Da oggi in edicola MicroMega 2/2017: Almanacco di democrazia – Presentazione e sommario

Marcel Gauchet

Rossana Rossanda, Jürgen Habermas, Marcel Gauchet, Tomaso Montanari, il direttore generale della Treccani ed ex ministro Massimo Bray, la psicoanalista Simona Argentieri, sono alcuni dei protagonisti del nuovo numero di MicroMega in edicola da giovedì 16 marzo, tutto dedicato alle varie declinazioni della crisi della democrazia e della sinistra nonché alle possibili vie d’uscita da una situazione che rischia di consegnarci a una nuova epoca di autoritarismi.

Il tema dell’Almanacco è anche occasione per ripercorrere oltre mezzo secolo di storia italiana (e di vicende della sinistra internazionale) insieme a una delle figure più importanti della vicenda comunista, Rossana Rossanda, la quale si racconta in un lungo e approfondito dialogo con Marco d’Eramo.

La prima sezione è incentrata sulla crisi della democrazia liberale, che non gode affatto di buona salute su nessuna delle due sponde dell’Atlantico. Ma se negli Stati Uniti la vittoria di Trump ha quantomeno prodotto una forte mobilitazione che, come scrive Nikil Saval, potrebbe costituire una nuova partenza per la sinistra americana, in Europa l’ascesa dei movimenti populisti di destra sta producendo una deviazione dallo Stato di diritto, come racconta Jacques Rupnik offrendo un dettagliato quadro della situazione in Europa centrorientale. Jürgen Habermas indica una possibile via d’uscita in una nuova polarizzazione politica, che renda nuovamente chiare le differenze fra destra e sinistra. E proprio alla ridefinizione di ‘destra’ e ‘sinistra’ è dedicato il saggio . Sul ribaltamento dei rapporti di forza generato dalla sistematicità delle relazioni di malaffare della finanza malavitosa – che inevitabilmente incide anche sulla qualità delle democrazie in cui viviamo – si concentra invece Pierfranco Pellizzetti. Mentre Elettra Elisabetta Santori ci spiega perché l’ostinazione di una certa sinistra per il linguaggio non sessista rischia di far perdere di vista questioni centrali per la democrazia.

La crisi della democrazia che attanaglia tutto l’Occidente si accompagna sistematicamente a una crisi della sinistra. Ed è al caso italiano che è dedicata la seconda sezione dell’Almanacco di democrazia di MicroMega. Alle sollecitazioni del direttore rispondono Massimo Bray e Tomaso Montanari. Il primo invita a ripartire da cultura, scuola, lavoro, ricerca, paesaggio come parole chiave per rilanciare il paese, e la sinistra. Il secondo suggerisce la necessità di tornare a una critica radicale della realtà. Entrambi concordano sulla necessità di ripartire dal grande fermento che caratterizza la società civile. Un potenziale democratico enorme, che si è manifestato il 4 dicembre scorso con il chiaro No alla riforma costituzionale e che rappresenta la nostra unica, e ultima, speranza.

Ma il secondo numero dell’anno – in edicola, in libreria, su iPad e in ebook a partire da giovedì 16 marzo – offre ai lettori ulteriori analisi e approfondimenti.

Gloria Origgi e Simona Argentieri si interrogano sul concetto di post-verità. La prima sostenendo che più che di post-verità si dovrebbe parlare di post-politica dato che quel che caratterizza la nostra ‘regressione democratica’ è l’incapacità di elaborare sistemi di opinioni ed esperienze condivisi. La seconda sottolineando che sarebbe più adeguato parlare di pseudo-verità, a indicare non una linearità evolutiva/involutiva, ma piuttosto un percorso obliquo, distraente dalla realtà dei fatti.

Chiude la serie di approfondimenti sulla democrazia una sezione dedicata al cinema, con le interviste curate da Roberto Silvestri ai cineasti Amos Gitai, Yousry Nasrallah e Nouri Bouzid che ci offrono uno spaccato di Medio Oriente contemporaneo.

Arricchisce il numero un reportage fotografico sullo sfruttamento minerario in corso in Amazzonia che rischia di distruggere un ecosistema vitale non solo per l’Amazzonia ma per l’intero pianeta.

IL SOMMARIO DEL NUMERO

ICEBERG 1 – democrazie a repentaglio   

Conversazione con Jürgen Habermas – La risposta democratica al populismo di destra   
Dopo anni in cui la scena politica è stata dominata da un grigiore privo di sfumature in cui non si riusciva più a distinguere un’agenda politica progressista da una conservatrice, l’ascesa del populismo di destra sta scuotendo i partiti tradizionali. Ma la loro risposta è del tutto inadeguata: invece di rincorrere i nazionalisti e corteggiare i sedicenti ‘cittadini allarmati’, sarebbe necessario liquidarli con fermezza per quello che in realtà sono: brodo di coltura di un nuovo fascismo. E riportare la polarizzazione politica all’interno di confini democratici.

Nikil Saval – Sanders e il futuro della sinistra americana   
Negli Usa la sinistra, che si aspettava di affrontare un governo Clinton di stampo conservatore, si trova davanti un governo Trump di estrema destra le cui azioni politiche si rivelano sconcertanti e in qualche misura imprevedibili. Grazie alla campagna elettorale di Sanders, però, si può dire, per la prima volta dagli anni Sessanta, che esista un movimento nazionale di sinistra. E l’ininterrotta e diffusa serie di proteste palesa una crescente radicalizzazione dell’impegno politico in cittadini fino a ieri disinteressati alla politica. Sarà in grado la sinistra americana di non disperdere questo patrimonio?

Marcel Gauchet – Destra e sinistra in ridefinizione   
Sulla scia della crisi economica degli anni Settanta è avvenuto un riorientamento ideologico fondamentale delle forze politiche. Un’impercettibile trasformazione che, in quarant’anni, ha rimodellato da cima a fondo il campo delle opzioni di parte. L’autore ne descrive la traiettoria a partire dal caso francese, che si distingue per la forza della spinta elettorale dell’estrema destra, detta ‘populista’. Anche se questo divorzio tra i popoli e le élite è un fenomeno ormai comune a tutta l’Europa. E non solo.

Jacques Rupnik – La deriva illiberale dell’Europa centrorientale   
Dopo più di due decenni di convergenza con l’Europa occidentale in termini economici, sociologici e di sviluppo delle istituzioni politiche della democrazia liberale, nei paesi dell’Europa centrorientale è in corso una mutazione che combina due aspetti principali: la crescita del nazionalismo come prima fonte di legittimazione e una deviazione dallo Stato di diritto a fondamento della democrazia liberale. Il precursore è stato Fidesz, il partito di Viktor Orbán, ma ormai non si tratta più di un’eccezione: con la Polonia, paese cardine della regione, che si avventura in un simile corso, siamo di fronte a un cambio di passo della politica centro-europea.

Pierfranco Pellizzetti – Lettere da un mondo alla fine/2 – L’avvento della cleptocrazia
Nell’arco degli ultimi quarant’anni si è compiuto lo sdoganamento della finanza malavitosa a seguito dell’affermarsi di grandi organizzazioni criminali a dimensioni globali. Una storia che ha radici antiche. Già gli albori dell’economia-mondo capitalistica si sono caratterizzati per una serie ininterrotta di crimini ammantati da politiche commerciali. L’aspetto originale della fase attuale è la legittimazione e la sistematicità di queste relazioni di malaffare, che producono un ribaltamento delle ‘gerarchie’ e dei rapporti di forza.   

Elettra Elisabetta Santori – Appunti per un pensiero de-genere. Contro le derive (s)grammaticali del politically correct   
Anziché toccare gli interessi reali che sorreggono il soffitto di cristallo – politiche discriminatorie delle imprese, segregazione occupazionale, difficoltà di conciliare tempi di vita e di lavoro, mancanza di servizi – si è scatenata, anche nel nostro paese, la guerra contro un facile capro espiatorio: il presunto sessismo della lingua italiana. Contro il dilagare del Gender-Fair Language, che pretende di progettare le parole con la livella dei geometri e abbrutisce la lingua di Dante rendendola una costruzione artefatta, la proposta di una grammatica gender flex, che si apre al genere ma in modo flessibile, senza pedanterie né cacofonie.

ICEBERG 2 – Italia senza sinistra

(pfd’a) Domande in forma di tesi

Massimo Bray – Il futuro della sinistra una sinistra per il futuro   
Per far sì che la sinistra italiana, e con essa il paese, abbia un futuro è necessario e urgente incanalare quell’energia che da almeno vent’anni percorre il paese. L’energia dei diversi movimenti, delle associazioni, del volontariato, che ci lasciano intravedere un’Italia diversa: un’onda ‘sommersa’ che ribolle, che avverte un forte bisogno di cambiamento e al cui impegno concreto ma disperso è necessario dare anche una forma politica.

Tomaso Montanari – Quale sinistra? (Lasciate che i morti seppelliscano i morti)
Non vale la pena soffermarsi sull’agonia del Partito democratico, perché non è attuale. Non c’è nessuna vera novità: assistiamo alla conclusione, già scritta e annunciata, di un processo iniziato molto tempo fa. La linea di ‘riformismo moderato’ ci ha consegnati, legati mani e piedi, a trent’anni di dittatura del mercato. Il rinnovamento è possibile se c’è un progetto, e quel progetto circola nella società civile, non in una Camera e un Senato schiavi di partiti concepiti come macchine di potere personale. La strada da percorrere è quella della tessitura delle tante aggregazioni civiche locali, che potrebbero riuscire a eleggere un loro rappresentante in parlamento: quasi una somma di progetti e bisogni che, per essere quelli dei cittadini, non possono che aderire alla loro vita quotidiana.

ICEBERG 3 – democrazia e verità

Gloria Origgi – Post-verità e post-politica   
L’espressione ‘post-verità’ fa riferimento a due ordini di significato. Un primo senso è quello della manipolazione della verità da parte del potere, ma questa non è certo una caratteristica tipica della contemporaneità. Nel secondo senso il termine indica l’incapacità da parte dei cittadini di distinguere il vero dal falso. E questo in epoca di big data e informazione continua. In realtà, più che di post-verità, dovremmo parlare di post-politica. Quel che caratterizza la nostra ‘regressione democratica’ infatti è l’incapacità di elaborare sistemi di opinioni ed esperienze condivisi.

Simona Argentieri – Post-verità, il maquillage dell’impostura
La vulgata (sposata anche dall’Oxford Dictionary) vuole che le cosiddette ‘post-verità’ rappresentino una ritirata della ragione in favore delle emozioni e della ‘pancia’ della gente. Ma quel che in realtà sembra funzionare male è la testa, ossia il ragionamento. E in generale viviamo un’epoca caratterizzata da un impoverimento sia delle emozioni sia della ragione. Il sentimento più frequente sembra essere la rabbia narcisistica, un generico risentimento verso la realtà e le frustrazioni che comporta. E cavalcare le imposture, anziché smascherarle, pare essere la missione dei professionisti della comunicazione.

NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO

Ettore Camerlenghi e Antonio Sorrentino – Il capitalismo che divora le foreste
Nel 2011 è stata inaugurata l’Interoceanica, l’autostrada che connette gli oceani Atlantico e Pacifico attraversando la foresta amazzonica. Per costruirla la foresta è stata letteralmente sventrata, lasciando mano libera allo sfruttamento minerario – molto spesso condotto con metodi illegali – che rappresenta una vera e propria corsa all’oro postmoderna e rischia di distruggere un ecosistema vitale non solo per l’Amazzonia ma per l’intero pianeta. Come insegnava il grande paleontologo Stephen Jay Gould, noi abbiamo bisogno della Terra ma la Terra non ha bisogno di noi. Sta dunque a noi provare a salvarla, e a salvarci.
   
ICEBERG 4 – cinema e democrazia

Amos Gitai in conversazione con Roberto Silvestri – Ode alla libertà   
Ha concluso qualche mese fa la sua prima regia operistica, quella dell’Otello per il San Carlo di Napoli, e sta già mettendo a punto il suo nuovo lavoro: un film realizzato assieme a un’organizzazione per i diritti umani di cui fanno parte donne israeliane e palestinesi che hanno perduto i loro figli a causa del conflitto. Per il regista Amos Gitai sono queste sacche di resistenza, è l’assunzione personale di responsabilità a tenere viva la speranza che sia possibile un dialogo vero tra le persone. Ed è questo che vale la pena raccontare.

Yousry Nasrallah in conversazione con Roberto Silvestri – Il mio Egitto tra fondamentalismo e repressione   
Dal sodalizio artistico con Youssef Chahine, il padre del nuovo cinema arabo, al rapporto con due grandi dive del cinema egiziano, Laila Eloui e Yousra, il regista egiziano Nasrallah si racconta e tratteggia un ritratto impietoso dell’Egitto di oggi. La repressione del presidente al-Sisi, lungi dal colpire il fondamentalismo, ha condotto il paese alla dittatura e chiunque osi chiedere una revisione dell’interpretazione dell’islam viene incarcerato, con l’accusa di averlo oltraggiato.

Nouri Bouzid in conversazione con Roberto Silvestri – Cinema e cittadinanza
Sulle cosiddette primavere arabe e sulla situazione in cui versa il Medio Oriente ha uno sguard
o lucido e lontano dalla retorica della stampa occidentale. Uno sguardo libero, coerente con la sua storia: il regista tunisino Nouri Bouzid nella sua vita e nella sua carriera non ha mai fatto sconti a nessuno. E ha sempre pagato cara la sua libertà: sotto l’ex presidente Burghiba è stato imprigionato e torturato, con Ben Ali ha conosciuto regolarmente la censura, ma anche con i militanti del partito islamista Ennahda non gli è andata meglio.

NEL CORSO DI UNA VITA

Rossana Rossanda in conversazione con Marco d’Eramo – Ancora comunista ancora dissidente   
Più di cento nomi compaiono in questa intervista. Da Togliatti a Pajetta, da Castro a Ingrao, la vita della fondatrice del Manifesto ha incrociato quella dei maggiori protagonisti della sinistra (italiana e non solo) dal dopoguerra a oggi. E lei stessa ne è stata una delle figure più influenti. “Se tu non ti occupi di politica, la politica si occupa di te”: a quasi 93 anni Rossana Rossanda guarda con lucidità a quella storia e continua a essere ‘furibonda’.

(16 marzo 2017)



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