Controriformisti in Riviera

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È di sabato 4 settembre la notizia che il vescovo diocesano don Alberto Tanasini (che le foto ritraggono inquartato, inanellato e minaccioso come il cardinale stragista dell’Opus Dei ne “Il Codice da Vinci”) ha rimosso d’urgenza il priore della comunità dei sacerdoti di Sestri Levante, don Pino Bacigalupo, reo dell’essersi rifiutato di celebrare la messa in latino, secondo il rito codificato nel 1570 da Pio V, e reclamata da un gruppetto di fedeli che i quotidiani locali definiscono “chic”.
Con questo sono ancora una volta serviti i nostalgici dello spirito di un Vaticano II che pretendeva di andare oltre il Concilio di Trento, nell’improbabile e contraddittoria ricerca di una Chiesa conciliata con la Modernità. A ennesima conferma che il cattolicesimo è intrinsecamente reazionario, per la massima soddisfazione di tutti “gli chic” che lo vogliono barriera adamantina contro le pretese liberatorie (sovversive) della civiltà moderna. Più che comprensibile, dal suo e loro punto di vista.
Più singolare il commento “veltroniano” del sindaco PD della ridente località balneare, Andrea Lavarello:«viva la libertà… beh, siamo pluralisti».
Quel sedicente pluralismo, sottomesso alla normalizzazione controriformista, che già condusse nella vaticana Piazza San Pietro i leader dell’attuale PD per unirsi in meditabonda preghiera a quanti festeggiavano la beatificazione di monsignor Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei; l’arma da guerra della restaurazione in corso.

Pierfranco Pellizzetti



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