così… lo registriamo…

B: È una cosa imbarazzante…

S: Ma è bellissima, però.

B: Vabbè… allora?

S: Presidente io la disturbo per questo, per una cosa fondamentale, volevo dirle alcune cose della Rai importanti in questo momento, perché abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza… eh, la maggioranza cinque è importante anche in questo passaggio, riusciamo a conservarla per un anno dopo la… ma è strategica questa cosa, ma se la stanno giocando in una maniera… stupida… proprio, cioè… quindi, volevo… lei già lo sa… perché le avevo… volevo darle questo allarme, perché, allora, se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione…

B: Sì,… non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!

S: Mah! Allora… Urbani, io non… non lo so… penso che in questi giorni sono stati più i nostri alleati… che hanno un po’… no!… lui forse ha fatto un errore su Minoli… e l’altra volta… eh… però sono stati un po’… An e anche la Lega, che per un piatto di lenticchie hanno spaccato la maggioranza… dopo quindici giorni, in cui la maggioranza era uscita saldissima dalle aule giudiziarie, cioè quello che non è riuscito con specie…

B: Mamma mia, vabbè, adesso io ho dovuto… interessarmi di questa cosa…

S: Gli è riuscito con Speciale… gli è riuscito forse con quello della polizia…

B: … adesso li richiamo… a… (parola incomprensibile)

S: Li richiami lei all’ordine… Presidente…

B: D’accordo.

S: … perché abbiamo una grande vittoria… qui in azienda stavamo riprendendo… anche consensi… in giro (fonetico)

B: Vabbè… va bè… adesso vediamo, vediamo un po’. Senti, io… poi avevo bisogno di vederti…

S: Sì.

B: … perché c’è Bossi che mi sta facendo una testa tanto…

S: Sì… sì…

B: … con questo cavolo di… fiction… di Barbarossa…

S: Barbarossa è a posto per quello che riguarda… per quello che riguarda Rai fiction, cioè in qualunque momento…

B: Allora mi fai una cortesia …

S: Sì.

B: Puoi chiamare la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio…

S: Sì.

B: … dicendogli testualmente che io t’ho chiamato …

S: Vabbene, vabbene…

B: … che tu mi hai dato garanzia che è a posto…

S: Sì, sì è tutto a posto…

B: … chiamala, perché ieri sera…

S: La chiamo subito Presidente…

B: … a cena con lei e con Bossi, Bossi mi ha detto, ma insomma… di qui di là… dice… Ecco, se tu potevi fare sta roba… mi faresti una cortesia.

S: Allora diciamola tutta… diciamola tutta Presidente… così lei la sa tutta, intanto il signor regista ha fatto un errore madornale perché un mese fa… ha dato… e loro lo sanno… ha dato un’intervista alla «Padania», dicendo che aveva parlato con Bossi e che era tutto… io, ero riuscito a rimetterla in moto la cosa, che era tutto a posto perché aveva parlato col Senatur… bla, bla, bla… il giorno dopo il «Corriere della Sera» scrive …

B: Esiste… (parola incomprensibile) …

S: In due pezzi, dicendo, Saccà fa quello che gli chiede la… (parola incomprensibile), le mando poi gli articoli… così…

B: Chi è il regista?

S: Il regista è Martinelli, che è un bravo regista, però è uno stupido, un ingenuo, un cretino proprio…

B: Uhm …

S: Un cretino, mi ha messo in una condizione molto difficile, perché mi ha scritto un articolo sul «Corriere della Sera»… e poi non contento, Grasso sul Magazine del «Corriere della Sera»… scrive: «il potente Saccà fa quello che gli dice Berlusconi e basta»… ecc… che poi, non è vero, lei non mi ha chiesto mai…

B: Allora ascoltami…

S: Lei è l’unica persona che non mi ha chiesto mai niente… voglio dire…

B: Io qualche volta di donne… e ti chiedo… perché…

S: Sì,… ma mai…

B: … per sollevare il morale del capo… (ridendo)

S: Eh esatto, voglio dire… ma, mi ha lasciato una libertà culturale di… ideale totale… voglio dire… totale… e questo lo sanno tutti, allora perché, e, malgrado questo, io sono stato chiamato poi dal Presidente, dal Direttore Generale: «Mah! Com’è sta cosa!?». Questa cosa vale perché, vale perché Barbarossa è Barbarossa, perché Legnano è Legnano…

B: Certo, certo…

S: Perché i Comuni a Milano hanno segnato la civiltà dell’Occidente… voglio dire…

B: D’accordo… vabbene …

S: Quindi, adesso io la chiamo subito ecc… Presidente, poi quando lei ha un attimo di…

B: La settimana prossima sto a Roma… vieni a trovarmi quando vuoi…

S: Eh… vediamo…

B: … Chiama la Marinella [Brambilla, la segretaria di Berlusconi, nda] lunedì…

S: Mi metto d’accordo con Marinella…

B: … lunedì che ci mettiamo d’accordo, vabbene. Senti, tu mi puoi fare ricevere due persone…

S: Assolutamente…

B: … perché io sono veramente dilaniato dalle richieste di coso…

S: Assolutamente…

B: Con la Elena Russo non c’era più niente da fare? Non c’è modo…?

S: No… c’è un progetto interessante… adesso io la chiamo…

B: Gli puoi fare una chiamata? La Elena Russo; e poi la Evelina Manna.

Non c’entro niente io, è una cosa… diciamo… di…

S: Chi mi dà il numero?

B: Evelina Manna… io non ce l’ho…

S: Chiamo…

B: No, guarda su Internet…

S: Vabbè, la trovo, non è un problema… me la trovo io…

B: Ti spiego che cos’è questa qui…

S: Ma no, Presidente non mi deve spiegare niente…

B: No, te lo spiego: io sto cercando di avere…

S: Presidente, lei è la persona più civile, più corretta…

B: Allora… è questione di… (parola incomprensibile, le voci si accavallano)

S: Ma questo nome è un problema mio…

B: Io sto cercando… di aver la maggioranza in Senato…

S: Capìto tutto…

B: Eh… questa Evelina Manna può essere… perché mi è stata richiesta da qualcuno… con cui sto trattando…

S: Presidente… a questo proposito, quando ci vediamo, io gli posso dire qualcosa che riguarda la Calabria… interessante…

B: Molto bene…

S: … perché c’è stato un errore, in una prima fase c’è stato un errore per la persona che ha mediato il rappor… poi glielo dico a voce…

B: … che non andava bene?

S: … non andava bene…

B: Devo farlo io direttamente.

S: Esatto, non andava bene per nulla…

B: Va bene…

S: Poi le dico meglio… Presidente…

B: Va bene, io sto lavorando all’operazione libertaggio… l’ho chiamata così, va bene?

S: Va bene …

B: Va bene… se puoi chiamare questa signora qui…

S: La chiamo… e poi quando…

B: Evelina Manna…

S: … ci vediamo le riferisco…

B: … e anche Elena Russo… grazie, ci sentiamo…

S: Vabbene… allora arrivederla, Presidente …

B: La settimana prossima ci vediamo …

S: … oh… metta le mani però su ’sta maggioranza… perché veramente io ho rischiato tanto per avere la maggioranza in consiglio [di amministrazione della Rai, nda]….

B: Faccio questo… anche se…

S: … e si è sciolta dopo la set… abbiamo fatto una figura barbina!

B: Va bene…

S: … ma non per colpa… mi creda… di Urbani…

B: D’accordo…

S: Urbani fa altre cazzate…

B: Sì, sì va bene!

S: Grazie Presidente…

B: Grazie, ciao… ci vediamo la settimana prossima.

(21 maggio 2008)



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