Covid e boom di contagi: la rottura dell’argine
Un messaggio diretto a tutti per spiegare la situazione relativa alla pandemia e le cinque regole necessarie per contenere il virus. Perché ora che quota 3mila contagi giornalieri è stata nuovamente superata la situazione è preoccupante.
di Giorgio Sestili *
Qualche giorno fa ho affermato che tra mercoledì e giovedì, con l’aumento dei tamponi che puntualmente si registra nei giorni centrali della settimana dopo la "magra" del weekend, avremmo superato quota 3mila contagi giornalieri, cosa che purtroppo il 7 ottobre è avvenuta (e non di poco…).
Allarmista, pessimista, pure scommettitore: tante me ne sono state dette per una previsione che aveva ben poco di azzardato e che in realtà si basava su solide evidenze sperimentali.
La letteratura scientifica di riferimento è contenuta in questo straordinario articolo di Tomas Pueyo.
Vi invito a leggerlo tutto (per chi ha problemi con l’inglese c’è anche la traduzione italiana), ma siccome è molto lungo ve ne riassumo la sostanza per quanto riguarda le strategie di testing, ovvero su come si effettuano i tamponi e si scovano i casi positivi alla #COVID19, per poi isolarli e attraverso loro ricostruire la possibile catena di contagi (contact tracing).
Il discorso è molto semplice: i dati raccolti a livello internazionale nei mesi di marzo e aprile della #pandemia, dunque nel corso della cosiddetta "prima ondata", mostrano che i Paesi che hanno meglio contenuto la diffusione del virus sono stati quelli capaci di mantenere il rapporto tra casi positivi e persone testate al di sotto del 3%.
In formule: positivi/testati < 3%
Perché questa percentuale di soglia è così importante?
Lo spiega benissimo Cayce Pollard Colaiori: «Questo parametro dà una misura di quanti test stiamo facendo in proporzione al reale (non noto) numero di casi attivi presenti nella popolazione. In un regime controllato in cui il contact tracing funziona (come si è cercato di fare dopo la "pausa" estiva) si fanno tanti tamponi e i casi che sfuggono al monitoraggio sono relativamente pochi, perché molti dei sintomatici e presintomatici vengono trovati tramite il tracciamento dei contatti, e il rate di positività è basso. Quando comincia a salire significa che stiamo perdendo un sacco di casi, cioè che non riusciamo più a tracciare bene. Quei casi non saranno isolati e genereranno altri casi. C’è un valore di soglia oltre il quale la situazione cambia in modo qualitativo, e mi pare che l’abbiamo abbondantemente oltrepassato».
Questo valore di soglia, come spiega bene Tomas Pueyo nel suo articolo, è intorno al 3%, valore che in Italia abbiamo oltrepassato il 25 settembre, mentre dal 3 ottobre siamo stabilmente sopra al 4%.
Il significato di tutto questo è molto chiaro: i test che stiamo facendo non sono più sufficienti ad individuare i casi positivi reali, molti ce ne perdiamo e questo produce una dinamica di diffusione del virus che non siamo più in grado di controllare. Si è rotto un argine che prima aveva solamente qualche crepa e faceva passare qualche gocciolina d’acqua, ma ora che il muro è crollato il fiume sta straripando.
Così si spiegano i 3678 casi di ieri (7 ottobre), così si spiegherà l’aumento dei casi a cui – rassegniamoci – assisteremo nelle prossime settimane. Non è gioco d’azzardo, è scienza, e a non credere alla scienza oramai sono rimasti solo Trump, Johnson, Bolsonaro e qualche negazionista autoctono.
In attesa delle (tardive) mosse del governo, noi cosa possiamo fare?
Molto, e questi sono i consigli che mi sento di dare.
1) Indossiamo la #mascherina, ma per davvero. Non quando siamo da soli al parco (anche se è obbligatorio, non ha alcun senso da un punto di vista scientifico), ma quando siamo in prossimità di altre persone si, è importante ed è dimostrato che riduce drasticamente la diffusione del virus.
2) Rispettiamo il #distanziamento fisico. Abbiamo ricominciato ad abbracciarci, a baciarci, a stringerci la mano e tutto questo genera un terreno troppo fertile per il virus. Per quanto brutto sia, smettiamola.
3) Laviamoci spesso le mani e soprattutto non tocchiamoci la faccia!
4) SCARICHIAMO #IMMUNI e teniamola sempre attiva. E basta co sta storia della privacy – tema importantissimo, certo – ma se mi state leggendo su Facebook avete già venduto l’anima (e i vostri dati) al diavolo, quindi non fate i moralisti su un’app come Immuni che davvero può darci una grandissima mano.
5) #Vacciniamoci contro l’influenza, perché questo aiuta il sistema di testing e ne evita il sovraccarico. Al momento non ci sono abbastanza vaccini, è vero, ma possiamo metterci in lista attraverso il nostro medico di famiglia, dando la precedenza agli anziani. Io ho già fatto richiesta, mi è stato detto che per adesso per me il vaccino non c’è e che le prime dosi saranno date agli over 60 come è giusto che sia. Ma poi altri vaccini arriveranno e ce ne sarà per tutti.
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