Da oggi in edicola MicroMega 4/2020: “Dopo il virus, un mondo nuovo?” – Presentazione e sommario
Paolo Flores d’Arcais
È interamente dedicato alla questione pandemia e al futuro che ci aspetta il nuovo numero di MicroMega, in edicola, libreria, ebook e iPad dall’11 giugno: alla pandemia e ai suoi effetti sulle diseguaglianze, sul potere, sull’istruzione, sulla Chiesa, sull’inconscio, e ovviamente sulla sanità, con in più l’approfondimento offerto dal dialogo tra Telmo Pievani e Jared Diamond, in cui il famoso biologo e antropologo dà una valutazione delle risposte messe in campo dai vari paesi, con uno sguardo in particolare agli Usa, racconta come le nazioni risorgono dalle crisi e indica la lezione da imparare.
Al virus e alle disuguaglianze che ha già generato e che genererà è dedicata la prima delle quattro sezioni di approfondimento della rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais: Denise Celentano analizza gli effetti sul mondo del lavoro, sottolineandone le profonde ingiustizie; Nicolò Bellanca ci mette in guardia sul fatto che la pandemia non solo aumenta le diseguaglianze esistenti, ma ne crea di nuove; Ingrid Colanicchia analizza il forte impatto di genere della crisi in corso.
Intorno al tema del potere ruota invece la seconda sezione del numero: Pier Paolo Portinaro analizza i termini della questione avvalendosi del supporto di Tucidide e Canetti; Pierfranco Pellizzetti auspica un radicale cambiamento nella politica del dopo pandemia; Paolo Ortelli guarda all’altra faccia del potere, quello criminale, che negli anni ha prosperato anche grazie al sistema euro; e infine Gáspár Miklós Tamás, in conversazione con Jean-Louis Fabiani, focalizza l’attenzione sul regime di Orbán e sui suoi tratti post-fascisti.
All’istruzione – settore certamente posposto rispetto ad altri in questa crisi – è dedicata la terza sezione di MicroMega che vede Massimo Baldacci, Nicola Grandi e Angelo d’Orsi indicare i tasselli fondamentali affinché scuola e università, approfittando dello scombussolamento generale, possano cambiare decisamente rotta per tenere insieme finalmente qualità ed eguaglianza.
Il quarto focus è incentrato infine sulla Chiesa e la vita religiosa, che hanno subìto profondi cambiamenti a causa della pandemia: Marco Marzano guarda al di là del Tevere, raccontando come la Chiesa cattolica – dagli anziani sacerdoti delle piccole parrocchie fino a papa Francesco – ha affrontato la crisi e quali profondi cambiamenti segneranno il cattolicesimo in maniera forse definitiva, mentre Adele Orioli rimane al di qua del Tevere, osservando come anche in quest’occasione la Chiesa abbia ricevuto l’ennesimo trattamento privilegiato da parte dello Stato.
Ma il numero di MicroMega in edicola, libreria, ebook e iPad dall’11 giugno non finisce qui.
Ricostruendo in che modo, durante la prima guerra mondiale, si espletò lo stato di eccezione Giovanna Procacci offre uno sguardo alla nostra storia non troppo lontana per aiutarci a trarre qualche lezione per l’oggi; Francesco ‘Pancho’ Pardi mostra tutte le contraddizioni che la pandemia ha fatto emergere e si augura che nulla sia più come prima; Marco Francesconi e Daniela Scotto di Fasano entrano nell’inconscio e indagano le strategie per difendersi dalla paura; Marco Ponti offre una prospettiva non scontata sulla mobilità e in particolare su come ci si muoverà dopo la pandemia; e infine Pier Luigi Lopalco auspica una rivoluzione nel modo in cui è organizzato il nostro sistema sanitario.
Chiude e arricchisce il numero il saggio su Antonio Tabucchi, in cui, ripercorrendo le pagine del romanzo Sostiene Pereira, il direttore di MicroMega traccia il rapporto tra l’immaginario e l’impegno civile del grande scrittore scomparso otto anni fa.
Denise Celentano – Il lavoro diseguale: la lezione del virus
Esacerbando tensioni e disparità preesistenti, la pandemia sta rendendo più visibile quel che era già davanti ai nostri occhi ma che non vedevamo, anzi che pensavamo fosse normale, quando normale non è: dipendiamo tutti dal lavoro degli altri, ma in modo assai diseguale. Molti di quelli da cui dipendiamo di più tendono a essere quelli che premiamo di meno e che hanno meno voce in capitolo. Più che uno stato di emergenza, sembra che tutte le tensioni del lavoro nel suo stato di normalità stiano emergendo insieme.
La storiella che il virus sia democratico perché non guarda in faccia nessuno è naturalmente una colossale bugia. Sia sul piano strettamente sanitario (si ammalano di più coloro che, per esempio, non possono rinunciare ad andare al lavoro) sia su quello delle conseguenze sociali (il lockdown non è uguale per tutti), il virus colpisce molto di più le fasce più deboli. E nel prossimo futuro non solo le diseguaglianze potrebbero drammaticamente aumentare ma ne potrebbero sorgere di completamente nuove.
La pandemia ha fatto da cartina al tornasole in tantissimi settori della società. La chiusura delle scuole in particolare ha messo in evidenza le enormi difficoltà relative alla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, specialmente per le donne, su cui tradizionalmente viene scaricata la maggior parte del lavoro di cura. Ora si impongono una serie di scelte politiche, che nel breve-medio termine dovranno affrontare la crisi e nel medio-lungo colmare quelle asimmetrie di partenza che altrimenti continueranno a tenere le donne fuori dal mercato del lavoro e a renderle dunque più vulnerabili alle crisi.
ICEBERG 2 – virus e potere
Al di là delle tante banalità che si dicono sullo stato d’eccezione – figlie di un’incomprensione radicale della natura e della funzione del potere, che alla falsa coscienza dell’animale desiderante appare solo per quello che toglie e non per quello che dà – la pandemia ha messo in evidenza due questioni fondamentali: da un lato, l’ineludibile monocraticità del potere; dall’altro, l’assoluta necessità della prevalenza del politico contro l’autonomia dei sottosistemi. A partire da quello economico.
Pierfranco Pellizzetti – La politica dopo la pandemia
Il contagio mondiale da coronavirus è lo spartiacque tra l’oggi e i quarant’anni ‘ingloriosi’ che ci siamo lasciati alle spalle. Eppure i segnali di insostenibilità erano già ben visibili. Ora la politica è di fronte a un bivio: mutare il proprio DNA o cambiare semplicemente pelle. Rinnovamento o restyling. Democrazia o tecnocrazia.
Paolo Ortelli – Poteri criminali e sistema euro: la democrazia italiana nella morsa
Privatizzazioni selvagge, classi politiche delegittimate e corruttibili, partiti ridotti in gran parte a comitati per concorrere all’accesso a cariche e affari pubblici hanno spianato la strada ai poteri criminali a livello europeo. Oggi la democrazia vincolata sul piano economico dal sistema euro, in cui dilagano le diseguaglianze, è il terreno perfetto per le mafie. L’unica salvezza è farsi portatori di un nuovo europeismo, rispettoso delle sovranità nazionali e della democrazia, fondato sui diritti.
Gáspár Miklós Tamás in conversazione con Jean-Louis Fabiani – La deriva post-fascista dell’Ungheria
La legge adottata dall’Ungheria in piena emergenza coronavirus non è una semplice trasgressione della legge costituzionale ma una sua pura sospensione sine die. Questa la considerazione amara di uno dei più autorevoli intellettuali ungheresi, che diversi anni fa ha elaborato il concetto di post-fascismo: un regime autoritario e liberticida che non ha bisogno di ricorrere alla repressione violenta. Di cui l’Ungheria di Orbán è oggi una perfetta incarnazione.
SAGGIO
Giovanna Procacci – Dallo stato di emergenza allo stato di eccezione: la lezione della storia
Se i poteri ‘speciali’ in mano ai governi da transitori diventassero stabili, la democrazia sarebbe in grave pericolo. Il rischio è stato corso al tempo della prima guerra mondiale, con il passaggio dei poteri dal legislativo all’esecutivo. E se oggi si torna con il pensiero a quella fase è proprio per la vastità di poteri assunti dal governo in virtù dello stato di emergenza. Uno sguardo alla nostra storia non troppo lontana può aiutarci a trarre qualche lezione per l’oggi.
LABIRINTO
Francesco ‘Pancho’ Pardi – Il vaso di Pandora del coronavirus
La pandemia di Covid-19 mostra come l’aggressione di uno sconosciuto agente patogeno possa in pochi giorni indurre una semiparalisi globale in una società organizzata per il moto perpetuo. Una paralisi che ci pone interrogativi incalzanti sulle diseguaglianze, sul rapporto tra pubblico e privato, sulla relazione tra essere umano e natura. Facciamo in modo che la risposta non sia tornare a fare le cose di prima, allo stesso modo di prima.
Nella crisi che stiamo vivendo la paura di ciò che verrà appare inevitabile. Si configura infatti un mondo con pesanti ripercussioni economiche, ancora soggetto a restrizioni per un tempo non precisabile e, probabilmente, sottoposto al rischio di altri eventi pandemici, dai quali e dalle cui conseguenze, come molte ricerche affermano, non potremo in futuro prescindere. Per non soccombere è necessario imparare a non aver paura di aver paura.
La pandemia apre nuovi scenari sul fronte della mobilità: il distanziamento fisico impone un necessario ripensamento dei sistemi di spostamento, con una riduzione dei trasporti pubblici locali e ferroviari a favore dei veicoli privati. Il dibattito è aperto: a partire da questo saggio di Marco Ponti MicroMega è pronta a dar vita a un confronto tra esperti del settore per capire come cambierà il nostro modo di spostarci durante e soprattutto dopo l’emergenza coronavirus.
Abbiamo un sistema sanitario ospedalocentrico: eccellente per la cura delle malattie acute o che hanno bisogno di trattamenti complessi, pessimo per la prevenzione dei contagi di malattie infettive. L’auspicio è che i nostri governanti siano capaci di cogliere questa occasione per rovesciare la logica su cui è costruito e mettere a punto una rete territoriale capace di intercettare e bloccare per tempo le nuove catene di contagio.
ICEBERG 3 – virus e didattica
Massimo Baldacci – La pandemia e il fallimento della scuola-azienda
La pandemia ha mostrato che la scuola-azienda è solo un mito legato all’ideologia neoliberista. Nelle settimane di lockdown la scuola italiana si è retta solo sull’impegno e la dedizione degli insegnanti e sulla tenuta di una comunità democratica che ha le sue fondamenta nella partecipazione attiva e nella cooperazione dei suoi membri. È da qui che bisogna ripartire per tracciare le linee della scuola che verrà.
È da molti anni, forse qualche decennio, che la scuola non è più una priorità nell’agenda politica. Un fatto che si è manifestato anche durante questa pandemia, che ha colto il settore particolarmente impreparato, sia sul piano di dotazioni tecnologiche sia su quello prettamente didattico. Come se bastasse ‘spostare’ una lezione in presenza su uno schermo e il gioco fosse fatto. La verità è che quanto sperimentato in questi mesi può essere un utile complemento per specifiche tematiche e situazioni particolari, ma non può sostituire la lezione in presenza. L’unica che dà accesso al più importante elemento della didattica: la relazione.
Se si vuole cogliere l’occasione fornita dal rimescolamento sociale e istituzionale provocato dalla crisi del coronavirus per ridisegnare il nostro paese, grande attenzione andrà dedicata al comparto Istruzione e Ricerca. Per comprendere come, è necessario volgere lo sguardo indietro e ripercorrere brevemente le disastrose tappe che ci hanno condotto alla situazione attuale, per poi virare completamente in un’altra direzione. Alcune concrete proposte per ricominciare col piede giusto.
Telmo Pievani / Jared Diamond – Prepariamoci al prossimo virus
In questa pandemia abbiamo drammaticamente verificato che non eravamo preparati. Eppure avremmo dovuto esserlo: Sars, Mers, Ebola avrebbero dovuto insegnarci qualcosa, senza considerare che gli scienziati ci avevano avvertito che prima o poi una pandemia del genere sarebbe arrivata. Non sarà neanche l’ultima, per cui, stavolta, prepariamoci.
ICEBERG 4 – virus e Chiesa
Marco Marzano – Il cattolicesimo dopo il lockdown
La pandemia di Covid-19 ha colto alla sprovvista la Chiesa cattolica. E ne ha messo a nudo tutte le debolezze. Un clero sempre più sguarnito e anziano, pigramente adagiato sul proprio lavoro di routine, si è trovato spiazzato. A uscirne vincenti quei (pochi) sacerdoti carismatici capaci di cavalcare l’onda delle dirette streaming. E la loro figura di riferimento: papa Francesco.
Ma perché non possiamo considerare le messe aperte al pubblico semplicemente come un assembramento potenzialmente foriero di contagio al pari di molti altri, dalla partita di calcio al concerto pop, dalle conferenze ai congressi? Perché è necessario un trattamento ad hoc, autonomo e separato dagli altri ambiti della vita collettiva? Questa pandemia ha mostrato, ancora una volta, che le religioni in generale e la Chiesa cattolica in particolare godono nel nostro paese di una posizione privilegiata.
FUORISACCO
Paolo Flores d’Arcais – Sostiene Tabucchi
Ripercorrere le pagine del più noto romanzo di Antonio Tabucchi – Sostiene Pereira – è l’occasione per il direttore di MicroMega per tracciare il rapporto tra l’immaginario e l’impegno civile del grande scrittore scomparso otto anni fa. Perché è attraverso l’invenzione letteraria che Tabucchi esprime la verità in modo più profondo e più radicale. Un programma che unifica creazione letteraria, lavoro giornalistico, impegno civile.
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.