Biotestamento, Noi Siamo Chiesa: “I vescovi facciano un passo indietro”

Vittorio Bellavite

, da noisiamochiesa.org

La nuova situazione politica ha modificato le prospettive relative all’iter del disegno di legge sul testamento biologico (che noi avevamo chiamato “ddl Bagnasco-Calabrò” attribuendo così al Presidente della Conferenza Episcopale un ruolo da primo protagonista di questo testo). Dopo le audizioni in ottobre degli operatori sanitari e di altri esperti in Commissione Igiene e Sanità del Senato, in gran parte critici anche in conseguenza dei peggioramenti introdotti dalla Camera in luglio, il testo era in calendario per l’aula a fine ottobre (e poi a metà novembre) per essere definitivamente approvato e promulgato. Il testo era considerato “blindato”, cioè senza possibilità di emendamenti per evitare di dover ritornare alla Camera con tempi che sarebbero diventati imprevedibili e, quindi, a rischio. Era nel conto sia la ripetizione di uno scontro duro ma anche, alla fine, la sua definitiva approvazione, a soddisfazione di tutta quell’area del mondo cattolico che aveva condotto la campagna sul caso Englaro con alla testa gran parte dei vescovi e, in particolare, tutto l’associazionismo che aveva dato vita al Family Day nel maggio 2007. Era data per scontata in tal modo la “rivincita” sull’esito del caso Englaro e si otteneva così un risultato importante, come conseguenza diretta dell’alleanza con il centrodestra. Si può infatti dire, con ragione di causa, che uno dei principali motivi dei troppo prolungati silenzi nell’ultimo anno delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti delle politiche della maggioranza sia stata proprio il desiderio che niente (crisi di governo od elezioni anticipate) potesse disturbare il varo definitivo di questa legge.

In modo abbastanza imprevisto, le cose sono andate diversamente e le posizioni non sono più monolitiche nell’area di chi aveva appoggiato, con grande accanimento e senza vera volontà di dialogo, la legge. Infatti da una parte c’è il Movimento per la vita, Scienza e Vita, il Forum delle associazioni famigliari, altri movimenti e alcuni parlamentari con la ex-sottosegretaria Eugenia Roccella che si appellano alla maggioranza parlamentare di prima per ottenere il varo immediato e definitivo del ddl, sostenendo che il nuovo governo non ha alcun programma nè alcuna autorità in materia di bioetica; dall’altra c’è il neoministro per la Salute Renato Belluzzi che si affida al Parlamento ma auspicando che “queste tematiche perdano il carattere divisivo avuto fino ad ora”. Posizione simile è quella di Pierferdinando Casini che spera in un anno e mezzo di decantazione, da oggi alle elezioni del 2013, per avvicinare le diverse posizioni; egli sostanzialmente pensa che il ddl debba finire su un binario morto per questa legislatura. Il leader dell’UDC fa capire che abbandona questa battaglia in conseguenza di una prospettiva generale, quella della tregua politica e dell’affermazione di un terzo polo equilibratore in una situazione di emergenza economica e sociale. Si andrebbe così nella direzione del superamento del bipolarismo etico, che, da molti e da tanto tempo, è stato auspicato, sia da parte cattolica che da parte “laica”.

In questa situazione, ancora del tutto aperta e in presenza delle divisioni descritte, ci sembra che sia del tutto determinante la posizione che prenderà la Presidenza della CEI e, personalmente, il Card. Bagnasco o in forme esplicite o di semplice desistenza silenziosa dalla “campagna” portata avanti fino ad ora. Ci permettiamo di esprimere alcune considerazioni ed alcuni punti di vista:

– Il testo attuale, se approvato in via definitiva dal Senato, porterebbe, con certezza, a un contenzioso interminabile davanti alla magistratura e alla stessa Corte Costituzionale e, forse, a un referendum abrogativo. La legge sarebbe progressivamente svuotata e sarebbe fonte per un lungo periodo di animosità nei confronti della Chiesa, contribuendo in tal modo ad oscurare anche gli aspetti positivi del suo intervento sociale e soprattutto la sua primaria funzione evangelizzatrice;

– si aprirebbe una profonda spaccatura all’interno del mondo cattolico perché verrebbe in luce, più di quanto non sia avvenuto fino ad oggi, la inconsistenza, anche dal punto di vista teologico, delle posizioni sostenute in materia di fine vita dalla CEI, in contraddizione sia con affermazioni dello stesso Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 sia con la linea di altri episcopati. In caso di referendum si costituirebbe sicuramente un’area di “cattolici per il SI all’abrogazione”;

– si mortificherebbe il nuovo protagonismo di cattolici in politica proposto (in modo, a nostro giudizio, discutibile) nell’incontro di Todi di metà ottobre. Quale compito di dialogo e di mediazione potrebbero avere laici tenuti a dare esecuzione a vincolate “campagne” di tipo legislativo su questa e su altre questioni?

Nell’ambito di queste riflessioni “Noi Siamo Chiesa” ripete ancora, nella nuova situazione, quanto ha lungamente argomentato nei suoi testi: i vescovi abbiano la sapienza e la prudenza di fare, nelle forme più opportune, un passo indietro, ritirandosi dall’appoggio al testo in discussione e favorendo nel paese un clima che permetta di arrivare nel tempo necessario a una soluzione ampiamente condivisa in rapporto con la cultura “laica” e tenendo in considerazione le posizioni emerse in alcune legislazioni europee.

(29 novembre 2011)

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