Chi va per mostre ha in tasca i santi

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Attraverso una mostra d’arte ("Il Potere e la Grazia. I santi patroni d’Europa" – Roma, Palazzo Venezia) la Chiesa enuncia i suoi proclami politici e afferma le “radici cristiane” d’Europa.

di Mariasole Garacci

Che la produzione artistica sia stata a servizio della fede e in generale dei poteri e dei potenti, indipendentemente dal valore “morale” che si voglia attribuire alla creazione (ed alla fruizione) estetica, non è lettura storica arbitraria e personale. All’indomani del Concilio di Efeso del 431, che sanciva la condanna del nestorianesimo e il dogma di Maria Theotokos, Sisto III erigeva e dedicava al culto di Maria la basilica sull’Esquilino, dove ancora sono conservati gli splendidi mosaici del V secolo che intessevano il Vecchio e il Nuovo Testamento in una Storia il cui apice è l’epifania miracolosa del divino in Cristo; nel 1178 lo scultore Benedetto Antelami, nella sua Deposizione per il duomo di Parma, contrapponeva la Sinagoga, raffigurata come una donna cui l’angelo conculca la testa in segno di contrizione al cospetto di Cristo in croce, alla Ecclesia raffigurata alla destra del Signore.

Nel XVI secolo, Giulio II combatteva la battaglia del primato temporale della Chiesa attraverso le narrazioni storico-bibliche delle Stanze affrescate da Raffaello (oltre che a capo delle sue truppe nel freddo inverno dell’assedio di Mirandola). La Chiesa ha saputo usare l’arte, comunicazione e persuasione, come mezzo del suo Kulturkampf. Niente di nuovo, dunque, se oggi la mostra di Palazzo Venezia dispiega un racconto per immagini della storia d’Europa sub specie sanctitatis, e nella “sintesi tra Vangelo e cultura, tra cristianesimo e Occidente” indica, come avverte il curatore don Alessio Geretti, “la strada per il futuro dell’Europa”.

In questi giorni Benedetto XVI ha nuovamente ricordato le radici cristiane d’Europa, “l’ispirazione decisamente cristiana dei padri fondatori” dell’Unione europea, e i valori “frutto di una lunga e sinuosa storia nella quale, nessuno lo negherà, il cristianesimo ha giocato un ruolo di primo piano”. Valori come la “pari dignità di tutti gli esseri umani, la libertà d’atto di fede alla radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune, lo sviluppo umano, intellettuale, sociale ed economico”, e ancora: la questione “del giusto e delicato equilibrio fra l’efficienza economica e le esigenze sociali, della salvaguardia dell’ambiente e soprattutto dell’indispensabile e necessario sostegno alla vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale e alla famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna”.

Concetti che trovano espressione nelle parole del curatore di questa mostra antologica: “sul concetto di persona sta o cade l’intera civiltà occidentale, e su questo concetto e sulle sue conseguenze, da quella della dignità di ogni persona, a quella dell’uguaglianza tra i cittadini, a quello della libertà di coscienza, l’Europa ha faticosamente ma anche coraggiosamente trovato la sua strada, che può diventare una luce per tutto il mondo”, in una sovrapposizione e talvolta appropriazione da parte della cultura cristiana dei contenuti laici della cultura europea moderna. Così, alla conferenza stampa della mostra, Paolo Bonaiuti può asserire, con serena noncuranza, che “la vera Europa è cristiana”, mentre nel bel saggio in catalogo mons. Ravasi offre una lettura più profonda e sfumata: “l’Europa non ebbe quasi mai un’unità civica o politica o storica. Tuttavia ebbe sostanzialmente per secoli e secoli una sua unità civile, culturale e spirituale.

L’anima di questa unità interiore, spesso appannata o coperta da sedimenti ma mai spenta, ebbe anch’essa molte iridescenze: pensiamo solo al rilievo della filosofia greca o all’incidenza del diritto romano e, se giungiamo alle epoche più recenti, pensiamo all’influsso dell’Illuminismo liberale o del movimento operaio, cioè della ragione e della lotta per la giustizia sociale”. Potere e Grazia, Stato e Chiesa, civiltà occidentale e cristianesimo: una sintesi culturale e una comunione di intenti non sempre possibili, però, pur nelle occasionali alleanze. Da Costantino ai santi sovrani e i santi missionari medievali che hanno convertito e integrato intere popolazioni “barbariche” nell’orbis latino cristianizzato, alla lotta odierna della Chiesa per mantenere la sua preminenza sulla coscienza europea, passando per More e Becket, perseguitati da un potere autocratico e nazionalista.

La Chiesa lotta per il suo spazio nella coscienza e nella cultura europea tornando alla sua vocazione martiriale, di testimone e vittima: “il culto va reso a Dio soltanto, non al Cesare di turno”, si legge in uno dei pannelli didascalici che illustrano la mostra, “la desacralizzazione del potere è l’unico modo di scongiurare la corruzione del potere stesso… l’equilibrio tra potere e grazia dipende dal principio di libertà religiosa che è un criterio per comprendere correttamente il principio della laicità dello Stato: si tratta di riconoscere la dignità della persona umana, nella cui coscienza nasce in libertà e secondo ragione la risposta dell’uomo a Dio, che nessun potere può indurre o impedire”.
Quasi ottanta opere di grandi artisti tra cui Ambrogio Lorenzetti, Albrecht Altdorfer, Bernardo Parentino, Hans Memling, Van Eyck, Ortolano, Andrea del Sarto, Tiziano, El Greco, Guercino, Tiepolo, Luca Giordano, Murillo, allineati ai ranghi nella difesa della Chiesa di Roma. Bellezza come ostentazione di prestigio, risospinta in un uso strumentale e politico. Arte come epifenomeno secondario di una storia culturale, sociale, politica, economica.

A proposito di “santità”, segnalo alcune mostre (stavolta di storia dell’arte). A Matera è ancora possibile visitare, fino al 1 novembre 2009, la sezione dedicata alla pittura della mostra Splendori del Barocco defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da Luca Giordano al Settecento patrocinata dall’Università degli Studi della Basilicata in occasione del XXV anniversario della fondazione: il lavoro critico e di catalogazione che ha condotto a questa rassegna fissa alcuni punti fermi nel delineamento di una situazione artistica di confine, espressivamente originale e bizzarra, come il corpus di opere sacre di scultori napoletani, pugliesi e lucani esposto nella sezione di Potenza, conclusasi la scorsa settimana (nel catalogo sono consultabili le schede scientifiche e un censimento degli artisti); è aperta fino al 24 gennaio 2010, alla National Gallery di Londra, la mostra The Sacred Made Real. Spanish Painting and Sculpture 1600-1700: dipinti come l’Immacolata Concezione di Diego Velàzquez e il San Serapio di Francisco de Zurbaràn accostati a preziosi esemplari della coeva, iperrealistica scultura policroma iberica mostrano la sostanziale contiguità estetica tra i due media artistici nella persuasione del fedele attraverso una sollecitazione patetica e sensuale, illustrando una temperie artistica estremamente affascinante e importante.

Il Potere e la Grazia. I santi patroni d’Europa
8 ottobre 2009 – 31 gennaio 2010
Roma, Palazzo Venezia – Via del Plebiscito 118
Orario: tutti i giorni, 10.00 – 20.00; venerdì e sabato,
10.00 – 22.00; chiuso il lunedì
Biglietti: € 10,00 interi – € 7,50 ridotto e gruppi – € 4,00 gruppi scuole
www.ilpotereelagrazia.it

Splendori del barocco defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da Luca Giordano al Settecento
Fino al 1 novembre 2009
Matera, Palazzo Loffredi – Piazza Pignatari
Orario: tutti i giorni, 09.00 – 13.00/16.00 – 21.00; chiuso il lunedì
www.splendoridelbarocco.it

The Sacred Made Real. Spanish Painting and Sculpture 1600-1700
21 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010
Londra, National Gallery – Trafalgar Square
Orario: tutti i giorni, 10.00 -18.00; venerdì, 10.00 – 21.00
www.nationalgallery.org.uk

(27 ottobre 2009)

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