Da Sraffa al coronavirus (attraverso il Jobs Act): da Antonella Stirati un vademecum per la rifondazione della sinistra
Sergio Cesaratto
Alcuni fra gli aspetti più rilevanti e essenziali per capire il presente sono discussi nella seconda parte del volume. Due temi emergono in particolare: quello del mercato del lavoro e dei cambiamenti nella distribuzione del reddito in Italia (Lavoro e salari è del resto il titolo del libro), e quello delle politiche macroeconomiche che il paese ha adottato piegandosi alle prescrizioni europee. La narrazione permette di ricostruire con dovizia di dati e richiami al dibattito di politica economica le vicende dello scorso decennio sino alla crisi dovuta alla pandemia che Stirati affronta nel capitolo 23.
La parte terza è infine un piccolo compendio di storia del pensiero economico incentrato sulle teorie dell’occupazione che permette al lettore sia di ripercorrere le vicende teoriche accennate all’inizio della presente recensione, che i loro sviluppi più recenti in relazione alla crisi. Questi capitoli danno modo a Stirati di argomentare a fondo le ragioni analitiche che la portano a rifiutare l’impostazione dominante a favore della teoria classico-keynesiana.
Antonella Stirati, professore ordinario alla Università di Roma 3, scrisse la sua tesi di laurea a Siena, una facoltà di economia allora molto vivace e pluralista, sotto la guida di Alessandro Vercelli. La tesi era dedicata al mercato del lavoro femminile. Ha poi proseguito i suoi studi all’estero, ma in seguito a luoghi apparentemente più prestigiosi per scrivere la tesi di dottorato – come l’Università europea di Fiesole – ha preferito la guida di Pierangelo Garegnani allora alla Sapienza di Roma. La tesi, dedicata alla teoria dei salari negli economisti classici e in Marx, è stata pubblicata in italiano e inglese ed è assolutamente consigliabile a chi voglia approfondire queste tematiche. Una sintesi, in un certo senso, dello studio iniziale del mercato del lavoro femminile e dell’impegno femminista con il successivo studio dei classici e di Marx, è in un bel capitolo del presente volume dedicato a un libro di Aleksandra Kollontaj, l’eroina della rivoluzione bolscevica. Scrive Antonella Stirati:
“Un elemento che colpisce è l’assenza in questo scritto della Kollontaj di ogni riferimento all’esistenza di un conflitto di genere indipendente dalle condizioni materiali di vita nella società capitalistica. …L’autrice si mostra… sempre fiduciosa che mutate condizioni – in cui le donne avessero accesso al lavoro, a servizi pubblici e a un sostegno per la maternità, a cultura e relazioni sociali – avrebbero potuto portare di per sé a un superamento del conflitto di genere. Il contributo di riflessioni del femminismo moderno porta, io credo con ragione, a dubitare di questo”.
Tuttavia, precisa, va riconsiderata “con attenzione una lezione importante del femminismo marxista, che è estremamente chiara negli scritti e nell’attività politica della Kollontaj, e cioè che i cambiamenti nelle condizioni materiali dell’esistenza costituiscono una premessa comunque necessaria alla libertà delle donne (come degli individui in generale)”. In sintesi
“l’attenzione alla concretezza della vita quotidiana e dei suoi bisogni dovrebbe essere denominatore comune tra chi parla il linguaggio delle libertà, dei diritti, della qualità della vita e delle relazioni, e chi quello del conflitto di classe o dell’economia, e che essa dovrebbe costituire il ponte tra istanze di cambiamento culturale e sociale profonde e obiettivi concreti e immediati dell’azione politica. Una capacità che ha caratterizzato, ad esempio, i momenti migliori dell’esperienza del movimento delle donne negli anni Settanta”.
Queste parole potrebbero essere poste alla base anche di una possibile rifondazione della sinistra che coniughi idealità e concretezza dell’azione politica. In questo senso il volume si rivolge proprio al popolo che questa rifondazione dovrebbe animare, donne e uomini liberi, lavoratori e sindacalisti, studiosi e giornalisti consapevoli, studenti di ogni disciplina sociale (e non solo) che intendano liberarsi dal conformismo dell’insegnamento standard dell’economia e pensare con la testa propria. Una ricca bibliografia agevola e stimola ulteriori approfondimenti.
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