Collezionare capolavori: storia e destino di un tesoro sconosciuto
Mariasole Garacci
Nel 2020, una scelta di novantasei marmi della famosa collezione Torlonia sarà oggetto di un’attesissima e importante mostra temporanea a Roma. È il primo passo verso l’apertura di un museo permanente dove l’intera raccolta sarà, per la prima volta, aperta al grande pubblico.
Finalmente, infatti, la stessa squadra ha presentato, in una conferenza stampa tenuta lo scorso 18 ottobre nelle sale di Palazzo Corsini alla Lungara, a cui era presente anche il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, l’attesa mostra The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces: dal 4 aprile 2020 al 10 gennaio 2021, novantasei marmi della preziosa collezione romana, scelti per la loro importanza e rappresentatività e restaurati con il contributo , saranno visitabili a Palazzo Caffarelli. Sarà la prima tappa di un tour espositivo in importanti musei internazionali (Louvre, Ermitage e forse altri) con i quali sono ancora in corso accordi di cui non si conoscono i termini e il ruolo dello Stato. Ancora indefinite restano la data e la nuova sede della futura apertura di un museo permanente (lo stesso Franceschini confessa di non sperare di vederlo entro il suo mandato al Mibact), né è stato precisato quali saranno le forme di gestione e gli equilibri tra la famiglia nobiliare, che continuerà a detenere la proprietà della collezione, e le istituzioni pubbliche coinvolte (oltre al Ministero, Soprintendenza speciale archeologia belle arti e paesaggio di Roma, Roma Capitale e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali).
Intanto, la mostra si preannuncia di estremo interesse. Per diversi motivi. Strepitosa la qualità delle opere, conosciute da storici dell’arte e archeologi quasi esclusivamente attraverso le riproduzioni contenute nel prezioso catalogo generale, innovativo per l’epoca, pubblicato nel 1885 da Carlo Lodovico Visconti con il titolo I Monumenti del Museo Torlonia riprodotti con la fototipia. Inoltre, per la sua genesi, quella dei Torlonia si configura come una vera e propria “collezione di collezioni”, la cui esposizione consente un excursus nella storia del collezionismo privato di antichità. Pratica che a partire dal XV secolo divenne comune e che portò a quella che Settis chiama una “migrazione” di sculture nelle dimore di tutti coloro che potevano permetterselo -famiglie aristocratiche, ma anche umanisti, commercianti, notai- gettando il seme da cui nasceranno, attraverso trasformazioni storiche e sociali e con mutate finalità civili, le moderne istituzioni museali. Tra le prime al mondo, proprio i Musei Capitolini, che ospiteranno questa mostra in un percorso che ne consentirà il dialogo con la raccolta permanente, il cui nucleo originario è rappresentato dalla donazione al Comune di Roma dei bronzi lateranensi da parte di papa Sisto IV nel 1471.
LA GENESI DELLA COLLEZIONE
Benché quella dei Torlonia sia soltanto l’ultima, in termini cronologici, delle grandi collezioni nobiliari romane, particolare è il suo interesse museologico e storico: non solo perché la sua storia si lega ad alcuni momenti e fenomeni sintomatici del rapporto tra pubblico e privato nell’Italia post-unitaria, ma anche per l’importanza degli esemplari raccolti e perché costituita da una stratificazione di apporti da altre pregiate collezioni. Un primo imponente nucleo di sculture antiche risale agli inizi del XIX secolo, quando viene acquisita in asta pubblica la collezione dello scultore Bartolomeo Cavaceppi (1717-1799), celebre restauratore amico di Winckelmann e artefice di numerosi interventi sulle sculture antiche dei Musei Capitolini: al momento dell’acquisizione, il patrimonio di Cavaceppi era, a sua volta, formato da altre famose raccolte del XVI e XVII secolo, tra le quali Savelli-Orsini, Pio da Carpi, Caetani, Cesi, Cesarini e Barberini.
Nel 1816 vengono acquistate circa 270 sculture della collezione del marchese Vincenzo Giustiniani, il celebre estimatore di Caravaggio: dal suo palazzo a pochi metri da San Luigi de’ Francesi provengono la superba Hestia Giustiniani, l’impressionante Eutidemo di Bactriana, e una straordinaria serie di busti. Nella seconda metà del XIX secolo numerosi sono i rinvenimenti archeologici dalle proprietà suburbane dei Torlonia, coincidenti con antiche residenze di epoca imperiale: è il caso, ad esempio, del tratto di Via Latina presso “Roma Vecchia”, l’area della Villa di Massenzio, della Villa dei Quintili, della Villa cosiddetta “ad duas lauros”. Nel 1866, il principe Alessandro Torlonia (1800-1886) acquista, insieme con il suo contenuto, la celebre villa sulla Via Salaria appartenuta nel secolo precedente al cardinale Alessandro Albani. Questi, con la consulenza del suo bibliotecario e uomo di fiducia Johann Joachim Winckelmann, aveva riunito una collezione di sculture greche e romane di altissimo pregio, tra cui un rilievo con Antinoo da Villa Adriana.
Alla fine del XIX secolo, dunque, la collezione Torlonia contava oltre 620 opere, che furono riunite in un edificio di proprietà della famiglia su Via della Lungara aperto soltanto a eletti visitatori. Ci si augura che la mostra ormai prossima a realizzarsi sia veramente, come annunciato e da tutti auspicato, il primo passo verso una condivisione con la comunità di questo inestimabile patrimonio artistico.
The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces
Dal 4 aprile 2020 al 10 gennaio 2021
Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli
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