Biotestamento, Cappato: “Così il governo affossa la legge”
Giacomo Russo Spena
intervista a Marco Cappato
E’ per ripristinare la festa del 20 settembre, abolita dal fascismo, per riaffermare la laicità dello Stato come fondamento di libertà e convivenza civile: "Sarebbe un gesto simbolico importante, nel Paese c’è bisogno di laicità". Marco Cappato continua nella sua battaglia affinché in Italia si arrivi, almeno, ad una legge sul testamento biologico. Un risultato che sembrava vicino, dopo l’approvazione alla Camera, ma che ora – a causa delle divisioni interne al governo – rischia di naufragare. Intanto all’attivista radicale, ed ex parlamentare europeo, è stato notificato che il prossimo 8 novembre si aprirà, davanti alla Corte d’Assise di Milano, il processo a suo carico: l’accusa è di aiuto al suicidio per aver accompagnato, a fine febbraio scorso, Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, in una clinica svizzera per il suicidio assistito. Rischia fino a 12 anni di carcere.
A distanza di mesi, si è pentito di quel viaggio in Svizzera? Non ha paura di passare guai con la legge italiana?
Nessun pentimento. L’azione di disobbedienza civile in realtà continua. Mina Welby e io stesso siamo indagati dalla Procura di Massa per l’aiuto fornito, dopo Fabo, anche a Davide Trentini, e ogni giorno siamo contattati da altre persone attraverso il sito soseutanasia.it. Proseguiamo, alla luce del sole.
Lei, quindi, rivendica un gesto illegale, almeno secondo il codice vigente. La soluzione passa veramente per una disobbedienza civile di massa o il suo è solo un gesto per richiamare l’attenzione (mediatica) sul tema?
Ho chiesto il giudizio immediato proprio per fare chiarezza sul piano giuridico, perché il codice penale del 1930 è molto chiaro nel punire fino a 12 anni di carcere chi "agevola in qualsiasi modo" una scelta come quella di Fabo, ma anche la Costituzione è chiara nel garantire il diritto all’autodeterminazione. Infatti la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Abbiamo superato le 400 persone che ci hanno contattato da quando è iniziata la disobbedienza civile. Tra pochi giorni si terrà il Congresso dell’Associazione Luca Coscioni a Torino, il 30 settembre e 1 ottobre, dove discuteremo proprio di come estendere l’iniziativa. L’attenzione dei media è indispensabile non come fine a se stessa, ma per coinvolgere l’opinione pubblica e spingere la politica a decidere.
Dopo l’approvazione alla Camera, quando sembrava che la legge fosse andata in porto, il testamento biologico rischia seriamente di non essere approvato in Senato perché sommerso da tremila emendamenti, metà dei quali presentata da due senatori facenti capo al ministro Angelino Alfano. Come se ne esce?
La Presidente della Commissione in Senato, Emilia De Biasi, può inviare il testo direttamente in aula, cancellando così i 3.000 emendamenti e obbligando ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità in plenaria. Lei stessa si era impegnata a farlo, dunque il momento di mantenere quell’impegno è adesso.
L’associazione Luca Coscioni ha fatto un appello al Pd per salvare la legge. Non è illusorio pensare che lo stesso Pd sia compatto sul provvedimento?
L’appello è nel metodo ed è rivolto alla Presidente De Biasi, che è del Pd come del resto il Presidente del Senato, Piero Grasso. Non è indispensabile, invece, un Pd compatto nel merito, sarebbe sufficiente un Pd determinato nei suoi vertici politici e istituzionali a che si arrivi a una decisione. Le defezioni nelle fila del Pd potrebbero essere recuperate dal voto positivo del M5S e anche da altri laici sparsi.
L’obiettivo è, quindi, arrivare alla votazione in Senato?
Se si va al voto in Aula, con oltre l’80% degli italiani favorevoli, sono convinto che la legge passa. In ogni caso, anche se non passasse, almeno avremo nomi e cognomi di favorevoli e contrari. Il disastro vero – non solo per il biotestamento, ma per la stessa credibilità del Parlamento – sarebbe che tutto finisca nel pantano dei rinvii, dove ciascuno rimpallerebbe le responsabilità sugli altri.
Ma il governo Gentiloni ha la volontà politica di affrontare la questione del fine vita? Non sarebbe sufficiente mettere un voto di fiducia sul provvedimento?
Mettere la fiducia potrebbe compattare il Pd e mettere in difficoltà Alfano, ma farebbe mancare i voti determinanti del Movimento Cinque Stelle. La strada maestra è andare direttamente in Aula per far saltare ogni bluff. Se invece il governo Gentiloni e il Pd imponessero di tenere sospeso il provvedimento, magari per le alleanze con Alfano in Sicilia, allora sarebbero i responsabili della distruzione di anni di lavoro, e dell’abbandono a se stessi di malati e medici.
La situazione, tra l’altro, è questa: nel 2013 sono state raccolte ben 67mile firme a sostegno della proposta di legge "Eutanasia legale" eppure il Parlamento non ha discusso nemmeno 5 minuti di questo provvedimento. Non solo, i partiti hanno deciso di scorporare l’iter del testamento biologico dalla legalizzazione dell’eutanasia, considerata come proposta troppo "estremista". Quindi il governo sta decidendo di affossare un provvedimento che è già a ribasso e depotenziato, è così?
Esattamente. Noi non siamo mai stati massimalisti. Non abbiamo mai detto "o fate la legalizzazione dell’eutanasia o niente". Pur essendo gli italiani pronti anche sull’eutanasia, abbiamo preso atto che in Parlamento i numeri ci sarebbero stati solo per il biotestamento, cioè per recepire ciò che la giurisprudenza (casi Welby, Englaro, Piludu) aveva già chiarito. E infatti i numeri alla Camera ci sono stati! Così abbiamo deciso di affidare la questione eutanasia all’azione di disobbedienza civile e ai processi, e di concentrare la pressione istituzionale sul testamento biologico, rimandando l’eutanasia alla prossima legislatura. Se però non decidessero nemmeno sul testamento biologico sarebbe un disastro, anche per le prospettive di una politica laica nel nostro Paese.
Come non constatare che, rispetto al resto d’Europa, l’Italia sia maglia nera sui diritti civili. Come siamo arrivati a questo punto? Non è riduttivo dare la colpa soltanto all’influenza ecclesiastica?
Il Vaticano ha mantenuto sempre la stessa posizione, paradossalmente ultra-materialista perché affida alle macchine e alla medicina il potere di prolungare le sofferenze di una persona anche contro la sua volontà. La pressione diretta sui Parlamentari, però, rispetto ai tempi di Ruini, è certamente diminuita. I clericali fanno i danni anche da soli…sono ormai più papisti del Papa.
A differenza di Welby, la Chiesa, ha celebrato il funerale di Dj Fabo dimostrando un minimo d’apertura sul fine vita. Di questo passo, rischiamo il paradosso che le gerarchie ecclesiastiche siano più progressiste della politica?
Se intendiamo la Chiesa come comunità dei credenti, direi che le aperture sono già significative. Le gerarchie sono certamente più prudenti, e non c’è da farsi illusioni. Durante il dibattito alla Camera mi pareva ci fosse però un certo clima di rassegnazione da Oltretevere, forse perché ritenevano meglio "concedere" il testamento biologico oggi piuttosto che subire l’eutanasia domani. Inoltre, la Chiesa almeno è attiva sul fronte delle cure palliative, e può diventare un’alleato importante nel migliorare la qualità del morire, soprattutto se ci liberiamo delle proib
izioni. La politica ufficiale invece vive alla giornata e non è in grado di ragionare nel lungo periodo come cerca di fare la Chiesa.
Intanto i viaggi della morte in Svizzera non si arrestano: la gente scappa, in esilio, dal proprio Paese perché incapace di garantirgli un diritto. Come dire, non siamo già oltre la vergogna?
Siamo alla "morte di classe", proprio come il divorzio della Sacra Rota e l’aborto all’estero quando erano proibiti in Italia. Chi ha i contatti giusti e i soldi – oppure semplicemente la fortuna di capitare davanti alla struttura giusta, solitamente al nord – ha buone possibilità di ottenere aiuto e rispetto per le proprie decisioni. Per gli altri, le opzioni sono l’accanimento, l’eutanasia clandestina o l’esilio. Spero che il mio processo possa essere un’occasione per riflettere anche su questo.
(24 settembre 2017)
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