Caravaggio e Bacon, la strana coppia

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Alla Galleria Borghese di Roma lo spregiudicato accostamento di due irriducibili dell’arte apre una lunga stagione “calda” dedicata al pittore lombardo.

di Mariasole Garacci

La mostra aperta alla Galleria Borghese fino al 24 gennaio 2010, la quarta nel ciclo “Dieci Grandi Mostre” ideato da Anna Coliva, celebra il quarto centenario dalla morte di Caravaggio (1571-1610) e il centenario dalla nascita di Bacon (1909-1992) proponendo “un’esperienza estetica, più che didattica”: i curatori avvertono infatti che “Bacon non ha nulla di Caravaggio e non si è ispirato a lui, ma se c’è un artista del nostro tempo che può essere equiparato al Merisi è proprio Bacon”.

L’accostamento non suggerisce dunque una derivazione estetico-formale del tormentato realismo di Bacon dal naturalismo caravaggesco, tuttavia si innescano nel riguardante nessi profondi e vibranti che per essere suggestioni emozionali vissute soggettivamente non sono per questo meno illuminanti sulle poetiche di questi due maestri. Così dal raffronto apparentemente arbitrario e prettamente iconografico tra la Conversione di Saulo di Santa Maria del Popolo e la Figura distesa con siringa ipodermica risulta in un momento evidente, ma vista con l’anima più che con un occhio critico, la toccante affinità tra questi due corpi riversi e ribaltati, vinti e impotenti sotto l’insostenibile peso di venire chiamati ad essere.

Una comune pietà per la sofferente, desolata fisicità umana: carne ormai fredda e rigida percorsa da un elettrico spasmo di vita (Resurrezione di Lazzaro), carne bianca di morte la cui materia dissanguata si stempera come gesso (Martirio di Sant’Orsola), fino alla negazione nelle figure tormentate e avvitate su se stesse di Bacon della sacra unità ontologica del corpo umano, travolto da un parossismo di violenza, scomposto e ricomposto in un’anatomia dell’incubo.

"Noi siamo della carne, noi siamo delle carcasse in potenza. Se io vado dal macellaio, trovo sempre sorprendente di non essere là, al posto dell’animale", diceva Bacon. E’ la stessa sconfortante sorpresa che sembra cogliere a volte Caravaggio e lo spettatore di uno dei suoi oscuri drammi. In questo stupore è la pietà, all’origine di cifre stilistiche così lontane in entrambe le quali però convergono, solo apparentemente opposti, crudo realismo e vibrante lirismo. Questo il perché di quel senso di perentoria, veemente, talvolta disturbante presenza.

Un confronto tra i due artisti non dovrebbe estendersi oltre questo nodo “morale”, tralasciando altre pur suggestive corrispondenze che si pretendono stilistiche e tematiche sul ritratto o sul misteriosamente comune rapporto tra carne e buio: carne lambita e inghiottita dal buio, contesa alle tenebre sull’orlo di una soglia oscura. Un buio che non è assenza di luce, non è ombra massima, ma materia impenetrabile.

Ma la malia di una sintesi tra due mondi diversi è troppo pericolosa anche per una mostra il cui scopo dichiarato è quello di stimolare un’esperienza prettamente estetica rinunciando doverosamente ad istituire rapporti storico-artistici, e il superfluo e ambizioso apparato critico fornito dal catalogo pecca di alcune inesattezze storiche e critiche, come l’ingiustificabile confusione tra il naturalismo caravaggesco e il particolare “realismo” del pittore inglese.

Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese, 5
Orario: lunedi 13:00 – 19:00; dal martedi al sabato 9:00 – 21:00; domenica 9.00 – 19:00
Prenotazione obbligatoria www.ticketeria.it
www.caravaggio-bacon.it

(15 ottobre 2009)

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