Brunetta, un ministro da borsetta
Il ministro da taschino,
questo nano da giardino
che sta largo in una tasca
come un topo in una vasca,
sfoga l’ira furibonda
e funesta contro l’Onda,
movimento studentesco,
con attacco carognesco:
“Son dei veri guerriglieri,
anzi quelli sono seri,
questi sono ragazzotti
che menar voglion cazzotti
senza, ahimé, rappresentanza
poiché sono minoranza.
Non sprechiam la polizia
contro tal cialtroneria!”
Il nanetto è recidivo
e in passato fu aggressivo
con almeno mezzo mondo:
Lo statal? Essere immondo
definito fannullone,
lavativo, pelandrone
e, pertanto, di sinistra.
Poi l’attacco si registra,
ovviamente, ai sindacati
con i fannullon schierati
e al più grande, “del qual – spiega –
il ministro se ne frega!”
E’ toccato ai magistrati,
compagnia di sfaticati
che guadagna tanta grana,
ma tre dì alla settimana
sta al lavoro stancamente,
nel meriggio solamente.
I chirurghi? Macellai!
E piagnoni parolai
i politici del Sud,
gli spreconi Robin Hood
che fan i federalisti
con i soldi dei nordisti.
Pagar chi non ha lavoro?
“Certo e poi daremo loro
le tartine col caviale
e Champagne d’anno speciale!”
Ma perché è così rabbioso
questo nano presuntuoso
questo giudice assoluto,
questo tipo linguacciuto,
questo quasi Nobel che
è più nano del premier?
Ha il complesso dell’altezza.
Gli avran detto in giovinezza:
“Renatino, cresci presto,
poi da grande farai questo,
poi da grande farai quello…”,
ma è rimasto un nano, bello,
ma implacabilmente nano,
tanto che con la sua mano
mai arrivò a toccare tetta…
Questo è il dramma di Brunetta.
(21 marzo 2009)
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