Cosa c’è dietro “I fili dell’Odio”

Tiziana Barillà

, Daniele Nalbone, Valerio Nicolosi, Giulia Polito*

«Perché non facciamo un documentario?».
Quando ci siamo posti la domanda in realtà avevamo già la risposta a portata di mano. Sapevamo di aver appena immaginato un progetto ambizioso, difficile da realizzare soprattutto per una produzione indipendente come la nostra. Abbiamo però continuato a parlarne e in pochi giorni di progettazione il prodotto ha iniziato a prendere forma, a passarci davanti agli occhi frame dopo frame. In fondo su questo tema lavoriamo da tempo.

I Fili dell’#Odio è nato così, dalla voglia di affrontare in maniera organica e completa, con un linguaggio immediato e accessibile, il tema dell’odio online. Un tema che nel corso degli anni in Italia è stato spesso sottovalutato nella sua valenza sociale, democratica e politica, assente dalla maggior parte delle agende setting dei media mainstream.

Dal 2 dicembre I Fili dell’#Odio sarà disponibile in visione gratuita sul canale YouTube di Michele Santoro e su Micromega, Huffington Post e Tpi. Sappiamo già che il documentario desterà molte domande di metodo e di contenuto. Ecco perché abbiamo deciso di provare a rispondere anzitempo ad alcune di queste.

La prima su tutte: perché questo titolo.
È arrivato da sé mentre lavoravamo alla prima fase di inchiesta, seguendo il flusso delle notizie e seminando punti virtuali sulla mappa europea. Tutto ha preso il via dagli studi di tre esperti – Alex Orlowski, Matteo Flora e Silvia Brena – che nel corso degli anni hanno individuato le centrali di propaganda ricostruendo le reti che legano insieme personalità diverse, tutte ugualmente vittime di odio online: i Fili dell’#Odio, appunto. Il nostro è stato un viaggio dentro la rete che dimostra l’esistenza di un totalitarismo digitale europeo che ha fatto dell’internet, e in particolare delle reti sociali, un terreno fertile per la propaganda. Ada Colau, sindaca di Barcellona, rappresenta in questo senso un caso emblematico in Europa.

Perché ci siamo concentrati sulle destre?
La propaganda online riguarda ogni schieramento politico, italiano e internazionale. La sinistra non è esente, tutti hanno imparato a utilizzare i nuovi media; la destra ha solo imparato a farlo prima e meglio degli altri. Non a caso abbiamo provato ad intervistare alcuni dei maggiori esponenti della destra italiana e i loro staff comunicazione, senza ottenere risposta. L’unica eccezione è stata Francesca Totolo, che ringraziamo per la prontezza con cui ha deciso di rispondere alla nostra richiesta e per il tempo che ci ha dedicato. In fase di montaggio abbiamo scelto di estrometterla per scongiurare ogni rischio di farne l’unica “responsabile” politica.

Abbiamo scelto di dedicarci ad alcuni focus specifici: l’odio contro le donne e l’antisemitismo. E a ragion veduta. Le donne rappresentano, oggi e da diversi anni, la categoria più colpita dall’odio in rete. Laura Boldrini e Michela Murgia lo sanno bene e hanno scelto di raccontare la loro storia e di fornire il loro punto di vista. Il dato altrettanto inquietante che abbiamo avuto modo di osservare nel corso di questi mesi di lavoro è la crescita costante dell’odio contro gli ebrei in rete. Ci è sembrata un’evidenza troppo importante per non essere indagata, per non provare a dare una risposta grazie soprattutto ai contributi dello storico Steven Forti e della coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo Milena Santerini. Seguendo la scia dell’antisemitismo 2.0 siamo arrivati in Germania dal giornalista Martin Gak e in Polonia da Tomasz Kitlinski. Ma su questo preferiamo non svelarvi niente.


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Ci riteniamo soddisfatti del nostro lavoro. Ma sappiamo anche che oggi ci ritroviamo proiettati in un mondo nuovo: quello in piena pandemia da Covid-19, un evento planetario che ha messo a dura prova anche il proseguo della produzione del documentario. Se dovessimo iniziare oggi a girare, I Fili dell’#Odio sarebbe certamente diverso. Ma in fondo neanche più di tanto. Perché la grande lezione che ci portiamo dietro è che nessuno è immune all’odio in rete. La propaganda è praticata da tutti, indistintamente, in ogni messaggio divisivo promosso da esponenti politici così come dalla società civile. Si nasconde dietro un tono diverso, dietro ogni parola pronunciata al posto giusto e al momento giusto. In fondo è proprio la propaganda al centro di tutto e l’odio ne è solo la più diretta conseguenza. Non abbiamo la pretesa di aver svelato nulla di nuovo, solo di aver dato un piccolo contributo a un dibattito che, oggi più che mai, è urgente aprire e di aver mostrato come dalla propaganda ci si può difendere solo con la conoscenza.
I FILI DELL’ODIO
Regia di VALERIO NICOLOSI. Regista e fotoreporter, vive a Roma dove collabora con l’agenzia di stampa Associated Press e con quotidiani e periodici, italiani e internazionali. Ha collaborato con Reuters, Discovery Channel, ARD, Rai, Sky. Ha vinto diversi premi internazionali come regista e fotoreporter.
Autori: TIZIANA BARILLÀ, DANIELE NALBONE, GIULIA POLITO.

PROTAGONISTI (in ordine di apparizione)

    Michela Murgia (Roma) Scrittrice
    Alex Orlowski (Parma) Esperto di propaganda online e di analisi OSINT
    Matteo Flora (Milano) Esperto di reputazione online
    Silvia Brena (Milano) Co-fondatrice di “Vox – Osservatorio italiano sui diritti”
    Laura Boldrini (Roma) Deputata
    Ada Colau (Barcellona, Spagna) Sindaca di Barcellona
    Steven Forti (Barcellona, Spagna) Storico e ricercatore
    Milena Santerini (Roma) Coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo
    Martin Gak (Berlino, Germania) Filosofo e giornalista
    Tomasz Kitlinski (Lublino, Polonia) Filosofo, attivista, docente dell’università “Marie Curie Sklodowska”

Una produzione di Zerostudio’s e cooperativa Il Salto.

*autori del documentario “I fili dell’odio”, con la regia di Valerio Nicolosi, prodotto in collaborazione con Michele Santoro
(1 dicembre 2020)




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