Con i giovani in piazza per ricordare don Peppino Diana
Un vento di libertà impetuoso e travolgente si è abbattuto sulla terra di gomorra. Centinaia di ragazzi urlanti e festosi hanno invaso pacificamente il paese dell’omertà e delle mille contraddizioni per ricordare Don Peppino Diana prete coraggio ucciso quindici anni orsono dalla camorra. Urla festose, slogan e cartelli coloratissimi si contrapponevano da un lato, alle sparute presenze di chi, fuori dal corteo e sul ciglio della strada, l’osservava furtivo con dissaccrante distacco e dall’altro ai lamenti grotteschi di chi sottolineava i disagi causati alla circolazione. Immerso in quel fiume umano ho percoso le strade strette del paese che dal campo sportivo conducono al cimitero. Schiaffeggiato dal lusso sfrenato dei palazzi signorili piuttosto che dal degrado dei tuguri adibiti ad abitazione osservavo l’entusiasmo contagioso dei tanti giovani accorsi. Accanto ad essi estasiati i politici locali fasciati da impeccabili grisaglie che ne rendevano la figura goffa e marginale. Giunti nello spiazzo del cimitero ho guardato con emozione e trasporto i volti di chi da oggi si ritroverà nuovamente da solo con il suo dolore: i familiari delle vittime. Volti scavati, espressioni perse nel vuoto piuttosto che visi tesi di rabbia. Vite quelle dei loro cari immolate sull’altare del rispetto di una normalità che qui troppe volte diviene ideale. Ne è valsa la pena di morire? E’ giusto rinunciare a vivere e gettare nello sconforto perenne le persone più care? E’ questo il dilemma che mi ha tormentato lì ai piedi di quel palco su cui sfilavano i familiari di Don Peppino Diana, Domenico Noviello e Federico Del Prete, ero in mezzo a tanta gente eppure mi sentivo solo dinanzi a quell’interrogativo che sembrava non aver risposta. La manifestazione si conclude, l’ultimo mio personale tributo all’evento e per Don Peppino. Vado dinanzi alla sua tomba, lo sguardo carismatico della foto sulla lapide continua a catturarmi. Ho una risposta al tuo interrogativo gli dico, mentre una leggera commozione mi vela gli occhi: Dio oggi era lì, in quel corteo festoso di ragazzi pronto ad invocare giustizia per una terra rea del peggior crimine che si possa commettere: negare un futuro ai propri figli. Domani però, caro Don Peppe, è un altro giorno; purtroppo.
Raffaele de Chiara
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