CAPODANNO. A Christmas Carol

Ennio Cavalli


Il pastore disse una frase al borgomastro

il borgomastro la riferì alla moglie

che ne parlò alla sorella, turbata al punto

da correre in banca a ritirare tutti i soldi dal conto,

il direttore inseguì la sorella della moglie del borgomastro,

della quale era vagamente innamorato,

senza riuscire a raggiungerla,

le urlò dietro che quel tipo di prelievo

era come una rapina a mano armata,

altre dieci chiusure di conti come quello

e la banca finiva sul lastrico,

poi aggiunse che a suo parere

le cose stavano anche peggio di quanto si sussurrava,

ma i risparmi dei risparmiatori

non li avrebbe toccati nessuno,

neanche il capo delle guardie,

appena dimesso dall’ospedale

con postumi da incidente domestico,

subito informato dei fatti, ma non dei misfatti,

fatto sta che sul senso della frase

detta al borgomastro

e dal borgomastro riferita alla moglie,

da quest’ultima alla sorella e così via

fino al capo delle guardie in convalescenza,

circolavano svariate versioni, almeno una dozzina,

una delle quali giunse all’orecchio dello speziale

che si rinchiuse in laboratorio, tra pozioni e alambicchi,

alla ricerca urgente di un antidoto,

era Natale, tutti presi dalla lista dei regali

e dai gesti di bontà in attesa di spunte,

nevicava, nevicava,

nessuno temeva qualcosa di molesto o di sinistro,

tranne i personaggi citati, ai quali si aggiunse

il macellaio che, spolpati gli ultimi quarti,

sigillate le ghiacciaie, se la diede a gambe

come se incombesse la fine del mondo, non Capodanno,

per il resto si tirava avanti tra alti e bassi

o forse erano solo svolazzi di corvi,

di sicuro il postiglione, giunto alla stazione di posta,

nei pressi dell’abitazione del pastore,

non si sarebbe mai aspettato che i cavalli

proseguissero all’impazzata per parecchie miglia,

in mezzo alla tormenta,

travolgendo il lampionaio a inizio servizio,

finché l’ultima versione della frase

detta al borgomastro

e dal borgomastro riferita alla moglie,

da quest’ultima alla sorella,

carpita dal direttore di banca, dal capo delle guardie,

dallo speziale, dal macellaio,

fino al postiglione costretto a tirar dritto

e al lampionaio fortunatamente illeso, ma sotto choc,

l’ultima versione della benedetta frase, dicevamo,

tornò al mittente, cioè al povero pastore

in forma di lettera anonima

con una terribile minaccia

e una virgola posizionata in modo

da rendere tutto assurdamente ignobile

e purtroppo verosimile,

per questo motivo il pastore si uccise.

L’ultimo libro di Ennio Cavalli: "Se ero più alto facevo il poeta" (La nave di Teseo, 2019)
(30 dicembre 2019)





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