C’era una volta la classe media
C’era una volta la classe media… e ora non c’è più! Il delta tra ricchezza e povertà si è talmente ampliato, ed è in costante aumento, che la borghesia si sta progressivamente impoverendo, mentre gli ex poveri oramai sono già diventati indigenti.
Questo mi pare sia insostenibile, anche nel più scellerato dei sistemi capitalistici. Troppo sovente si sente dire che le differenze salariali attualmente ancora esistenti tra paesi industrializzati e non, si debbano attenuare. Non capisco però, perché al ribasso!
Perché è il salario del lavoratore occidentale che deve adeguarsi a quello del lavoratore di un paese emergente? Forse perché il salario dell’operaio serbo è sproporzionatamente sottodimensionato rispetto a quello italiano? Ma il motivo non sarà mica perché in Serbia non esistono, o perlomeno sono irrisorie, quelle sacrosante tutele che le classi lavoratrici occidentali hanno conquistato in quasi due secoli di lotte?
Adeguiamo pure, nel nome della globalizzazione, i salari del mondo ma adeguiamoli al profilo più alto. Le famose delocalizzazioni non sono fenomeni ineludibili, l’amministrazione Obama ne sta dando riprova, ma strumenti atti a massimizzare i profitti. Nel caso Italia, esistono addirittura “società” di diretta emanazione di regioni dello Stato, che finanziano ed agevolano in buona parte con soldi pubblici, anche entrando direttamente nel capitale delle neo costituite società estere, la delocalizzazione. Queste stesse aziende poi, fanno diretta concorrenza (chiaramente sleale) a quelle che con etica e moralità continuano a produrre sul territorio nazionale.
Se l’obiettivo unico è il profitto, a tutti i costi ed ai massimi livelli, mi propongo come sostituto ai vari Marchionne di turno (mi accontenterei di metà del loro stipendio), ristabilendo da subito alcune norme del XVIII secolo, tra le quali lo sfruttamento del lavoro minorile, attualmente in atto in vari paesi del Sud Est Asiatico (e non solo, una famosa industria veneta d’abbigliamento docet) con i quali siamo appunto in competizione. Chissà, visto come sono messe le scuole, forse i bambini si divertirebbero di più e forse ai genitori non verrebbe più richiesto di portare da casa la carta igienica… o forse anche si.
Ma come si fa a non rendersi conto dei paradossi che quotidianamente ci vengono propinati come verità assolute, quel T.I.N.A. (there is no alternative) di tatcheriana memoria che preclude qualsiasi alternativa possibile. Le alternative ci sono e le strade percorribili sono molteplici, si pensi solo alla riconversione della produzione industriale da inquinante a sostenibile.
Certo, uno sviluppo così orientato toglierebbe la sedia da sotto il culo agli attuali potenti, magari anche ridistribuendo equamente la ricchezza disponibile. A voler essere ottimisti, si intuisce il perché l’attuale classe dominante, nella sua immensa miopia, si stiano dando tanto da fare proprio in questa fase storica. Forse si sta rendendo conto dell’irreversibilità di questo fenomeno e come una belva ferita esprime la sua ferocia alla massima potenza.
Tommaso Baldassi
(21 ottobre 2010)
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