Da San Dialogo a San Taciturno, ovvero, Walter da Feltroni e il Grande Ganassa

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di Renzo Butazzi

Padre Walter da Feltroni, priore dell’ordine dei Buonisti Dialoganti, aveva un solo desiderio: convertire alla fede dei Dialoganti il grande Burlesconi, capo dei Ganassa. Nelle terre dove prima i Buonisti Dialoganti seminavano e mietevano, dialogando liberamente con bestie ed esseri umani, ora spadroneggiava il capo dei Ganassa, calato con la sua gente dalla foresta di Arcore. Nel suo buonismo il pio Walter credeva che Burlesconi fosse facile da convertire e che, una volta portato alla fede in San Dialogo, i Buonisti Dialoganti avrebbero potuto seminare e mietere insieme a lui, dividendo in qualche modo il raccolto, senza risse e vendette.

Nella lingua dei Ganassa, Burlesconi vuol dire "Il Ridanciano", appellativo con il quale chiamavano il loro capo che aveva sempre una espressione divertita e sghignazzante.
Il buon padre Walter da Feltroni era ottimista perché non aveva capito che quella pieghe intorno alla bocca di Burlesconi, quella esibizione lieta di denti, costituivano una maschera come quella che i danzatori africani o dell’Estremo Oriente si applicano al volto quando ballano o che ci mettiamo noi nelle feste di carnevale.
Più volte padre Walter si era recato al suo cospetto, e lo aveva intrattenuto recitando il rosario di San Dialogo, una lunga collana di grani per ognuno dei quali salmodiava il versetto: "San Dialogo ci protegga, San Dialogo ci sorregga, San Dialogo ci consigli come fossimo suoi figli"; e ogni sei grani ripeteva a voce alta: "San Dialogo conforme, noi faremo le riforme; tutti insieme con passione cambieremo la nazione".

Burlesconi lo ascoltava con espressione contenta e faceva di sì con la testa, cadendo ogni tanto in un lieve sopore, ma appena il buon Walter accennava a iniziare il dialogo credendolo convertito, il capo dei Ganassa si ridestava gli diceva di tornare il giorno dopo e con un rosario più lungo perché quella nenia gli piaceva.
Finché un giorno che padre Walter da Feltroni aveva appena finito di salmodiare quattro ore di rosario, nel corso del quale si era interrotto solo per andare alla ritirata, il Gran Capo Ganassa gli disse: "Dialoghiamo sì; però comincio io". Il Buonista non credeva alle proprie orecchie, tirò un sospiro di soddisfazione e si accinse ad ascoltare e anche a riposarsi.
Il Gran Ganassa si voltò verso i dignitari che stavano dietro al trono e fece un cenno. Subito uno di loro, il portatamburo Buona-Juti, gli portò un grande tamburo e due mazze foderate di pelle. Burlesconi scoppiò in una risata vera, peggiore di quella che portava come maschera, e gridò "Ascolta Feltroni, ascolta!"; poi si mise a percuotere il tamburo con grande forza e quel senso del ritmo che aveva maturato quando suonava il bongo sulle piroghe.
Il Gran Ganassa smise di battere soltanto quando il povero Buonista, stordito dal rumore e avvilito per lo scherno subìto, mise in tasca il rosario e tornò in convento piangendo.
L’ordine dei Buonisti Dialoganti si sciolse e padre Walter da Feltroni, per penitenza, si fece devoto di San Taciturno, i cui fedeli fanno voto di parlare solo il giorno in cui si celebra questo grande santo.

(19 giugno 2009)



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