Crocifisso, i protestanti italiani criticano la sentenza di Strasburgo
Non piace ai protestanti italiani l’assoluzione dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Lautsi sul crocifisso nelle aule scolastiche. Pubblichiamo un comunicato della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e, a seguire, i commenti a caldo di luterani, battisti, avventisti, valdesi e metodisti.
Crocifisso nelle scuole: rammarico degli evangelici per la sentenza della Corte Europea
"La FCEI si rammarica che il ‘caso italiano’ sia stato ancora una volta occasione di una normativa eccezionale, che non realizza pienamente uno Stato laico, in cui tutti possano riconoscersi, senza discriminazione di credo religioso o altro (art. 3 della Costituzione italiana). I crocifissi continueranno a essere presenti nelle aule scolastiche e nei tribunali, ma per le minoranze che hanno ricevuto i diritti civili e di culto poco più di 150 anni fa, come le chiese evangeliche, questi crocifissi non rimanderanno a una comune appartenenza o cultura italiana.
Essi appariranno invece, come sono, retaggio di una società dominata dalla cultura cattolica e dai suoi simboli. Pur conoscendo, a livello ecumenico, che le forze migliori della chiesa cattolica si propongono di costruire insieme una società di convivenza multireligiosa e interculturale, invitiamo ad approfondire il confronto sui temi della laicità e in particolare di una presenza plurale nella scuola pubblica".
Nella sentenza della Corte di Strasburgo resa pubblica oggi si legge tra l’altro: "se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni. Inoltre, pur essendo comprensibile che la ricorrente possa vedere nell’esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate dai suoi figli una mancanza di rispetto da parte dello Stato del suo diritto di garantire loro un’educazione e un insegnamento conformi alle sue convinzioni filosofiche, la sua percezione personale non è sufficiente a integrare une violazione dell’articolo 2 del Protocollo n° 1".
Inoltre la Corte europea considera che "non è suo compito prendere posizione in un dibattito tra giurisdizioni interne", dato che in Italia "il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione hanno delle posizioni divergenti sul significato del crocifisso e che la Corte Costituzionale non si è pronunciata sulla questione".
Con questa decisione la Grande Camera della Corte di Strasburgo a grande maggioranza (15 giudici contro 2) ha ribaltato quanto reso il 3 novembre 2009 in prima istanza all’unanimità dai 7 giudici della Camera.
Crocifisso, disappunto dei protestanti per la sentenza di Strasburgo
La pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese (organo esecutivo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi) ha commentato così la sentenza: "Accolgo con grave disappunto questa sentenza, che conferma l’ambiguità e la contraddittorietà della normativa italiana sulla materia: da una parte non si ha il coraggio di affermare che il crocifisso è obbligatorio, mentre dall’altra si teme di dispiacere le gerarchie vaticane non sciogliendo un nodo che si trascina ormai da decenni da una Corte all’altra. Valdesi e metodisti italiani restano convinti che l’esposizione del crocifisso nelle sedi istituzionali violi il principio supremo di laicità dello Stato e di pluralismo culturale e confessionale. Come credenti ci preoccupa che un simbolo della fede cristiana venga imposto come espressione di una cultura e di una civiltà. Per parte nostra né il crocifisso, né la nuda croce possono essere imposti come simboli di una tradizione, ma possono essere soltanto il contenuto di una predicazione e di una testimonianza liberamente rese".
Il pastore Ulrich Eckert, vice decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), ha dichiarato: "Per i luterani, il crocifisso o la croce è il simbolo più alto che riassume il dono che Dio fa di sé all’umanità. Non esigiamo che il crocifisso venga esposto in luoghi pubblici in quanto simbolo di fede, ma non siamo contrari alla sua esposizione come simbolo di un richiamo alla tradizione viva della fede cristiana. E’ però fondamentale rispettare la richiesta di toglierlo ove qualcuno se ne veda disturbato, proprio per evitare l’uso di questo simbolo di amore e di solidarietà come simbolo di dominio. Siamo contrari all’uso del crocifisso come segno di affermazione di una presunta supremazia della fede cristiana nella società pluralistica, democratica e quindi ispirata a criteri di giustizia, uguaglianza e laicità. Guai a chi spera di concentrare il difficile e importante compito di un’autentica testimonianza delle fede nel Signore Gesù Cristo sull’affissione di simboli".
Per il pastore Raffaele Volpe, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) "ora che la Grande Camera della Corte europea ha assolto l’Italia, per noi protestanti non resta altro da fare che tornare alla grande corte della nostra coscienza. Davanti a questo tribunale noi conserveremo la nostra posizione che riteniamo non solo buona, ma anche giusta. Lo faremo attraverso la nostra testimonianza, la nostra civile disobbedienza, nel nome del Dio che professiamo, ma anche nel nome della ragione".
L’avventista Dora Bognandi, segretario nazionale dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (AIDLR), ha dichiarato: "E’ una sentenza alla Ponzio Pilato: in pratica la Corte di Strasburgo se ne lava le mani. Ancora una volta si è dimostrato che spesso si sceglie di non dispiacere il più forte. Un’occasione persa per aiutare il nostro paese a scegliere la via della laicità".
(18 marzo 2011)
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