Canalecinque Aprile

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di Marco Travaglio

Geniale l’idea di Franceschini di invitare Al Tappone al 25 Aprile. Se prima c’era almeno un giorno dell’anno in cui il Cainano non si faceva vedere né sentire, barricato in casa con una scusa sempre diversa in attesa che passasse la nuttata (e la giornata), ora s’è impossessato anche di quello.
Da sabato, chiunque dica qualcosa nell’anniversario della Liberazione, fosse pure Duccio Galimberti redivivo, viene oscurato da quel che dice Lui, col contorno di corifei e turiferari ansiosi di sottolineare la "grande novità", la "pacificazione", la "rinnovata unità nazionale", addirittura la "fine della guerra civile". Figuriamoci. Non c’è nessuna novità nelle cose dette dal premier sulle rovine di Onna col fazzoletto partigiano al collo: nel senso che ha già detto e contraddetto tutto e il contrario di tutto. S’è già proclamato antifascista e filofascista un centinaio di volte, sempre con smentita incorporata. Come ricorda Filippo Ceccarelli su Repubblica, aveva già rifilato "gli stessi ricordi famigliari" (taroccati) e "le stesse calibrate professioni di fede nella Resistenza" nel 2001 al teatro Carignano di Torino e nel 2006 al Congresso americano davanti a decine di comparse (i parlamentari veri avevano di meglio da fare). Spiace guastare i festeggiamenti dei Pigi Battista e dei Massimo Franco, pompieri ufficiali del Corriere dell’Inciucio, ma la sceneggiata del Partigiano Silvio non ha affatto "offerto all’opposizione una piattaforma di valori comuni che non consentono più il lessico primitivo della delegittimazione reciproca".
Perché non è affatto vero che il 25 Aprile è "la festa di tutti". La Resistenza e gli Alleati hanno liberato tutta l’Italia dal nazifascismo per restituire la libertà a tutti gli italiani. Ma non tutti gli italiani hanno il diritto di festeggiare. E non perché in Italia ci siano ancora i fascisti (sono pochi, per fortuna). Bensì perché in Italia ci sono milioni di persone che non si riconoscono nei principi fondamentali della Costituzione e della democrazia liberale: uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge senza distinzioni di razza, religione, sesso, idee politiche, condizione personale e sociale, libertà di espressione e di stampa, difesa del lavoro e del risparmio, indipendenza della magistratura, diritto di sciopero, finalità sociale dell’economia e così via. Il fatto che ora il Cainano ritiri una proposta di legge ­quella sulla parificazione tra caduti partigiani e repubblichini­ che nemmeno conosceva (o almeno così dice, e se fosse vero sarebbe anche peggio) è l’ennesima furbata. La vera sfida che dovrebbe lanciargli un’opposizione degna di questo nome è quella di abolire subito la legge più incostituzionale della storia repubblicana: il "lodo" Alfano che garantisce l’impunità a lui e ad altri tre mandarini, in palese violazione dell’articolo 3 della Carta fondamentale. La Costituzione e la Liberazione si celebrano tutti i giorni, oppure mai.

(28 aprile 2009)



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