De Bortoli: “Già esiste un’Italia migliore. Presto una riscossa civica contro i populisti”
Giacomo Russo Spena
Direttore, iniziamo dal titolo del suo libro: “Ci Salveremo”. Veramente siamo in pericolo? E da cosa?
Non soltanto da una probabile crisi finanziaria – di questi giorni è lo scontro con l’Europa – ma dal fatto che la nostra società civile possa vedere progressivamente allentati i legami che l’hanno tenuta unita. Il mio richiamo è diretto a rianimare uno spirito civico perduto. Se non agiamo subito sugli aspetti inerenti il nostro vivere insieme – dall’attenzione per il bene comune al senso di responsabilità per le prossime generazioni – saremo condannati ad un declino morale e valoriale.
C’è chi riferendosi a questa fase politica parla di prefascismo. Le sembra esagerato o stiamo vivendo una totale crisi della democrazia e sono possibili torsioni illiberali?
Non penso che la nostra democrazia sia in pericolo, però esistono alcuni elementi preoccupanti. Allarma, ad esempio, che il Paese stia perdendo memoria: sembra essersi dimenticato le atrocità della dittatura, delle deportazioni, della privazione della libertà e dei più elementari diritti civili e politici. Nel libro ho dedicato un capitolo finale a questo tema. Venendo meno la memoria collettiva, si crea lo spazio per le derive populiste che possono portare finanche a torsioni autoritarie, ma non nella riproposizione di vecchi modelli novecenteschi. Qui ci troviamo di fronte ad un misto di dilettantismo e di arroganza che, per alcuni versi, è perfino più pericoloso.
Critica questo governo per il mancato senso delle istituzioni, per la comunicazione becera sui social, per l’assenza di responsabilità politica. Nel concreto dov’è che l’esecutivo gialloverde ha atteggiamenti populisti e dove metterebbe a rischio i diritti di cittadinanza?
Nega l’evidenza dello stato di diritto che si deve poggiare su autorità indipendenti e sul rispetto di leggi e regolamenti. Sta saltando l’equilibrio nel rapporto tra i poteri. Nella difficoltà economica, che nessuno nega, e nelle temperie della crisi della globalizzazione, la richiesta di protezione fa premio sull’affermazione dei diritti.
Salvini e Di Maio le possono replicare che hanno portato maggiore sicurezza grazie a due decreti ad hoc, che hanno combattuto la corruzione con lo Spazzacorrotti, che hanno garantito più diritti sociali grazie al reddito di cittadinanza e a Quota cento. Insomma, possono ribattere dicendo che sono il governo del cambiamento…
Al di là della propaganda, analizziamo gli effetti di tali provvedimenti. Con l’introduzione della Quota cento si mette in pericolo la sostenibilità del sistema pensionistico scaricando gli oneri sulle prossime generazioni; non la trovo una misura di equità sociale. Anzi! E col decreto sicurezza sta aumentando il bacino di immigrazione clandestina interna che creerà più problemi di quanti ne possa generare l’ondata di sbarchi. Infine lo Spazzacorrotti, è uno strumento utile? Per alcuni versi può esserlo però, in generale, mi aspettavo un esecutivo che non facesse dieci condoni fiscali in una sola legge di bilancio – e che non fosse complice di chi non paga l’Iva – e che in qualche modo si imponesse di perseguire i reati dei colletti bianchi. Il nostro rimane un Paese nel quale persino le forze che si autoproclamano del cambiamento strizzano l’occhio all’illegalità diffusa.
Nel libro insiste molto sui danni culturali che questo governo avrebbe inflitto alla società. Penso alle persone che sui social hanno esultano ed ingiuriato Andrea Camilleri, appena appresa la notizia del suo ricovero d’urgenza. Il pozzo è talmente inquinato che siamo arrivati a un livello barbaro del dibattito pubblico?
Su questo i populisti hanno responsabilità molto gravi perché hanno dato la stura a questa eruzione di politicamente scorretto che dà spazio all’odio, all’ignoranza e all’approssimazione. Hanno liberato gli animali nascosti nella Rete per cui insultare il prossimo è diventata una prova di genuinità politica e di chiarezza espositiva dei propri principi. Questa è una forma di nuovo squadrismo digitale che il governo gialloverde non fa altro che alimentare.
Il suo testo si può considerare l’esaltazione di quel politicamente corretto che alle politiche 2018 è stato, di fatto, spazzato via dagli elettori. Si sente di difendere un mondo vecchio e superato?
Mi spiace, non mi arrendo a questa nuova stagione di bugie, falsità, arroganza e miseria verbale. Se questa fase attuale è la rappresentazione del politicamente scorretto, sono orgoglioso di essere ancora politicamente corretto. Qualcuno mi potrà accusare di utilizzare troppe circonvoluzioni e aggettivi ma si possono sancire cose precise e ferme anche senza perdere l’eleganza della parola, il rispetto e la decenza per gli altri.
I cosiddetti populisti non provengono da Marte. Sono una conseguenza di politiche evidentemente sbagliate da parte del Pd e dell’establishment?
I populisti danno risposte sbagliate a domande legittime. Che sono le domande di protezione da parte di persone smarrite, in difficoltà economiche, e che non vedono più funzionare l’ascensore sociale né hanno più fiducia nella classe dirigente. Chi è venuto prima ha spianato la strada: un’intera classe dirigente del Paese, ma anche i privati, non hanno svolto il loro ruolo. Così il consenso è andato verso i populisti che sono, poi, qualcosa figlio della nostra cultura, della nostra antropologia, del nostro correre in soccorso del vincitore, della nostra tendenza – purtroppo storica – ad affidare il destino del Paese ad una singola persona. Ciò dovrebbe preoccupare Salvini che attualmente è il destinatario dei consensi ma deve stare attento perché sono consensi volatili: come aumentano molto facilmente, si perdono con altrettanta facilità.
Secondo lei, già esiste un’altra Italia che è quella del volontariato, dell’associazionismo diffuso, dei comitati civici, dei giovani scesi in piazza contro l’emergenza climatica…
È l’Italia migliore, quella del capitale sociale e della solidarietà attiva. È un’Italia che, a differenza di altri Paesi, dona molto più il tempo per gli altri generando un grande ammortizzatore privato e dandoci elementi di speranza e fiducia nel futuro.
Chi organizzerà o riuscirà a rappresentare questa riscossa civica? Perché al momento non esiste un’opposizione credibile a questo governo, o sbaglio?
Beh, al momento non si intravedono opposizioni – è vero – però la politica assomiglia alla fisic
a.
In che senso?
Quando ci sono forze che vanno in una direzione, ne nascono sempre – come conseguenza – altre che ne fanno da contrappeso. E dal fermento civico, di cui prima parlavo, nasceranno nuove organizzazioni o partiti. Se si riuscirà a fare sintesi, penso ci saranno delle sorprese positive.
Quando parla di nuovi partiti, quindi immagina un qualcosa che vada oltre il Pd?
Il Pd è una forza importante del Paese ma deve ancora ritrovare una propria identità. Non saprei dire, ad esempio, qual è il programma del Pd ed è, forse, il motivo per cui tanti elettori alle ultime elezioni Europee si sono trovati di fronte a un bipolarismo di governo – M5S versus Lega – senza prendere in considerazione la proposta dei democratici. Ad oggi una proposta, alternativa e forte, al governo gialloverde non esiste però sono certo che arriverà, dentro o fuori il Pd. Ci sono già le energie per reagire e trovare un cammino nuovo di crescita.
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