Contemporanea inattualità del ritratto
Mariasole Garacci
È stata inaugurata a Roma e Pereto la doppia mostra di Matteo Fato: la mitografia personale di un pittore che scarta dalle categorie artistiche riflettendo sulla contemporaneità del ritratto e del paesaggio.
La sua personale presso la doppia sede italiana della galleria Monitor a Roma e Pereto, inaugurata in questi giorni, si colloca in un momento di superamento o compimento dei molteplici segmenti avviati nel corso degli anni, ora giunti a una sintesi – una Aufhebung hegeliana, concetto caro all’artista abruzzese – ricca di suggestioni e livelli di lettura.
Che si stia guardando un paesaggio, un ritratto, o uno dei suoi nodi policromi astratti, Matteo Fato è, al di là delle superate categorie figurativo/astratto/concettuale, un pittore-pittore dal gesto e dai colori inconfondibili, generosi, pastosi, eccedenti, infiammati in accostamenti di toni caldi e freddi. Una generosità che si ritrova nei suoi disegni – penso alle illustrazioni per una recente prima edizione da Quodlibet della favola di Kierkegaard L’avventura del giglio selvatico – memori dello shodō giapponese e della pittura cinese.
Le stesse installazioni in cui molte tele di Fato sono inserite -casse da trasporto in compensato talvolta listate di specchi, reminiscenza dei secoli in cui le pitture viaggiavano per l’Europa come tabernacoli portatili o piccoli musei personali- non evadono dal medium pittorico ma, al contrario, articolano estensioni spaziali, cromatiche e concettuali proprie della pittura, enfatizzando la contiguità di due generi tradizionali quali il ritratto e il paesaggio. Generi di cui l’artista sa far emergere l’intima relazione enunciata da precedenti storici, solo apparentemente distanti, come il doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca. Non è necessario, infatti, attenersi a una lenticolare, quattrocentesca pittura di tocco o a determinati tagli visivi per recuperare quella sintesi tra soggetto, spazio e luce dei paesaggi centro-italiani e quella icasticità simbolica, sentimentale e intellettuale concertata nella presentazione/autorappresentazione in absentia dell’effigiato.
Il titolo della mostra curata da Simone Ciglia Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura) si riferisce, del resto, a una considerazione fatta quasi en passant da Gilles Deleuze, a proposito dello studio della storia della filosofia, nel corso dell’intervista pubblicata con il titolo di ABeCedario: “Fare ritratti, bisogna tornare al ritratto… […] Si fa il ritratto di un filosofo, ma in realtà è il ritratto filosofico di un filosofo. Cioè un ritratto ‘mediomnico’, un ritratto mentale, spirituale”. In modo simile, il ritratto rinascimentale sovrappone, incrociandola talvolta con brevi epigrammi, l’effigie somigliante a ciò che il soggetto rappresenta, evocando il suo ruolo, le sue idee, la sua storia. Facendone emblema. Ecco allora che Matteo Fato segue quella strada, e i ritratti dei filosofi e degli artisti di riferimento, di collezionisti, curatori e amici dell’artista diventano un museo ideale in cui illustrare una mitografia personale. Tra questi, la tela eponima Come il ritratto sia parte della pittura (ritratto di Gilles Deleuze, Filosofo, 1925-1995, Parigi), Il presentimento di altre possibilità (ritratto di Søren Aabye Kierkegaard, filosofo e teologo, Copenaghen, 1813 – 1855) e Lo sguardo del sole indurisce (Ritratto di Scipione – Gino Bonichi, Pittore, 1904/1933).
Una strada che, come si è visto, proviene dalla storia dell’arte ma il cui solco è affiancato distanziando tanto nostalgici giochi di iconografici o di stile quanto il presente, con uno scarto che può dirsi propriamente contemporaneo se, come ha scritto Giorgio Agamben in Che cos’è il contemporaneo, “appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese, ed è perciò, in questo senso, inattuale. […] La contemporaneità è, cioè, una singolare relazione col tempo che aderisce a esso attraverso una sfasatura e un anacronismo”.
Matteo Fato
Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura)
A cura di Simone Ciglia
Monitor
Roma, Via Sforza Cesarini 43A – 44
Pereto (AQ), Piazza Maccafani 5
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.