Catalogna, tra Madrid e Barcellona un ping pong senza fine

Josep Ramoneda

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L’annuncio fondamentale, Rajoy, l’aveva effettuato già in mattinata, con la più breve comunicazione istituzionale mai vista: il Consiglio dei Ministri chiede al governo catalano di chiarire se ha dichiarato l’indipendenza o no. Un ping pong, tra i due, dove Rajoy rispediva la palla a Puigdemont, dopo averla ricevuta il giorno prima.

Dalla risposta del presidente catalano dipenderà il seguito della vicenda: vale a dire se verrà sospesa l’autonomia. Nel suo intervento in Parlamento, Rajoy non ha chiarito le sue intenzioni dimostrando, come ormai avviene da cinque anni, di non avere alcuna proposta politica per la Catalogna. Ha ripetuto il suo solito discorso: quel che è non è legale non è democratico e che non è possibile un negoziato al di fuori della cornice costituzionale.

Rajoy ha speso i minuti a disposizione per esporre una relazione, di parte, nella quale ha ricordato la storia del processo di indipendenza soffermandosi sul 2012 perché, in quell’anno, è sotto il suo mandato che il movimento per l’indipendenza avrebbe, secondo lui, ottenuto le maggiori concessioni.

Un intervento pieno di imprecisioni, violazioni della legge e atrocità nazionaliste, senza un minimo di autocritica per la situazione attuale e per le occasioni perse finora. La prossima settimana si capiranno le sorti di questa partita, appena passata la sfilata della Festa nazionale del 12 ottobre.

Un amico mi ha detto: questa diatriba ci accompagnerà per anni, è senza fine. Ieri, come si dice in catalano, il sovranismo ha vissuto un giorno di festa ma senza allegria. Oggi, con gli animi più distesi, prende piede l’idea che il processo in corso abbia raggiunto il suo apice e che Puigdemont, cosciente di questa situazione, abbia voluto prendere tempo e riconoscimento sociale, ma non è riuscito ad allargare a sufficienza il terreno di gioco. Al di là dei gesti visibili e persino eclatanti del movimento indipendentista, per le strade della città c’è paura per le conseguenze economiche di questa situazione.

PP, Ciudadanos e il PSOE sembrano puntare sulla sospensione dell’autonomia oltre che sulla convocazione delle elezioni. Anche se magari Rajoy pensa più alle proprie di elezioni che non a quelle catalane. Se credono di poter risolvere così il problema, si sbagliano.

Vivremo forti tensioni, la frattura si approfondirà e può darsi che temporaneamente prevalga la paura, ma quando arriveranno le elezioni la rivendicazione sovranista sarà ancora lì. E da nessuna parte è scritto che non tornerà a vincere. Per ricominciare.

(12 ottobre 2017)



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