Cambiare il voto degli Italiani all’estero per riavvicinare i giovani espatriati

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Da diversi mesi a giorni alterni ci vengono prospettate le elezioni anticipate. Andarci con la legge elettorale attuale sarebbe ingiusto e frustrante: liste bloccate e discutibili premi di maggioranza giustificano una revisione sostanziale del Porcellum. Nella stessa sede, tuttavia, sarebbe decisamente opportuno emendare anche il voto degli Italiani all’estero. Se ne parlò un anno fa dopo l’arresto del senatore PDL Di Girolamo, eletto nel 2008 nella Circoscrizione Estero, in riferimento alla sicurezza del voto per corrispondenza. Un problema questo che va risolto, ma che di certo non è l’unico.

Ci sono decine di migliaia di Italiani nel mondo, prevalentemente giovani, che hanno lasciato il Paese da pochi anni e che finiranno per non votare alle prossime elezioni politiche. Ciò accade perché queste persone non sono iscritte all’Albo degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) e non possono o vogliono pagarsi il viaggio per tornare in Italia a esercitare il loro diritto e dovere civico di voto.[1] Il problema nasce dal fatto che la legge dispone l’obbligo di registrarsi all’AIRE dopo dodici mesi di permanenza all’estero, ma lo fa in modo non efficace perché: 1) Non prevede sanzioni per chi non ottemperi – al massimo si può venire iscritti d’ufficio; 2) Disincentiva l’ottemperamento, perché l’iscrizione all’AIRE fa venire meno l’accesso all’assistenza sanitaria (tranne che per le prestazioni urgenti) e le agevolazioni fiscali di cui godono i residenti in Italia (per esempio, l’esenzione ICI sulla prima casa).[2]

Per risolvere il problema basterebbe stabilire che solo dopo un certo numero di anni dall’iscrizione all’AIRE il cittadino perda l’assistenza sanitaria. Già così, in molti – specie i giovani che spesso non sono proprietari di alcunché in Italia – si iscriverebbero e voterebbero. Se poi, il legislatore stabilisse anche una qualche sanzione per chi risiede all’estero da anni e ciononostante non si è registrato all’AIRE, allora verrebbero anche stanati quelli che abusano da lungo tempo di servizio sanitario pubblico e agevolazioni fiscali.

Gli studenti Erasmus costituiscono una specifica categoria di cittadini – diverse migliaia al momento in cui si tengono le elezioni – che di fatto è discriminata nell’esercizio del diritto di voto. Non hanno l’obbligo di iscriversi all’AIRE perché restano all’estero per meno di un anno e, quindi, per votare o si iscrivono comunque (perdendo l’assistenza sanitaria) per pochi mesi oppure si pagano il viaggio per tornare in Italia. Moltissimi finiscono per non votare. In questo caso, la soluzione potrebbe essere equiparare gli Erasmus a quelle specifiche categorie cui viene permesso di votare dall’estero pur non essendo iscritti all’AIRE (i “cittadini temporaneamente all’estero per motivi di servizio o missioni internazionali”).[3]

Infine, c’è anche un altro aspetto molto importante del voto degli Italiani all’estero che dovrebbe essere rivisto. E cioè, il diritto di opzione, ovvero il diritto degli iscritti all’AIRE di votare in Italia per la circoscrizione d’origine, anziché dall’estero e per la circoscrizione Estero. Questo diritto dovrebbe essere garantito senza costi personali (la legge attuale esclude agevolazioni per le spese di viaggio)[4], votando dall’ambasciata o consolato, almeno per gli iscritti all’AIRE da non più di un certo numero di anni. Il limite potrebbe essere lo stesso, suggerito sopra, oltre il quale si perderebbe l’assistenza sanitaria. Quel limite (cinque anni potrebbe essere ragionevole) diverrebbe così il vero discrimine, che oggi non c’è, tra gli Italiani residenti all’estero temporaneamente, o comunque da pochi anni, e quelli stabilmente all’estero, i quali in teoria possono non essere mai stati in Italia e non parlare Italiano. In cosa differiscono sostanzialmente il voto per la circoscrizione di origine in Italia e quello per la Circoscrizione Estero? In due aspetti: 1) La Circoscrizione estero elegge diciotto onorevoli che siedono in Parlamento per rappresentare la variegata comunità degli Italiani all’estero; 2) I voti della Circoscrizione Estero non contano ai fini dell’assegnazione del premio di maggioranza.

Per ricordare alla Politica e alle Istituzioni dell’esistenza di anche questo problema della legge elettorale, l’Italian Society presso il Trinity College di Dublino ha lanciato una petizione online, che si trova qui: http://www.ipetitions.com/petition/itsoc-tcd/

L’invito a firmare la petizione e inoltrare la stessa a quante più persone possibile, è rivolto non solo agli Italiani che vivono all’estero, ma anche a quelli che sono in Italia.

Si parla spesso di strategie per far rientrare i giovani italiani che hanno lasciato il Paese negli ultimi anni. Ecco, cambiare la legge elettorale può offrire un modo a costo zero di riavvicinare i concittadini espatriati e quelli in Italia. E’ molto triste e amaro incontrare tanti giovani italiani all’estero che non vedono il loro Paese nei progetti per il futuro.

Stefano F. Verde

[1] http://www.senato.it/istituzione/29375/131289/131328/131329/articolo.htm
[2] http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/servizi_demografici/scheda_005.html
[3]http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/elezioni/0838_2008_02_14_voto_temp_estero.html
[4] http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/elezioni/sottotema006.html

(10 febbraio 2011)

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