DIARIO DELLE PRIMARIE / 16 – Scelte tragiche. Democrazia contro sicurezza?

Elisabetta Grande

Di fronte al divampare del coronavirus, che nel giro di poche settimane ha trasformato gli Stati Uniti nel paese più colpito dalla pandemia, l’attenzione per le primarie presidenziali è inevitabilmente scemato. Travolti dalle preoccupazioni per la propria sopravvivenza -in una nazione in cui, nonostante i costi pro capite esorbitanti, il sistema sanitario si è rivelato completamente inadeguato ad affrontare l’emergenza, tanto per la mancanza delle attrezzature e dei letti necessari, quanto soprattutto perché ogni cura resta a carico delle quasi 30 milioni di persone non assicurate e dei tantissimi la cui assicurazione non copre tutti i costi della terapia- gli americani paiono aver messo in secondo piano la questione del voto.

Eppure il voto è proprio ciò da cui occorre ripartire per rimediare, se non al coronavirus, certamente ai suoi effetti in termini di capacità di un sistema di reagire adeguatamente -ora come in futuro- ai drammi sociali causati da questa, come da altre pandemie a venire.

E’ per un tal motivo che, pur di fronte alle fortissime preoccupazioni per la salute che le elezioni portano oggi con sé, ci si domanda se sia giusto sospendere la democrazia. Tutela della propria salute ed esercizio del diritto di voto sembrano, infatti, in questo momento escludersi a vicenda. Il tentativo è allora quello di trovare una via capace di garantire sia l’una che l’altro, giacché si tratta di interessi strettamente dipendenti.

Organizzarsi per garantire la possibilità di espletare le primarie adesso, significa anche assicurare le condizioni per votare per le presidenziali di novembre: una partita quest’ultima che, se non giocata, aprirebbe certamente una pagina inedita nella storia della democrazia statunitense, con risvolti a dir poco preoccupanti.

Nel solco di garantire tanto il diritto di voto quanto quello alla salute, il partito democratico statunitense ha così, da un canto, preso la decisione di far slittare la convention democratica dalla settimana del 13-16 luglio a quella del 17 di agosto. D’altro canto il presidente del D.N.C., Tom Perez, ha invitato tutti gli Stati ad ampliare la possibilità di votare per posta, lavorando all’eliminazione di tutti gli ostacoli che ad oggi limitano in molti casi quella modalità di espressione del proprio consenso, nonché ad allestire le “urne dell’angolo”, in cui gli elettori possano collocare la propria scheda di voto.

I diversi Stati americani hanno, tuttavia, finora intrapreso strade differenti per cercare una mediazione fra i due interessi in gioco, nel tentativo di non sacrificare né l’uno né l’altro.

In alcuni casi, come alle Hawaii, il voto, ammesso solo per posta, è stato posticipato all’ultimo minuto -dal 4 aprile al 22 maggio- per modo da garantire al più ampio numero di persone la possibilità di partecipare alla consultazione. Sono stati riaperti i termini per registrarsi come votanti e lo Stato si è fatto carico di inviare per posta, a tutti coloro che si saranno registrati, la scheda di voto da reinviare entro la nuova data.

Altrove, come in Connecticut, si è spostata la data del voto, ma non è stata estesa la possibilità di votare per posta a chi teme il contagio recandosi alle urne. In Delaware, che pure come il Connecticut ha posticipato il voto dal 28 aprile al 2 giugno, è stata data la possibilità a tutti di votare per posta (che resta una modalità aggiuntiva rispetto al voto di persona), ma a differenza di ciò che accade alle Hawaii o in Wyoming, le schede di voto non saranno inviate direttamente a tutti coloro che si sono registrati per votare, ma solo a chi le richiederà.

Nello Stato di New York, il cui voto del 28 aprile è stato posticipato al 23 giugno nella speranza che per allora la situazione di emergenza sanitaria sia passata, la legge limita il diritto di votare per posta a chi ha ragioni particolari, fra cui non sembra rientrare la pandemia. La modifica di quella norma richiede, inoltre, un emendamento costituzionale. Il timore che il rischio coronavirus si protragga ha, poi, spinto anche il Kentucky, la cui consultazione era prevista per il 19 maggio, a spostare alla stessa data (fuori tempo massimo, dunque, come già si era detto) le sue consultazioni, nell’auspicio che si possano per allora condurre di persona. Il Porto Rico, che ha una visione meno ottimistica circa la fine della pandemia, ha invece posposto le sue elezioni a data da destinarsi.


SOSTIENI MICROMEGA

L’informazione e gli approfondimenti di MicroMega sono possibili solo grazie all’aiuto dei nostri lettori. Se vuoi sostenere il nostro lavoro, puoi:
abbonarti alla rivista cartacea

– acquistarla in versione digitale:
| iPad

In nessuno Stato come nel Wisconsin, in cui mentre si scrive le primarie sono ancora previste per martedì 7 aprile, la tensione fra diritto al voto e diritto alla salute si era però ancora presentata con tanta drammaticità. Preoccupato per la salute dei propri concittadini, a cui dal 25 marzo ha imposto di non uscire di casa per l’emergenza coronavirus, il governatore di quello Stato -il democratico Tony Evers- aveva domandato ad un congresso a maggioranza repubblicana -tanto alla camera quanto al senato- di posticipare la data delle primarie o in alternativa di consentire che tutti coloro che si erano registrati per votare ricevessero per tempo una scheda di voto da poter rimandare per posta. Al rifiuto oppostogli dal congresso -che aveva a cuore altresì la concomitante votazione di un giudice della Corte Suprema di quello Stato e che si dice sperasse che dalla scarsa affluenza alle urne potesse derivare un vantaggio per il partito repubblicano – ha fatto seguito la pronuncia di un giudice federale di distretto, investito della questione. Quest’ultimo, pur confermando la linea del congresso, ha tuttavia esteso al 4 aprile la scadenza per richiedere di votare per posta e al 13 aprile il momento in cui inviare la scheda del voto.

Nel frattempo la preoccupazione che in molti si trovassero obbligati a scegliere fra la messa in pericolo della propria salute e l’esercizio del diritto di voto, in un contesto in cui la maggioranza degli scrutinatori ha dato forfait e i seggi elettorali si sono conseguentemente ridotti drasticamente di numero, ha spinto nuovamente il governatore Evers a domandare al congresso del Wisconsin un rinvio delle primarie democratiche al 26 di maggio.

Il caso del Wisconsin è significativo, perché -comunque vada la vicenda- mette drammaticamente in evidenza un problema che, se non verrà affrontato per tempo, si ripresenterà in tutta la sua gravità a novembre, quando in gioco ci sarà una posta tanto importante quanto la scelta del Presidente degli Stati Uniti.

(4 aprile 2020)





MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.