Bersani non fare il furbo
Bersani e i baroni del Pd hanno un sogno, incassare gratis. Aspettare cioè il cadavere del Cavaliere ma anche quello di una rediviva società civile senza partito, e tornare al potere senza cambiare nulla nel Pd e nel loro modo di fare politica. Un vero sogno. Per anni la classe dirigente del Pd è stata bersaglio di critiche e di un disperato desiderio di cambiamento senza riuscire a cambiare nulla. Adesso intravedono la possibilità di vincere lo stesso grazie all’implosione di Berlusconi ed a una società civile che alle politiche non ha reali alternative che votare in gran parte Pd. E Bersani, che è un amministratore e non un leader politico, lo ha capito e già alle amministrative e al referendum ha seguito questa strategia. Defilarsi, attendere, mettere il silenziatore ai dissensi interni, e poi andare ad incassare in televisione rafforzando se stesso e il Pd pur non avendo nessun merito sostanziale.
Bersani dice: prima vediamo cosa fare, poi chi ci sta, poi il leader. Che tradotto significa fare melina e poi al momento opportuno far fuori Vendola sul programma, e vincere cosi facilmente le primarie contro chi rimane nel gruppo (operazione che se non riesce regala il Pd a SEL). Poi tanto sa che con l’attuale sistema, il popolo del centrosinistra sarà costretto in gran parte a votare Pd per prevalere sulle destre, e la sua strada ai piani alti non avrà più ostacoli. Furbizie che potranno costare molto care e non solo a Bersani. Se questo Pd vincesse le elezioni senza riformarsi, infatti, deluderebbe in pochi mesi quella società civile che è stata costretta a votarlo e che è lontana anni luce dalla vecchia classe dirigente del Pd. Sarebbe più responsabile da parte di Bersani aprire le finestre del palazzo del Pd e far entrare questo rinnovato entusiasmo e questa voglia di cambiamento. E invece di defilarsi ed attendere, sfruttare l’occasione per rinnovare il partito e rimetterlo realmente in sintonia con la nuova realtà sociale. Se non lo fa, in breve tempo, saranno altri ad attendere cadaveri. Il suo e quello del Pd.
Tommaso Merlo
(14 giugno 2011)
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