Chiesa e Regionali: difendere la vita. Quella democratica

don Walter Fiocchi

, da Adista 23/2010

Sono appena rientrato da un viaggio durato otto giorni in Palestina, dove ho potuto sperimentare la qualità della democrazia di Israele: una democrazia sì, ma solo per gli israeliani; meglio, solo per gli israeliani ebrei. Ma ho potuto anche verificare – anche per strada, nei negozi, sia in Israele che nei Territori Palestinesi – quanto alta sia la considerazione per un governo, e in particolare per il suo leader, che ci espone all’ilarità del mondo civile, quando non al disprezzo. Ilarità e disprezzo che per fortuna non toccano mai il popolo italiano.

Sono partito quando era già scoppiata la questione delle liste del Pdl nel Lazio e in Lombardia; confesso che non mi sono appassionato alla vicenda e non mi sono premurato di seguirla nei dettagli nei giorni scorsi, accontentandomi di indignarmi o di gioire solo attraverso i titoli dei telegiornali che potevo seguire a Nazareth, Gerusalemme o Betlemme. Ciò che vivevo mi sembrava più interessante e importante dello squallore politico a cui è stata ridotta l’Italia dopo Tangentopoli: credevamo allora di aver toccato il fondo, ma abbiamo poi capito che il barile era invece la copertura di un baratro profondissimo. E la mancanza di interesse per l’esito delle vicende pre-elettorali mi sembra ora anche denunciare in me la presenza quasi di un senso di “fatalismo”, di rassegnazione al peggio, di sfiducia come di fronte alla scoperta di una malattia cancerogena che non dà prospettive di speranza.

In questo contesto, sono arrivate le parole di mons. Mogavero, presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici della Conferenza Episcopale Italiana: “La Chiesa deve lavorare affinché le giovani generazioni si indirizzino verso quel quadro di valori che è già insito nella natura umana: il bene comune, la solidarietà, la legalità, la condivisione, il rispetto dell’altro, il dialogo, l’accoglienza, la spiritualità. Sono tutti valori umanistici per far sì che l’uomo sia un uomo”. Di che cosa parla mons. Mogavero? A me pare che abbia definito l’essenza della democrazia, fatta appunto di primato – non solo verbale – del bene comune, della solidarietà, della legalità … cioè di tutto ciò che è scomparso dal linguaggio e dalle scelte della politica degli ultimi sedici anni!

Le vicende, di per sé banali e risibili, delle liste Pdl di Lazio e Lombardia hanno però – tra la sostanziale indifferenza o la partecipazione, mediaticamente manipolata, dell’opinione pubblica – una volta di più mostrato lo spregio berlusconista (neologismo che vuole sottolineare la responsabilità di quanti supportano, anche da parte cattolica, il sistema di potere e di affari del presidente del Consiglio) di qualunque regola democratica che infetta ormai la nostra democrazia. Ciò che ferisce molti è che al di fuori di taluni importanti documenti ufficiali, destinati ad un pubblico di élite, non si sentano da parte della Chiesa interventi carichi di parresìa e profezia, caratterizzati nel senso della difesa senza se e senza ma della democrazia e dal rilancio delle questioni sociali e della legalità: occupazione, diritti, questione morale, istruzione e ricerca scientifica, sviluppo in armonia con l’ambiente. Una politica fatta di azioni immorali e amorali e di parole menzognere e falsificatrici della verità ha ormai mostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il berlusconismo è un sistema pericoloso per la democrazia e le istituzioni repubblicane.

Diceva oltre trent’anni fa in un grande discorso nel Duomo di Milano un cardinale non avvezzo a parlare di politica, il cardinal Colombo, in tempi dove la politica nonostante tutto aveva ancora l’iniziale maiuscola: “La democrazia è la miglior forma di governo e noi la preferiamo ad ogni altra!”. Ovviamente condivideva il concetto di Mons. Mogavero che fa della democrazia non un dogma da esportare perché ha tra i suoi contenuti gli affari, il petrolio, gli interessi strategici politici-finanziari-economici, ma la possibilità per l’uomo di essere uomo in piena coscienza, volontà e libertà. Anche questo è l’umanesimo cristiano, maturato forse troppo tardi nella storia, ma che il cattolicesimo democratico dava per acquisito e assodato e che ora nel silenzioso tatticismo della Chiesa rischia di perdersi non solo nelle scelte politiche, ma anche nell’ethos del popolo italiano. La vita si difende non solo dalla cintola in giù, ma anche nel cuore e nella mente, forse già troppo traviati.

(17 marzo 2010)

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