Roberto Calderoli (Lega Nord) – Ministro per la Semplificazione
Anagrafe Nato a Bergamo il 18 aprile 1956.
Curriculum Laurea in Medicina; medico dentista; ministro delle Riforme nel governo Berlusconi-2 e, dal 2006, vicepresidente del Senato; membro della commissione parlamentare Telekom Serbia; coautore della riforma costituzionale del centrodestra scritta nell’estate del 2003 con altri «saggi» in una baita a Lorenzago e poi bocciata dagli italiani nel referendum confermativo del 2006; vicepresidente del Senato nell’ultima legislatura; 5 legislature (1992, 1994, 1996, 2001, 2006).
Soprannome Pota (esclamazione popolare bergamasca).
Segni particolari Sposato con rito celtico con Sabina Negri da cui s’è poi separato. Negli anni Novanta è il più antiberlusconiano di tutta la Lega Nord. Fior da fiore.
Fini e Berlusconi stanno assassinando l’economia italiana. La loro è un’azione di banditismo politico che sta procurando danni terribili a tutti, escluso naturalmente il re dei debiti della Fininvest, che in questo modo, con la nostra moneta ridotta a carta straccia per colpa sua, vede diminuire i quattromila miliardi di debiti delle sue aziende, mai così vicine come oggi al dissesto. Ecco il vero volto dei fascisti e degli uomini della P2. Vogliono portare l’Italia allo sfascio per poi presentarsi come salvatori, ma i responsabili del disastro finanziario in corso sono loro. Non pensano al bene dei cittadini, hanno in mente di distruggere la democrazia. Fermiamoli (Ansa, 3 marzo 1995).
L’arresto di Marcello Dell’Utri conferma i pesanti coinvolgimenti giudiziari del vertice di Fininvest, degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi. Non sono diffamatorie le accuse che la Lega ha rivolto pubblicamente a personaggi che con il loro operato si sono posti fuori dalla politica, fuori dalla morale e fuori dalla legge. L’arresto di Dell’Utri a Torino dimostra l’infondatezza della presunta persecuzione che subirebbe Silvio Berlusconi per colpa di certi giudici che agirebbero senza prove. Mani pulite non è finita, anzi per la Fininvest e per Berlusconi è appena iniziata (Ansa, 26 maggio 1995).
È semplicemente paradossale che Silvio Berlusconi, presidente della Fininvest all’epoca dei fatti oggi interesse dell’azione dell’autorità giudiziaria, fosse all’oscuro del versamento di ben 10 miliardi presi dalle casse della sua azienda e dati a Bettino Craxi. Dato che una somma simile ben difficilmente è stata data a Craxi dalla Fininvest nel 1991 senza che il proprietario stesso della Fininvest, Silvio Berlusconi, ne sapesse nulla, si pone un altro quesito: Silvio Berlusconi è anche uno spergiuro? (Ansa, 23 novembre 1995).
A Milano non c’è posto per chi ha come scopo della «politica» la distruzione del pool di Mani pulite. Se Silvio Berlusconi pensa di essere milanese, ha un modo per dimostrarlo: vada dai giudici e spieghi le sue ragioni. La Lega Nord-Lega Lombarda ha a cuore il destino di Milano, della società civile, dei valori di rinnovamento e di progresso che essa rappresenta oggi in Italia. Non a caso proprio a Milano ha avuto inizio il processo di pulizia della politica italiana, inquinata dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, per opera dei giudici della Procura della Repubblica. Berlusconi, invece di far parlare i suoi impiegati del partito-azienda per rovesciare veleno sul sindaco di Milano Marco Formentini, farebbe bene a comportarsi da milanese, da cittadino che non teme le istituzioni e ha il coraggio delle proprie azioni (Ansa, 29 novembre 1995).
È evidente che a Berlusconi i princìpi della democrazia siano insopportabili al punto da provocargli uno shock allergico. Sarebbe auspicabile – e lo dico da medico quale sono – che il dottor Berlusconi si facesse visitare da un buon internista. Sono a sua disposizione per consigliargliene qualcuno, anche gratuitamente (Ansa, 19 febbraio 1996 ).
Inquietanti ombre si stagliano sulla politica italiana e sul cosiddetto rinnovamento. C’è chi si candida alla guida del Paese nonostante sia imputato di gravi reati. C’è chi ha fondato un partito giudicato appetibile ed utile, per quanto riferito nei processi di mafia in corso, agli interessi dei vertici del crimine organizzato di stampo mafioso. Sono segnali gravi che vanno a coincidere con la richiesta presentata al processo a Milano, richiesta paradossale quanto incredibile. Le alternative in questi casi sarebbero: addirittura accelerare il corso del processo prima che il popolo possa esprimere il voto perché abbia cognizione di chi si propone alla guida nel Paese non solo sotto l’aspetto politico, ammesso che ce ne sia uno, ma sotto l’aspetto giuridico; oppure anche solo una fantasia: rinviare le elezioni e non il processo per accertare prima e non dopo se ci si trovi di fronte a uno statista o a un tangentista (Ansa, 20 febbraio 1996 ).
Apprendiamo che Berlusconi si lamenta con Dini accusandolo di aver «copiato» il programma di Forza Italia del 1994. Strano, mi risultava che fosse Berlusconi ad aver copiato il «programma» di qualcuno. Un tale che abita in Toscana, Licio Gelli. Vien da dire: chi la fa l’aspetti (Ansa, 28 febbraio 1996 ).
Quello di Berlusconi che accosta la magistratura alla banda della Uno Bianca è un infelice paragone. Prescindendo dal fatto che Berlusconi sia imputato di corruzione in un processo attualmente in svolgimento proprio presso il Tribunale di Milano, è bene che mediti sul fatto che «complici» di questo «corpo deviato» dello Stato sono anche le centinaia di migliaia di milanesi che in questi anni hanno sostenuto moralmente l’attività dei magistrati di Mani Pulite contro gli attacchi del regime di Roma al quale Berlusconi era legato anche sentimentalmente, dato che Craxi è stato suo testimone di nozze. Vuole paragonare la Procura milanese alla banda della Uno Bianca? È un’infamia che un sedicente candidato alla guida del Paese abbia in dispregio a tal punto le vittime della banda di criminali, tra le quali alcuni giovani carabinieri, da paragonare i suoi guai giudiziari e quelli degli «amici» al sangue versato da chi ebbe l’unica colpa di fermare degli efferati assassini. Questi argomenti non sono campagna elettorale. Sono un insulto a tutti i cittadini (Ansa, 14 marzo 1996 ).
Naturalmente, poiché Fini ha dichiarato alla stampa un anno fa che Benito Mussolini è stato il più grande statista che l’Italia abbia mai avuto e Berlusconi è stato l’unico presidente del Consiglio rinviato a giudizio per corruzione, credo che per la guida del nuovo governo gli elettori prima e il Presidente della Repubblica poi non abbiano che l’imbarazzo della scelta (27 marzo 1996 ).
Craxi è stato un affezionato fornitore della Fininvest, pagato profumatamente per dei servigi che tutti ci aspettiamo di conoscere nei dettagli. Infatti la vera domanda è: che cosa ha dato Craxi a Berlusconi in cambio di 15 miliardi di lire? Sembrerebbe provato, documenti alla mano, che Silvio e Bettino siano indissolubilmente legati da rapporti che vanno ben al di là dell’amicizia e ben al di fuori della legge che entrambi considerano «inadatta» alla loro condotta politica prima ancora che professionale. Si sgretola la maschera televisiva di Berlusconi e appare l’inconfondibile ghigna dell’uomo di Hammamet (31 marzo 1996 ).
Per esempio potremmo ricoprire i muri della Lombardia con manifesti che riproducano una delle prime pagine de «La Padania» dove si chiedeva se Berlusconi era un mafioso o no (27 agosto 1998).
Noto per l’eleganza dell’eloquio e la squisitezza dei modi, è riuscito a dire che «La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni… Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni».
Il 15 febbraio 2006, in un’intervista al Tg1, Calderoli si apre la camicia e mostra una maglietta con la riproduzione di una delle caricature danesi che hanno scatenato disordini in tutto l’Islam, e due giorni dopo in una violenta protesta contro il ministro, davanti al Consolato italiano di Bengasi (Libia) la polizia libica spara sulla folla, uccidendo undici manifestanti. Calderoli si dimette subito dopo da ministro delle Riforme. Il 15 marzo 2006, ospite di Matrix,
definisce «una porcata» la nuova legge elettorale, di cui egli stesso è coautore. Il 13 settembre 2007 propone un «Maiale-day» per fermare la costruzione della moschea di Bologna, promettendo una passeggiata con un suino sul terreno dove è prevista la costruzione dell’edificio, così il suolo verrebbe reso impuro e dunque inutilizzabile per la comunità islamica.
Fedina penale È indagato a Milano per ricettazione nell’ambito delle inchieste sulla Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani.
Contro Calderoli, all’epoca dei fatti ministro per le Riforme Istituzionali, ci sono le dichiarazioni dello stesso Fiorani e una serie di riscontri documentali. Fiorani ha sostenuto di aver foraggiato Calderoli per garantirsi l’appoggio politico della Lega durante il suo tentativo di scalata alla Banca Antonveneta. E ha spiegato che i rapporti con il ministro avvenivano spesso attraverso Aldo Brancher, il suo sottosegretario forzista. Brancher e Calderoli, secondo Fiorani, si sarebbero così spartiti 200mila euro. Dice Fiorani:
Ho consegnato la busta a Brancher che la doveva dividere con Calderoli.
Ricordo che Brancher e Calderoli erano accompagnati da una donna. Ricordo ancora che quella sera Calderoli doveva tenere un comizio a Lodi per le amministrative. Ho consegnato la busta a Brancher il quale mi disse che doveva dividere con Calderoli perché il ministro aveva bisogno di soldi per la sua attività politica. A differenza di Dell’Utri il ministro non mi ha mai ringraziato. (…) Calderoli è stato da noi pagato due volte, la prima tramite Patrini-Brancher, la seconda in occasione della sua visita a Lodi (…), ma non conosco i termini della successiva divisione.
A complicare la posizione di Calderoli (che respinge con sdegno le accuse) c’è anche un messaggino sms inviato dall’ex ministro a Donato Patrini, stretto collaboratore di Fiorani. Eccone il testo:
«Quando avevate bisogno di me io vi ho sempre aiutato e ora che vi ho chiesto un piccolo favore vi siete defilati. Mi ricorderò in futuro di voi». Patrini lo ha conservato e ai magistrati ha detto:
Ho conosciuto Calderoli nel 2000 su richiesta di Brancher, il quale mi aveva detto di contattare Calderoli perché aveva bisogno di un sostegno finanziario. Ne parlai con Fiorani il quale si mostrò d’accordo e mi invitò ad incontrare Calderoli e ad istruire una pratica di fido (…) andai da Calderoli per dirgli che era possibile affidarlo, tuttavia Brancher mi fece sapere successivamente che il Calderoli non voleva aprire dei rapporti affidati e io compresi che suggeriva di regolare la cosa in contanti. Andai di nuovo da Fiorani il quale mi disse che si poteva fare l’operazione e di andare da Spinelli per farmi consegnare la provvista in contanti. Mi ricordo che si parlò di circa 100/150 milioni di lire.
Io feci passare del tempo perché la cosa non mi piaceva e non so se qualcuno vi abbia comunque provveduto. Ho avuto successivamente altri colloqui con Calderoli e non abbiamo mai parlato di questa storia.
Tuttavia ha chiesto altri due favori: una casa a Lodi in affitto o acquisto (incaricai di trovare la casa al geometra Negri di Bpl Real Estate) e un affidamento di 800mila euro garantito da ipoteca a favore dell’azienda della sua nuova compagna che era in difficoltà con Unicredit.
Mi rivolsi a Fiorani mandandogli una relazione scritta ma lui non volle portare avanti la cosa e Mondani, suo segretario, mi disse che i rapporti con la Lega ormai erano tenuti con Giorgetti divenuto intimo di Fiorani. Dopo un po’ di tempo mandai un messaggio via sms al Calderoli per chiedere come stava. Mi rispose con un messaggio piuttosto «incazzato» del seguente tenore: «Quando avevate bisogno di me io vi ho sempre aiutato e ora che vi ho chiesto un piccolo favore vi siete defilati. Mi ricorderò in futuro di voi». Aggiungo che mi risulta che il rapporto tra Fiorani e Calderoli ora è tornato ottimo.
Calderoli viene inizialmente indagato dalla Procura di Milano per appropriazione indebita. Ma la sua posizione, mandata per competenza territoriale ai magistrati di Lodi, è stata qui rivista. Rilette le carte, la Procura di Lodi ha stabilito che l’ex ministro potrebbe essere responsabile di ricettazione. Il fascicolo è quindi stato reinviato a Milano.
Qui Calderoli è già stato processato assieme allo stato maggiore della Lega per i tafferugli con la polizia di via Bellerio, avvenuti nel 1996 quando la Procura di Verona aveva tentato di far perquisire la sede delle camicie verdi. In primo grado Calderoli è stato condannato a 8 mesi di reclusione per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
In appello si è poi scesi a 4 mesi e 20 giorni di reclusione.
Ma la sentenza è poi stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione e, nel nuovo processo di secondo grado, per Calderoli e gli altri imputati è scattata la prescrizione.
Dalle indagini della magistratura veronese sulle camicie verdi Calderoli si è invece liberato grazie a una legge ad personam e al voto immunitario del Parlamento, anche se è probabile che la Procura lo impugnerà dinanzi alla Consulta (vedi voce Umberto Bossi).
Assenze 121 su 1447 (8,4%).
Frase celebre «Ho trovato in Igor Marini una persona di una memoria che fa impallidire Pico della Mirandola, intelligente, sveglio, preparato» (Ansa, 7 agosto 2003).
«Dare il voto agli extracomunitari, non mi sembra il caso, un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi, dai» (23 ottobre 2003).
«Non avrei scommesso un euro su di me» (quando diventa ministro, «Corriere della Sera», 11 ottobre 2004 ).
«Ma io, di venir sempre qua a Verona per questa storia di Papalia, inizio ad averne piene un po’ le balle. Ouh!!! Questo qua, prima m’ha inquisito per una serie di reati che, se mi condannano, mi dan l’ergastolo.
Poi dopo, viene anche il procuratore a indagarti, ti tocca anche vederlo per forza, e non puoi mandarlo via. Poi mi son fatto una bella condanna in primo grado e in appello, perché decide di fare un’ispezione, a cui noi resistiamo. Siamo andati dal ’96 al 2003 sostenendo che non si poteva fare quella perquisizione, che è stato il motivo da cui è nata quella condanna, per arrivare a sentire la Corte Costituzionale e la Cassazione dire che quella perquisizione era illegittima.
Tutto daccapo! Noi ci siam mangiati il fegato, tanti bei soldini in avvocati, ma i procuratori non spendono niente, vanno avanti, e paga tutto chi? Lo paghiamo noi! Per cui oggi ci torno. Ci torno volentieri a sostenere chi, secondo me, perché tutte le volte che mi porto a casa una condanna io cresco di un metro, sono orgoglioso, come devono esserlo loro! Perché, quello che loro facevano, era una cosa che tutti dovevano sentire il dovere morale di fare! Perché a casa propria si ha il diritto di stare tranquilli, e chi non lavora, cambia aria!» (alla manifestazione della Lega Nord a Verona, 13 febbraio 2005).
«A Benedetto XVI avrei preferito Crautus I» (15 aprile 2005 ).
«Che gli immigrati tornino nel deserto a parlare con i cammelli o nella giungla con le scimmie, ma a casa nostra si fa come si dice a casa nostra!» (Ansa, 18 settembre 2005).
«Pacs e porcherie varie hanno come base l’arido sesso e queste assurde pretese di privilegi da parte dei culattoni» («Corriere della Sera», 15 gennaio 2006 ).
«Quella della Nazionale di calcio ai mondiali è una vittoria dell’identità italiana, di una squadra che ha schierato lombardi, napoletani, veneti e calabresi e che ha battuto una squadra, la Francia, che, per ottenere dei risultati, ha sacrificato la sua identità schierando negri, musulmani e comunisti» (14 luglio 2006 ).
«Con una salva di dietro e una davanti, le navi dei clandestini non partirebbero più» (Ansa, 21 ottobre 2006 ).
«La fogna va bonificata e visto che Napoli oggi è diventata una fogna bisogna eliminare tutti i topi, con qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perché magari anche i topi votano» (Ansa, 1° novembre 2006 ).
«Essere culattoni è un peccato capitale e chi vota una legge a favore dei Dico finirà nelle fiamme del più profondo dell’inferno» (Ansa, 31 marzo 2007 ).
«Sono qui che studio il modello australiano» («Libero», 24 dicembre 2007 ).
In primo e secondo grado, si è visto derubricare il reato in corruzione dalla Cassazione che l’ha dichiarato prescritto. Indagato e poi archiviato in un’altra ventina di processi.
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