Brasile, una scomunica contro le donne

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La sentenza di scomunica emessa dal card. José Cardoso Sobrinho, arcivescovo di Olinda e Recife in Brasile, contro la bambina di nove anni, stuprata dal patrigno e incinta di due gemelli, e contro i medici che l’hanno fatta abortire dà ancora una volta il senso della lontananza radicale della chiesa del potere dai drammi umani e in particolare dalla condizione femminile.

Il sostegno che il Vaticano ha dato immediatamente al vescovo brasiliano, per bocca di padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia, rende evidente il carattere universale di quella lontananza.

In America Latina, come in Europa e ovunque nel mondo, si sta consumando ormai una distruttiva frattura fra gli apparati religiosi, sempre più pervasi dai fondamentalismi, e il mondo femminile. La donna, che ha potere sulla vita, è vista come una concorrente pericolosa da ogni sistema di dominio e in particolare dai sistemi religiosi. E’ a causa della paura di questo profondo legame fra la donna e la vita che nell’Istituzione ecclesiastica cattolica la donna è discriminata e le è impedito l’accesso ai ministeri.

Il mondo cattolico in ogni sua componente, anche interna agli assetti gerarchici e istituzionali, che avverte l’incoerenza dell’attuale deriva fondamentalista dei vertici ecclesiastici rispetto al Vangelo e al Concilio e ne soffre, è chiamato a opporsi e ad aprire percorsi positivi verso le istanze del mondo femminile, dando spazio nella Chiesa alla soggettività femminile e alla sua visione di Dio, della Bibbia, della fede, dell’etica, e premendo per la fine della discriminazione.

Le Comunità cristiane di base italiane

(8 marzo 2009)



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