Da oggi in edicola MicroMega 7/2020: “I crimini coloniali dell’Italia in Africa” – Presentazione e sommario
Jean A. Gili
Il nuovo numero della rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais, in edicola, libreria, ebook e iPad dal 5 novembre, si apre con un focus dedicato ai crimini coloniali dell’Italia in Africa e alla necessità che essi trovino posto nella memoria nazionale.
Se infatti le stragi nazifasciste sono ormai parte di ‘una memoria storica provata’, non si può dire che i crimini compiuti durante il periodo di occupazione italiana di Eritrea, Somalia, Libia ed Etiopia siano parte della memoria collettiva della nazione. Valeria Deplano illustra le ragioni di tale assenza, mettendo in luce come tenere memoria degli episodi di violenza in cui gli italiani non sono vittime ma carnefici significhi mettere in discussione il modo in cui l’Italia repubblicana si è presentata e rappresentata fin dagli anni Quaranta; Giuliano Leoni e Andrea Tappi ripercorrono invece le fasi che hanno caratterizzato i manuali di storia in uso nelle scuole italiane in materia di colonialismo, dalle omissioni e reticenze di un tempo alla maggiore complessità interpretativa di oggi (che resta però sempre unilaterale).
Una seconda sezione del numero è incentrata sui trent’anni che ci separano da quel biennio che sconvolse l’Europa (1989-1991) e che conteneva in sé i prodromi degli sviluppi, e delle crisi, che viviamo ancora oggi: Ennio Cavalli ci regala il suo diario da testimone in presa diretta, portandoci a bere birra e mangiare Bratwurst per le strade di una stralunata Berlino che si preparava a vivere di nuovo unita e facendoci incontrare i testimoni della storia a Mosca, poco prima dello sgretolamento dell’Unione Sovietica; Gilles Kepel e Jacques Rupnik analizzano gli effetti a lungo termine di quegli eventi sull’equilibrio geopolitico mondiale; mentre lo storico tedesco Ilko-Sascha Kowalczuk riavvolge il filo della storia, chiedendosi se il percorso che ha portato dalla caduta del Muro alla riunificazione delle due Germanie fosse l’unico possibile e illuminando le conseguenze che quella scelta ha avuto per il futuro della Germania e dell’Europa tutta.
Ai 50 anni dall’approvazione della legge sul divorzio (1° dicembre 1970) è dedicata una terza parte del numero: Giambattista Scirè ripercorre le tappe che condussero all’approvazione della Fortuna-Baslini e successivamente al referendum; Gianfranco Spadaccia, Luciana Castellina e Raniero La Valle ci raccontano invece il clima culturale e politico nel quale si svolse quel dibattito e quale fu il loro ruolo nella battaglia per quella legge destinata a cambiare l’Italia. Arricchiscono la sezione le lettere che Giorgio La Pira scrisse in quel frangente a Enrico Berlinguer nel tentativo di convincerlo a boicottare la legge.
Ma il nuovo numero di MicroMega – in edicola, libreria, ebook e iPad dal 5 novembre – non si esaurisce qui. Valerio Nicolosi ci conduce lungo le rotte dei migranti: un percorso di sofferenza e totale assenza di diritti, sotto lo sguardo indifferente, quando non cinico, dell’Europa; Daniele Nalbone racconta la storia del primo esperimento di museo abitato al mondo; Evgenij Morozov ci invita a uno scatto di creatività politica per affrontare la sfida del digitale; Paolo Flores d’Arcais (in conversazione con Gianni Barbacetto e Andrea Siravo) racconta un Craxi inedito, non così antipatico come molti pensano; Alessandro Esposito ci parla del tramonto del sacro e dell’unico cammino che valga davvero la pena di essere percorso: quello per diventare pienamente umani; Sara Hejazi tratteggia infine il destino dei credi religiosi, in un mondo allo stesso tempo sempre più omologato (a livello globale) e più diversificato (a livello locale).
Valeria Deplano – I crimini coloniali dell’Italia
Mentre le stragi nazifasciste sono ormai parte di ‘una memoria storica provata’, i crimini compiuti durante il periodo di occupazione italiana di Eritrea, Somalia, Libia ed Etiopia non sono ancora parte della memoria collettiva della nazione. Tra le ragioni di tale assenza vi è senza dubbio la posizione periferica e subordinata che l’Africa e gli africani occupano nelle coscienze degli italiani. Ma c’è anche altro: tenere memoria degli episodi di violenza in cui gli italiani non sono vittime ma carnefici significa mettere in discussione il modo in cui l’Italia repubblicana si è presentata e rappresentata fin dagli anni Quaranta.
Per molti unico o ultimo libro di storia, il manuale scolastico costituisce un formidabile esempio di uso pubblico del passato e una fonte preziosa per mettere a tema come sono state prima interpretate e poi presentate le vicende del passato agli studenti italiani. Dalle omissioni e le reticenze di un tempo alla maggiore complessità interpretativa di oggi (che resta però sempre unilaterale), focus sul colonialismo italiano nei manuali di storia.
ICEBERG 2 – i due anni che sconvolsero l’Europa
La riunificazione delle due Germanie, celebrata a Berlino il 3 ottobre 1990, un anno dopo la caduta del Muro, e l’incontro con Günter Grass a Stoccolma. Poi a Mosca alla vigilia del crollo del Partito comunista e dello sgretolamento dell’Unione Sovietica, in compagnia di Evgenij Evtušenko, di Elena Bonner, vedova del Nobel per la pace Sakharov, della pronipote di Ines Armand, l’amante di Lenin, e di un generale del Kgb che aveva letto Forsyth. Diario di uno scrittore nel cuore di eventi che, trent’anni fa, cambiarono l’Europa.
“Cos’è più importante: la fine dell’impero sovietico o qualche islamista eccitato?”. Così nel 1998 l’ex consigliere americano alla Sicurezza nazionale Brzezin´ski rispondeva a chi gli rimproverava che, sostenendo i combattenti afghani, gli Usa avevano favorito lo sviluppo dell’islam politico. Fra quegli ‘islamisti eccitati’ ci saranno anche coloro che nel 2001 abbatteranno le Torri gemelle. Un dialogo sull’origine del disordine internazionale contemporaneo.
Dalla prima rivolta nel blocco orientale contro il potere comunista, nel 1953, alla caduta del Muro di Berlino e gli eventi che vi fecero seguito: lo storico Kowalczuk ripercorre i passaggi cruciali che condussero alla riunificazione tedesca. E conclude: il 3 ottobre è sicuramente il peggior giorno possibile per festeggiare perché non simboleggia ciò che lo rese possibile, vale a dire un movimento sociale di base per la libertà e contro la dittatura comunista.
DIALOGO 1
Telmo Pievani / Valter Tucci – La biologia del male
La scienza oggi ci dice che il male non è codificato in una sequenza di DNA e che i comportamenti umani non sono così fortemente determinati dai geni, come accade per altre funzioni del nostro organismo. Non nasciamo programmati come killer o santi, semmai lo diventiamo per una combinazione di eventi fuori e dentro di noi: processi neurobiologici e molecolari, scompensi ormonali, imprinting genomico, traumi eccetera. A partire dalle ultime scoperte dell’epigenetica del comportamento, un confronto sulle origini del male.
ICEBERG 3 – divorzio all’italiana
Giambattista Scirè – Breve storia della legge sul divorzio (in appendice le lettere di Giorgio La Pira a Enrico Berlinguer)
“Il Pci non può permettere che una legge così stupida e così eversiva dell’‘unità fondamentale’ del corpo sociale entri come veleno intossicatore del nostro popolo”. Con queste parole Giorgio La Pira cercava di convincere l’allora segretario del Pci Enrico Berlinguer a boicottare la legge sul divorzio. Il tentativo non andò in porto ma le parole di La Pira rendono bene il clima culturale e politico nel quale si svolse il dibattito che portò all’approvazione della Fortuna-Baslini e successivamente al referendum. Una ricostruzione storica.
Il Pci preoccupato, da un lato, del rapporto con i cattolici e, dall’altro, che il divorzio potesse trasformarsi in un’arma a doppio taglio per le donne; la Chiesa spaccata fra una battaglia di retroguardia a difesa dell’indissolubilità del matrimonio e la posizione erede del Vaticano II attenta alla vita concreta e alle sofferenze reali delle persone; i radicali desiderosi di spingersi più in là, nel tentativo di fare del divorzio la base di una più solida alleanza con la sinistra. Tre protagonisti del dibattito politico a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta restituiscono il fermento che portò all’approvazione di una legge che cambiò l’Italia.
Dall’incendio che lo scorso settembre ha distrutto il campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo, alla rete anti-migranti spuntata al confine tra Bosnia e Croazia durante il lockdown per evitare le proteste degli attivisti, passando per il ‘game’ – ‘la lotteria’ – come i migranti chiamano il viaggio dalla Bosnia all’Italia attraverso Croazia e Slovenia a indicare le difficoltà e le scarsissime possibilità di riuscita, per arrivare infine alle navi delle ong nel Mediterraneo centrale. Reportage dalle rotte dei migranti.
Una ex fabbrica, un salumificio abbandonato occupato dal 2009 da oltre 200 persone senza casa, ospita dal 2012 il terzo museo di arte contemporanea di Roma. Dentro la ‘città meticcia’ di Metropoliz, periferia est della capitale, è nato infatti il Museo dell’altro e dell’altrove, con oltre 600 opere d’arte dislocate negli spazi comuni e anche nelle varie abitazioni. Il racconto di un esperimento sociale, antropologico, culturale e artistico.
Negli ultimi anni la socialdemocrazia si è limitata a ‘ridurre il danno’ delle politiche neoliberiste, dimenticando la lunga storia di innovazioni sociali di cui era stata capace. Oggi limitarsi a difendere ciò che si è conquistato – per quanto resti fondamentale – non è più sufficiente. È il momento di uno scatto in avanti per ‘inventare’ nuove istituzioni in grado di gestire le tecnologie digitali come beni comuni, sottraendole al dominio di poche gigantesche aziende private.
A vent’anni dalla morte di Bettino Craxi, il direttore di MicroMega racconta il proprio rapporto con l’allora segretario del Partito socialista italiano e traccia una netta distinzione tra il Craxi di Tangentopoli e alleato con la Dc, rispetto al quale è inflessibile, e il Craxi alleato di Lombardi e Giolitti, portatore sulla scena politica italiana di un progetto innovativo, che continua ad apprezzare.
Sergio Leone in conversazione con Jean A. Gili – Oltre il (neo)realismo
Con C’era una volta in America Sergio Leone raggiunse l’apice della sua carriera. In questo capolavoro del cinema italiano il riso e lo humor, il senso del tragico, l’estetica barocca, il manierismo e la violenza bruta si fondono per offrire uno spettacolo totale, un melodramma fiammeggiante e intimista. Intervista inedita a uno dei grandi protagonisti della storia del cinema.
Alessandro Esposito – Il tramonto del sacro. Riflessioni di un pastore valdese
Quella dell’Occidente è una storia di graduale presa di congedo dal sacro. Un percorso che può finalmente liberare la spiritualità – troppo spesso a torto associata alla religione – per intraprendere l’unico cammino che valga davvero la pena di essere percorso: quello per diventare pienamente umani.
I mesi della pandemia hanno registrato nei motori di ricerca un picco a livello globale di parole afferenti alla sfera del divino, ma ogni tentativo religioso di provare a prendere la scena a scapito della scienza è fallito. E le religioni, coi loro rituali, non sono state ritenute bisogni primari, bensì attività da sospendersi per l’emergenza sanitaria. Uno spostamento – quello dal centro dell’esistenza umana ai suoi margini – che è solo l’ultima trasformazione in ordine di tempo cui le religioni sono state soggette. In un mondo allo stesso tempo sempre più omologato (a livello globale) e più diversificato (a livello locale) qual è il destino dei credi religiosi?
DIALOGO 2
Cinzia Sciuto / Sumaya Abdel Qader – Sotto il velo: patriarcato o libertà?
Negli ultimi anni la questione del velo islamico è tornata spesso nel dibattito pubblico. Ma cosa c’è dietro quello che non può essere considerato un semplice ‘pezzo di stoffa’? Un dialogo senza perifrasi fra un’atea convinta che non si possa ignorare il profondo legame del velo con una visione patriarcale, e una musulmana che rivendica il diritto di indossarlo in quanto forma di esercizio spirituale e non simbolo.
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