De Magistris e san Gennaro
Cinzia Sciuto
L’immagine di De Magistris con la fascia tricolore che bacia la teca del sangue di san Gennaro è una di quelle che fanno male. Da chi si è presentato come la radicale novità, la rottura, il grande cambiamento ci saremmo aspettati qualcosa di diverso.
Non pretendevamo che il sindaco giungesse a fare una campagna di informazione per ‘smascherare’ il presunto miracolo (che tale peraltro non è stato definito neanche dalla Chiesa stessa), diffondendo per esempio gli studi del Cicap che dimostrano come un evento come quello della liquefazione della sostanza nella teca è perfettamente spiegabile dal punto di vista scientifico, ma almeno inventarsi una scusa, una malessere improvviso, un impegno inaspettato, un legittimo impedimento qualunque cosa che lo tenesse lontano da quell’umiliante rito del bacio, quella genuflessione del potere politico a quello ecclesiastico.
E non ci si vengano a fare i soliti de magistris san gennarodiscorsi da presunta Realpolitik: se De Magistris non avesse rapprensentato davvero una radicale rottura con il modo di fare politica a Napoli (e non solo) non avrebbe avuto una sola chance di vincere. E allora, chi ce lo dice che una sua mancata partecipazione a questo rito superstizioso avrebbe prodotto malumori in città? Quando ero adolescente e pretendevo di andare in discoteca dicevo sempre a mio padre: ma ci vanno tutti! E lui, statistiche alla mano, mi faceva notare che per ogni ragazzo in pista ce n’erano sicuramente molti altri a casa. Ecco: il duomo di Napoli sarà anche strapieno in attesa del ‘miracolo’: ma qualcuno ha mai contato i napoletani stanchi di questi riti medievali che il 19 settembre se ne stanno chiusi in casa in attesa che tutto torni alla normalità (e magari sperando che il proprio sindaco dia loro voce)?
Se non se ne vuole fare una questione di principio, se ne faccia una questione di legalità, che tanto sta a cuore a De Magistris: qui siamo all’abuso di credulità popolare.
(20 settembre 2011)
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