Calpestare la dignità dell’Italia: fino a che punto?

Domenico Gallo

Non appena il deposito degli atti d’indagine ha scoperchiato il verminaio del sistema Tarantini e dei traffici ed affari collegati al rifornimento dell’harem del Sultano, Berlusconi, con la sua lettera al “Foglio” ha dettato le coordinate per i cannoni delle sue corazzate mediatiche.
Il Capo del Governo non ha niente di cui vergognarsi. La sua vita privata è incensurabile. Soltanto dei mascalzoni (cioè i magistrati inquirenti) possono trasformare la sua privacy in oggetto di indagine penale. Per questo i processi e le intercettazioni sono uno scandalo incommensurabile che non riguarda solo lui perchè puntano a scardinare il funzionamento regolare delle istituzioni.

Un approccio così “rivoluzionario” al mondo reale da alterarne completamente i connotati e trasformare la cruda realtà di fatti vergognosi (oltre che illeciti) nel loro opposto, in effetti, non era mai stato tentato da nessuno. Soltanto la fantasia letteraria di George Orwell è arrivata a concepire un potere politico capace di aggredire la realtà e rovesciarla nel suo contrario, cambiando il significato alle parole attraverso le quali noi siamo stati abituati a pensare.
In 1984, Orwell mette al centro della vita delle istituzioni il Ministero della Verità sul quale campeggiavano i tre slogans del partito:

LA GUERRA E’ PACE
LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’
L’IGNORANZA E’ FORZA.

Chi avrebbe mai immaginato che la profezia nera di Orwell si sarebbe realizzata nel nostro paese?
Perchè è proprio quello che è successo in Italia, dove da molto tempo agisce il Ministero della Verità, avvalendosi come sua principale arma di quello strumento che Orwell aveva già preconizzato: il teleschermo.
Gli effetti del controllo del teleschermo, di una grande quantità di radio “libere” e di una caterva di giornali e pubblicazioni periodiche sono stati miracolosi: la realtà è stata trasformata in una fiction e la fiction è divenuta realtà.

L’Italia è diventata il paese dei balocchi, dove ognuno può realizzare il suo sogno. Tutte le donne giovani e belle possono diventare principesse, grazie al tocco di Silvio che le promuove attrici, deputate o ministre, la povertà non esiste, i disoccupati ed i precari possono riscattarsi con il gratta-e-vinci, e la crisi economica viene tenuta fuori dalle porte dell’Italia. Se, poi, le ondate della crisi minacciano di travolgerci, niente paura, interviene Berlusconi che, con la sua manovra economica, ha salvato l’Italia dal baratro in cui l’opposizione, denigrando il suo paese, la stava facendo precipitare.
Così si spiega che i compagni di Previti e Dell’Utri hanno fondato il “partito degli onesti” che – all’occasione – si trasforma nel “partito dell’amore” (per Silvio) ed organizza le “settimane dell’odio” per denunziare la collusione fra i PM e le BR.
Così si spiega che i rappresentanti del popolo italiano hanno votato una risoluzione per sbarrare la strada ai magistrati, dove si conferma che Ruby-rubacuori è la nipote di Mubarak e che il Premier, facendo pressioni sulla Questura di Milano per ottenerne il rilascio, agiva per un interesse superiore della Repubblica.

Nel mondo reale un soggetto che è ripetutamente implicato in fatti di corruzione, di evasione fiscale, e di abusi vari, viene guardato con la diffidenza normalmente riservata ai pregiudicati e gli viene preclusa la possibilità di ricevere o mantenere cariche pubbliche o altri onori.
Nel paese dei Balocchi, il mare di inchieste che si è accumulato sulla testa di Silvio è la prova del delitto di lesa maestà, vale a dire della scandalosa persecuzione organizzata dai magistrati comunisti per minare le istituzioni democratiche.
Ce lo conferma anche pigi Battista dalle colonne del Corriere della Sera che, commentando l’inchiesta di Bari afferma:
“L’opinione pubblica del centro destra non ha torto quando sente un eccesso persecutorio, il modo accanito con cui una magistratura ossessionata dalla figura di Berlusconi sogna una spallata politica che si fa forte di una montagna di oltre 100.000 intercettazioni per minare la stessa reputazione politica e personale del premier, prima ancora che la verità giudiziaria sia accertata.”

Nel mondo reale e soprattutto nell’ordinamento della Repubblica italiana, basato sulla Costituzione, “i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
A questo punto bisogna chiedersi: dove stà l’eversione?
Non è eversivo il comportamento di un premier costantemente e profondamente infedele all’obbligo di esercitare le sue funzioni con disciplina ed onore, che rivendica con arroganza la sua incensurabilità politica ed impunità giudiziaria?
E non è eversivo il comportamento degli yes-men del Capo politico che occupano le istituzioni per fargli da scudo, che hanno corrotto la funzione della legge trasformando in legge gli interessi privati di una singola persona o di un ristrettissimo ceto di privilegiati?

Fino a quando il popolo italiano sopporterà che la sua dignità venga calpestata in modo così brutale dalla corte di nani e ballerine che gravita intorno all’harem del Sultano?

(20 settembre 2011)

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