Da Formigoni a Berlusconi, la Chiesa gerarchica benedice l’illegalità
Paolo Farinella
, prete
Il giorno 18 marzo 2010 il presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, interviene al Palasharp di Milano, su invito – guarda caso – di Comunione e Liberazione al convegno sulla «Sfida educativa». L’intervento si svolge in piena campagna elettorale nel feudo personale del «vergine» Formigoni, in permanente stato di fornicazione con il marcio che più marcio non si può. La benedizione del cardinale porterà qualche voto, ma segna ancora una volta, la pazzia di una gerarchia che non sa vedere nemmeno la realtà che gli sta di fronte. Nel suo intervento, il porporato a bande rosse e nere ha detto di nutrire il sogno «di allargare le generazioni dei politici cristianamente ispirati, che siano in grado di rinnovare profondamente questo fondamentale ambito dell’esistenza [l’educazione] che passa attraverso la capacità di educare e formare al senso della cittadinanza e dello Stato, della legalità e dell’impegno nella società civile». Parola di Bagnasco, presidente Cei. CL ringrazia e porta a casa, anzi in Regione.
Chi non può essere d’accordo con il cardinale? Ha detto una tale ovvietà che anche le pietre sono concordi. Ciò che non quadra è che l’eminenza dica davanti a Formigoni e a CL che i cristiani devono formare al senso della legalità e della cittadinanza: davanti a coloro cioè che hanno fatto dell’immoralità istituzionale il fondamento del loro essere nella società civile. La Compagnia delle Opere, braccio armato di CL opera in economia con sistemi di corruttela mafiosa e Formigoni è schierato anima e corpo (vergine, beninteso) con Berlusconi che difende a spada tratta, specialmente quando delinque, cioè sempre. Sono questi i cattolici rinnovatori della legalità? Sono questi i cristiani che devono educare alla «cittadinanza», mentre fanno leggi contro i cittadini immigrati e la loro stessa esistenza, mentre dovrebbero essere la pupilla degli occhi della Chiesa? Eminenza, scenda da Marte e da Plutone e venga qui che le faccio il disegnino.
Due giorni prima, il 15 marzo 2010, il cardinale Bertone, l’astro fulgente vaticano, ha partecipato ad un incontro della Confindustria, la cui presidente, l’indagata Emma Marcegaglia, aveva rilevato un’evidente calo di fiducia nelle istituzioni che riguarda anche la Chiesa. Il fulgore della Chiesa universale assalito da raptus ha detto: «La Chiesa ha ancora una grande fiducia da parte dei fedeli, solo che qualcuno cerca di minare questa fiducia, ma la Chiesa ha con sé un aiuto speciale dall’alto». Parole minacciose o oscure? A chi alludeva con «l’aiuto speciale dall’alto». Forse a Dio? Si sa che Bertone non ha certe frequentazioni, per cui lo escludo.
Con ogni probabilità si riferiva a Berlusconi che come padrone del governo, del parlamento, della magistratura (manca poco), dell’economia, delle tv, pubbliche e private, dei giornali e della maggioranza degli Italiani drogati, può garantire uno scudo protettivo assoluto. Ne siamo sicuri: dall’alto della sua bassezza, il comunista russo, Silviush Berluskoniev, fondatore del partito dell’amore da gran bordello, è protettore dell’eminenza grigia che ama parlare alla Confindustria, ma non si vede mai dalla parte di operai, di pensionati, di precari e di sfigati. Poverino, lui vive in Vaticano e quindi gli è facile contare i 5 o 6 fedeli, ma se viene a girare per le parrocchia scoprirà che le persone, credenti e non credenti, hanno fiducia nella Chiesa di Cristo e del Vangelo, ma non ne hanno alcuna nei confronti di cardinali che vanno a parlare a CL o alla Confindustria, «luoghi» immondi di ordinaria corruzione.
Due anni prima (si procede a progressione geometrica) il 7 settembre 2008 a Cagliari, il papa Benedetto XVI disse che «all’Italia serve una nuova generazione di politici cattolici che abbiano rigore morale e competenza». Peccato che quelle parole furono dette dal papa con le scarpette rosse davanti sa Berlusconi che annuiva e approvava. I casi sono due: o io che leggo sono scemo e ho le traveggole, o loro ci fanno e lo sanno e parlano a vanvera come se stessero in un mondo alieno. Perché quelle parole «rigore morale» avessero un senso in bocca al papa, questi avrebbe dovuto aggiungere:
E’ presente davanti a noi, il presidente italiano del consiglio dei ministri. Egli è l’esatto opposto del «rigore morale» a cui ho accennato, un modello negativo, una dannazione per l’Italia. Gli chiediamo di lasciare questa celebrazione perché non possiamo dare nemmeno l’impressione che la sua presenza possa essere letta come approvazione da parte nostra del suo stile di vita immorale, del suo modo di governare antidemocratico, del suo modello di economia che è il furto, l’evasione, la corruzione e la degenerazione di ogni valore etico, sociale e istituzionale. Non possiamo stare accanto a lui, se non si converte e non si dimette, liberando il popolo italiano dalla deriva in cui il suo enorme conflitto di interesse e il suo potere mediatico l’hanno piombato.
Poiché è accertato che ha corrotto e si lascia facilmente corrompere purché ne abbia un utile, se vuole stare dove sta il papa, deve restituire il quadruplo di quello che ha rubato e la metà dei suoi beni ai poveri, non agli amici di reato o ad organizzazioni compiacenti. I cattolici che lo appoggiano cessano di essere cattolici perché restano solo malfattori, ladri, corrotti e maledetti.
[Un boato di applausi si sarebbe alzato dal popolo a quelle parole del papa, ma le cronache riferiscono che si alzò solo il Berlusconi e andò compunto e inamidato a baciare l’anello del papa, il quale sorridente e stranito non capiva dove si trovava].
(22 marzo 2010)
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