In edicola MicroMega 1/2020: Almanacco del cinema

Mario Sesti


MicroMega omaggia Monicelli, Fellini e la settima arte con il nuovo almanacco in edicola da giovedì 23 gennaio

Federico Fellini, Mario Monicelli, Alfred Hitchcock, Mario Martone, Francis Ford Coppola, Carlo Verdone, Kore’eda Hirokazu, Peter Kubelka, Giuseppe Tornatore… È uno sguardo a 360° sul cinema di oggi e di ieri quello che offre l’almanacco di MicroMega, interamente dedicato alla settima arte, in edicola dal 23 gennaio.

Il primo numero dell’anno presenta innanzitutto un doppio omaggio. A Mario Monicelli, a dieci anni dalla sua scomparsa, è dedicata una preziosa sezione dell’almanacco che vede un approfondimento sullo stile del padre della commedia all’italiana; un’intervista a Michele Placido, che con il grande regista ha lavorato in diverse occasioni; e una lunga conversazione del critico Quim Casas con Monicelli stesso, realizzata due anni prima della sua morte e mai pubblicata prima in italiano. A Federico Fellini, in occasione dei 100 anni dalla sua nascita, è dedicato il secondo omaggio con i saggi , che spiega perché il grande cineasta ha saputo comprendere (e narrare) forse più di chiunque altro l’Italia e gli italiani; , che racconta la diversa ricezione – in Italia e all’estero – dell’opera felliniana; e , che ci parla del ricco lascito del regista alla lingua italiana.

Una seconda sezione del numero è dedicata invece ai “Maestri del cinema” e offre al lettore il punto di vista di registi che hanno fatto (o stanno facendo) la storia della settima arte. Si parte con il maestro del brivido (e non solo), Alfred Hitchcock, che in questa conversazione del 1976, qui pubblicata per la prima volta in italiano e introdotta da Giorgio Gosetti, ripercorre la sua lunghissima carriera in occasione dell’uscita di quello che sarà il suo ultimo film: Complotto di famiglia. Si prosegue con il dialogo che Francis Ford Coppola ha intavolato con Gian Luca Farinelli, Paolo Mereghetti e gli studenti di cinema incontrati di recente nell’ambito della rassegna “Il Cinema Ritrovato”, a Bologna; con Kore’eda Hirokazu, regista Palma d’oro nel 2018 per il film Un affare di famiglia; e con Peter Kubelka, che in questa conversazione con Stefano Masi parla dei suoi film metrici, che hanno stabilito le fondamenta del cinema strutturalista. Per finire con Mario Martone, che ci parla del suo cinema a caccia della complessità, invito allo spettatore a continuare da solo il viaggio; e Giuseppe Tornatore, che ripercorre la rocambolesca vicenda cinematografica di Nuovo Cinema Paradiso.

Ai mestieri del cinema è dedicata una terza parte del ricco volume: Francesca Calvelli, una delle voci più autorevoli del montaggio italiano, ci racconta perché montare un film significa talvolta riscriverlo una seconda volta; Luciano Tovoli, tra i maggiori direttori della fotografia al mondo, ci parla dell’autorialità, della creatività e delle prospettive del mestiere di cinematographer; la produttrice Francesca Cima ci fa guardare il cinema dall’angolazione di chi permette a questa macchina di girare; Antonio Spoletini, ultimo rappresentante della famiglia attiva nella ricerca di comparse a Cinecittà fin dalla nascita degli Studios di via Tuscolana, in conversazione con Jacopo Mosca ci racconta i trucchi del mestiere; il critico Boris Sollazzo ci porta su un set a conoscere l’attrezzista di scena, gli elettricisti, la segretaria di edizione… un viaggio fra i mestieri ‘minori’ che fanno grande il cinema.

Una sezione del numero è dedicata poi al piccolo schermo, con un contributo che ci racconta della crisi del sogno americano passando in rassegna le serie tv uscite negli Usa negli ultimi anni, e un’intervista a Carlo Verdone, in vista dell’uscita della serie tv Vita da Carlo.

Ma l’almanacco di cinema non finisce qui. MicroMega ha infatti chiesto ad alcuni fra i più importanti critici cinematografici di dirci qual è il loro film della vita e di spiegarci il perché. Per questa “cineteca ideale” Emanuela Martini, Alberto Crespi, Flavio De Bernardinis, Mario Sesti, Federico Pontiggia, Fulvia Caprara, Fabrizio Tassi, Giona A. Nazzaro, Jean A. Gili, Roy Menarini, Fabio Ferzetti, Piera Detassis hanno scelto i lavori .

Completano il volume un saggio sul rapporto fra cinema e filosofia e uno sul cinema iraniano.

Arricchisce infine l’almanacco l’inserto a colori con 15 immagini tratte dalla mostra “Mario Monicelli e RAP. 100 anni di cinema” realizzata dall’artista Chiara Rapaccini (in arte RAP) in omaggio al marito, il grande cineasta Mario Monicelli, in occasione dei 100 anni della nascita del regista, nel 2015.
Il numero verrà presentato con i registi Marco Bellocchio, Mimmo Calopresti Carlo Verdone, l’attrice Chiara Francini, la produttrice Francesca Cima e i critici Giorgio Gosetti e Mario Sesti.
IL SOMMARIO DEL NUMERO

ICEBERG 1 – omaggio a Mario Monicelli

Mario Sesti – Oltre lo stile. Il cinema di Mario Monicelli
Uno dei problemi con cui tutti i grandi autori devono prima o poi confrontarsi è quello dello stile: si diventa riconoscibili grazie a un linguaggio, un set di tematiche, delle abilità specifiche. Ma si è grandi autori se si riesce anche a liberarsi dal proprio stile, avventurandosi senza rete di sicurezza nell’esplorazione delle possibilità del cinema. Mario Monicelli, di cui quest’anno ricorre il decennale della morte, lo ha saputo fare, e per questo merita un posto nell’empireo dei grandi autori.

Mario Monicelli in conversazione con Q. Casas – La commedia è una cosa seria
In questa intervista a 360 gradi, rilasciata nel 2008 e qui pubblicata per la prima volta in italiano in occasione del decennale della sua scomparsa, il regista Mario Monicelli ripercorre tutta la sua carriera regalando al lettore perle e aneddoti: dal progetto – mai andato in porto – con Italo Calvino alla pellicola (basata sui Ragazzi della via Paal) che gli aprì le porte del cinema, dalla genesi dell’Armata Brancaleone a quella di Amici miei, dalla (sterile) contrapposizione tra autore e artigiano al senso più profondo della commedia all’italiana. Un viaggio imperdibile nella storia del nostro cinema.

Michele Placido in conversazione con F. Pontiggia – Monicelli, un regista dalla parte degli ultimi
“Era sempre il primo ad arrivare sul set e l’ultimo ad andare via”. Così Michele Placido ricorda Mario Monicelli, con il quale ha lavorato in diverse occasioni incluso il suo ultimo film, Le rose del deserto, girato in condizioni molto difficili quando il regista aveva già superato i 90 anni. Un ricordo pieno di affetto e di stima per quello che Placido considera, oltre che un maestro di cinema, un maestro di vita.

MAESTRI

Alfred Hitchcock in conversazione con R. Schickel con una presentazione di G. Gosetti – L’uomo che visse 60 volte (più una)
I cinque film che meglio rappresentano il suo talento e la pellicola che invece, potendo tornare indietro, non avrebbe girato; l’ossessione di evitare i cliché e quella di mettere tutto il film su carta, per evitare ogni improvvisazione; l’attenzione per i dettagli e il rapporto con gli attori, per molti versi simili a bambini: il maestro del brivido (e non solo) ripercorre la sua lunghissima carriera in occasione dell’uscita di quello che sarà il suo ultimo film – Complotto di famiglia – in questa conversazione a tutto tondo qui pubblicata per la prima volta in italiano.

Mario Martone
in conversazione con G.A. Nazzaro – Un regista corsaro

Molto spesso il cinema tende a semplificare la complessità delle cose. Martone fa esattamente il contrario, va a caccia della complessità e la mostra senza provare a scioglierla. Perché il suo cinema è una sfida e un invito allo spettatore a continuare da solo il viaggio. Un viaggio che nelle opere di questo regista renitente alle etichette inizia senza trovare mai una vera, pacifica conclusione.

Francis Ford Coppola
in conversazione con G.L. Farinelli e P. Mereghetti – La lezione di un maestro che non vuole dare lezioni

Come trasforma un’idea in un soggetto, in quale momento della giornata lavora meglio, quando ha deciso di diventare un regista, come realizzare un film senza un soldo in tasca: di tutto questo ha parlato, nella conversazione che segue, il grande cineasta Francis Ford Coppola. Il quale, convinto che il cinema sia troppo giovane per tenere masterclass, anziché limitarsi a raccontare la sua vicenda artistica ha preferito intavolare un dialogo a tu per tu con gli studenti di cinema presenti tra il pubblico, svelando trucchi e segreti del mestiere.

Kore’eda Hirokazu
in conversazione con M. Sesti – La natura fossile del dolore

La memoria, le relazioni familiari, il lutto: sono i temi ricorrenti nel cinema di questo regista giapponese che in molti accostano a Ozu e che però si sente più vicino a Loach. Un autore che nessuno rubricherebbe tra i registi di cinema politico, il cui percorso tuttavia, proprio per la sua radicalità ‘soggettiva’, finisce per mettere a nudo problematiche collettive e sociali altrimenti invisibili.

Peter Kubelka
in conversazione con S. Masi – Il cinema fatto a mano
Il cinema narrativo, quello che tutti conosciamo, quello che racconta una storia, è una sorta di teatro filmato. Per Kubelka però non è questa l’essenza del cinema, la cui peculiarità sta nella possibilità di scandire il tempo tramite immagini e suoni con una precisione di ventiquattro fotogrammi al secondo. Certo, con questo strumento si possono anche raccontare storie. Ma si possono pure creare opere che vanno ben al di là (o che rimangono al di qua) della narrazione. Melodie visive e sonore concentrate anche in un solo minuto.

Giuseppe Tornatore
in conversazione con M. Sesti – Dalla polvere all’altar storia di ‘nuovo cinema paradiso’

La vicenda cinematografica di Nuovo Cinema Paradiso sembra la trama di un film. Protagonista è questa pellicola-Cenerentola che viene presentata all’EuropaCinema a Bari in una forma non definitiva, esce senza successo nelle sale, tocca il fondo al Festival di Berlino dove viene addirittura ritirata, per poi iniziare l’ascesa verso gli allori con la vittoria della Palma d’oro e dell’Oscar. Una storia a lieto fine che ripercorriamo con il suo autore.

ICEBERG 2 – omaggio a Federico Fellini

Alessandro Carrera – Una spiegazione dell’Italia

Fantasia, impotenza, noia, matrimonio borghese e critica al maschio italiano (prodotto congiunto del fascismo e di una Chiesa sessuofoba fino alla paranoia): il cinema felliniano passato al setaccio per capire l’Italia e gli italiani, che il regista della Dolce vita, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, ha saputo comprendere (e raccontare) forse più di chiunque altro.

Roy Menarini – L’eredità difficile

Nemo propheta in patria vale anche per Federico Fellini. Se infatti non c’è dubbio che il suo nome, alcune
immagini (la ‘dolce vita’ su tutte) e persino la sua silhouette sono note ai più, sono invece in pochi oggi nel nostro paese a conoscere i suoi film, persino fra gli studenti di cinema. Diversamente stanno le cose all’estero, dove la filmografia del grande maestro riminese trapiantato a Roma è studiata e amata. Forse perché gli italiani hanno sempre bisogno di spiegazioni, impossibili da fornire di fronte al cinema visionario di Fellini.

Valeria Della Valle – L’onomaturgo Fellini

Onomaturgo, ovvero creatore di nuovi vocaboli. Da dolce vita a paparazzi, da amarcord a vitelloni, il lascito di Federico Fellini alla lingua italiana è sostanzioso. Un mondo di parole, immagini, evocazioni e suggestioni che ha arricchito i vocabolari della lingua italiana, e non solo. Una lessicografa ce lo racconta e lo analizza.

PICCOLO GRANDE SCHERMO


Marilù Oliva – Le serie tv americane ai tempi di Trump

Povertà, disuguaglianze sociali, discriminazioni, ingiustizie, criminalità, razzismo, perdita della leadership mondiale: gli Stati Uniti sono in profonda crisi e il sogno americano langue. Una crisi di cui è possibile cogliere ogni sfaccettatura passando in rassegna le serie tv uscite negli Usa negli ultimi anni.

Carlo Verdone
in conversazione con G. Russo Spena – Un sacco belle, ma senz’anima. Le serie tv secondo Verdone

È uno dei registi e attori più amati d’Italia, autore di battute divenute ormai classiche. In questa conversazione ci confida cosa ne pensa del fenomeno del momento: le serie tv. Un prodotto che guarda e apprezza, ma al quale secondo il regista romano manca l’anima autoriale, il tocco del genio che soltanto nel cinema è possibile. Una bolla destinata forse a esplodere e ridimensionarsi, alla quale però darà il suo contributo con la serie Vita da Carlo di prossima uscita.

ICEBERG 3 – i mestieri del cinema

Francesca Calvelli
in conversazione con F. De Bernardinis – Scuola e bottega

Quando si finisce di girare un film e si arriva in sala montaggio inizia una nuova fase di lavorazione, nella quale può accadere (quasi) tutto. Possono per esempio emergere soluzioni inedite, alle quali né lo sceneggiatore né il regista avevano pensato. Per questo montare un film significa talvolta riscriverlo. Una delle voci più autorevoli del montaggio italiano racconta sfide e soddisfazioni del mestiere.

Luciano Tovoli – Questioni d’autore

È tra i maggiori direttori della fotografia al mondo (anche se lui rivendica la denominazione di ‘autore della cinematografia’, che ritiene più appropriata), ha lavorato con maestri come Vittorio De Seta, Michelangelo Antonioni, Nanni Moretti, Dario Argento, Ettore Scola, Barbet Schroeder e molti altri. Sempre curioso nei confronti dell’evoluzione del mestiere e delle tecnologie che aprono a nuove istanze creative, nella sua carriera ha continuamente rielaborato i canoni estetici della luce e del colore. Luciano Tovoli ci parla dell’autorialità, della creatività e delle prospettive del mestiere di cinematographer.

Francesca Cima
in conversazione con B. Sollazzo – La missione del produttore

Nell’immaginario collettivo il produttore è quella figura arcigna che, con un occhio sempre al portafogli, tenta di tenere a bada la creatività degli autori per non sforare il bilancio e guarda solo ai possibili incassi in sala. Niente di più lontano da Francesca Cima, per la quale invece la produzione deve aprire la strada alla creatività, realizzando le condizioni affinché gli autori sperimentino e azzardino. E guardando molto più lontano dell’immediato incasso in sala.

Antonio Spoletini
in conversazione con J. Mosca – Il cacciatore di facce

“Se in un film servono cento asiatici o cinquanta africani io sono tenuto a portare facce realistiche”: per Antonio Spoletini, classe 1937, storico cercatore di comparse per Cinecittà, il politicamente corretto non ha senso. Ha lavorato con i più grandi registi e attori, da Pasolini a Fellini, da Benigni a Troisi e non si è ancora fermato (attualmente è sul set con Terrence Malick). Il suo lavoro però è a rischio: “Per il primo Ben-Hur nel 1959 c’erano cinquemila comparse sugli spalti nella scena della corsa delle bighe. Per il remake nel 2016 mi chiesero un numero assai più basso di figuranti perché poi li avrebbero moltiplicati al computer…”.

Boris Sollazzo – Tutto quello che non vedete sul grande schermo ma che avreste sempre voluto sapere

I loro nomi non li conosce nessuno, perché sono indicati in quella parte dei titoli di coda che scorrono sul grande schermo mentre tutti sono già in piedi e si infilano i cappotti. Eppure senza di loro quel grandioso spettacolo che è il cinema sarebbe impossibile. Dall’attrezzista di scena agli elettricisti, dalla segretaria di edizione al data manager, un viaggio fra i mestieri ‘minori’ che fanno grande il cinema.

SAGGIO

Alain Badiou – Cinema e filosofia

Interrogandosi sul rapporto fra cinema e filosofia ci si scontra immediatamente con un problema quasi insormontabile: la difficoltà, se non addirittura l’impossibilità, di definire cosa sia il cinema. È uno di quei casi in cui possiamo fare esperienza di una cosa – il cinema, appunto – senza essere in grado di darne una vera definizione. In questa conferenza tradotta per la prima volta in italiano, il filosofo francese tenta di approssimarvisi, richiamando anche il rapporto del cinema con le altre arti oltre che, naturalmente, con la filosofia.

CINETECA

Michael Powell, John Ford, King Vidor, Max Ophüls, Abel Ferrara, Luchino Visconti, Stanley Kubrick, Robert Altman, Vittorio De Sica, Alfred Hitchcock, Paul Thomas Anderson, Victor Sjöström presentati da E. Martini, A. Crespi, F. De Bernardinis, M. Sesti, F. Pontiggia, F. Caprara, F. Tassi, G.A. Nazzaro, J.A. Gili, R. Menarini, F. Ferzetti, P. Detassis

NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO

Sara Hejazi – Fare cinema nel paese degli ayatollah

Il codice morale e la censura che gravano sul cinema iraniano non hanno impedito e non impediscono ai cineasti locali di rappresentare nei propri film quei temi sociali, culturali e politici che di fatto mettono in discussione i valori della Repubblica islamica: tra questi, la rigidità dei ruoli di genere, le ingiustizie sociali, le difficoltà economiche dell
a classe media… In barba alla censura, negli ultimi tre decenni il cinema iraniano ha prodotto un gran numero di pellicole che appaiono come denunce (non tanto) velate delle falle del sistema, della società e della politica nazionale e che al contempo hanno creato, dal punto di vista stilistico, una nuova corrente cinematografica riconosciuta a livello internazionale, che ricorda il neorealismo italiano, ma che si sta rapidamente evolvendo in qualcosa di inedito e di tipicamente ‘iraniano’.

(23 gennaio 2020)




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