Corruzione e politica, attenti ai finti rinnovatori
Se c’è un pericolo vero rispetto all’improvvisa e traumatica rottura degli equilibri politici esistenti, è quello rappresentato dall’emergere, sull’onda dell’emotività irrazionale, di personaggi variegati pronti a brandire ad arte l’arma del rinnovamento per fini di pura speculazione politica ed intellettuale. Andiamo al concreto.
Negli anni di Mani Pulite, stante un sistema collaudato e diffuso di corruttela da tutti conosciuto o perlomeno intuito, solo alcuni finirono nel tritacarne mediatico-giudiziario, mentre altri, più furbi, improvvisamente alzatisi da tavola, riuscirono a salvarsi vestendo in tutta fretta gli improbabili panni di piccoli Savonarola d’accatto. Così, chi era stato complice, beneficiario o parte di un sistema liquidato col marchio dell’infamia, ebbe gioco facile a riciclarsi nel nuovo schema "legalitario", inficiandone in radice la credibilità e l’azione di reale cambiamento.
La seconda Repubblica esprime infatti come protagonisti da un lato Berlusconi, già sodale di Craxi, e dall’altro Prodi, già manager pubblico ai tempi dell’Iri in quota De Mita. Una bella svolta, non c’è che dire. Oggi siamo punto e daccapo. Il sistema frana e noi dobbiamo essere pronti, però, a non ripetere gli errori del passato. A non permettere cioè che nessuno, strumentalmente e impunemente, faccia finta, come disse Craxi riferendosi ad Amato, "di essere appena sbarcato dalla luna". Qui di marziani non ce ne sono. Anche se molti tentano timidamente di assumere forme aliene.
Primeggiano, all’uopo, gli "illuminati" Montezemolo, Casini e Pisanu. Tutti e tre, con toni e sfumature differenti, denunciano il prepotente riemergere della corruzione, dando mostra di accreditarsi come possibile medicina per la cura dei mali abilmente analizzati. Il guaio è che, lungi dall’essere la soluzione, i personaggi in questione sono ampiamente parte del problema. E non credo possa risultare sufficiente una riverniciatina dell’ultima ora per renderli credibili. Tutti e tre, da posizioni differenti, hanno contribuito ad edificare questo sistema di potere che fino ad oggi li ha tutelati e privilegiati. Basta con i trasformismi. E’ tempo di imporre per davvero, ai vertici del sistema decisionale del nostro Paese, uomini e donne che non portano il peso dei recenti e ripetuti fallimenti che hanno messo in ginocchio il nostro Paese e condannato all’infelicità intere generazioni.
Francesco Toscano
(24 febbraio 2010)
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